Trasformare gli edifici in risorse attive per il futuro con la digitalizzazione. Anche per il settore terziario commerciale, il piano di incentivi Transizione 5.0 offre opportunità di crescita e maggiore competitività. Ne abbiamo discusso con Saul Fava, Vice-President Digital Energy Business Unit di Schneider Electric Italia
Transizione 5.0, Saul Fava (Schneider Electric Italia): “L’edificio del futuro si progetta oggi”
Digitalizzazione intelligente e sostenibile. Con impatti diretti sull’efficienza energetica, la decarbonizzazione e l’automazione. La Transizione 5.0 rappresenta un passaggio strategico per le imprese italiane, chiamate a coniugare innovazione tecnologica e sostenibilità per mantenere competitività in un contesto globale. L’adozione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, i gemelli digitali e i sistemi di gestione energetica non è più un’opzione, ma una necessità per affrontare sfide normative come la direttiva EPBD IV.
Anche nel settore terziario commerciale, responsabile di una quota significativa dei consumi energetici globali, la Transizione 5.0 – attraverso il piano di incentivi governativo – offre opportunità senza precedenti. Rinnovabili ne ha parlato con Saul Fava, Vice-President Digital Energy Business Unit di Schneider Electric Italia, l’azienda leader nella trasformazione digitale della gestione dell’energia e dell’automazione.
Come definirebbe il concetto di edificio sostenibile e smart nel 2024, considerando le esigenze di decarbonizzazione e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie? In che modo la digitalizzazione è un fattore determinante?
L’edificio del futuro si progetta oggi. Va disegnato intorno alle persone che vivono quegli ambienti per assicurarne il benessere e la sicurezza. Il processo è impattato da due “tsunami” tecnologici inarrestabili, l’elettrificazione e la digitalizzazione. Questo ha generato un effetto positivo nella riduzione delle emissioni di CO2, grazie al minor sfruttamento delle risorse fossili e alla riduzione dei consumi energetici.
Rispetto alla normativa precedente, quale sarà l’impatto della EPBD IV su digitalizzazione, automazione e decarbonizzazione degli edifici? Qual è la sua valutazione su come è costruito lo Smart Readiness Indicator (SRI)? E che ruolo avranno l’intelligenza artificiale (AI) e l’apprendimento automatico (ML)?
Prima di parlare della ormai famosa “direttiva case green”, ovvero la EPBD IV, vorrei partire da quanto è stata sottostimata l’entrata in forza della “sorella minore” ovvero EPBD III che obbligherà, a partire dal 1 gennaio 2025, all’adozione di un BMS – Building Management System almeno di classe B (come definito dalla ISO 52120) in tutti quegli asset del settore terziario che abbiano una potenza installata – e dedicata a sistemi HVAC – maggiore di 290 kW. Ciò premesso, la EPBD IV porterà grandi novità, in primis il cambio di paradigma sugli edifici, da non considerare più solo come consumatori di energia ma anche “prosumer”: parte attiva sulla rete. Tutto sarà “misurato” con lo Smart Readiness Index (SRI), indice di prontezza dell’edificio che prenderà in considerazione non solo la semplice dotazione di automazione ma l’effettivo modo in cui questa è utilizzata e inter-correlata con la rete, strizzando l’occhio alla gestione energetica, ai sistemi di ricarica di veicoli elettrici e ai sistemi di accumulo energetico. Il nostro giudizio è pienamente positivo sull’implementazione dell’SRI, anche perché vedremo progressivamente una diretta correlazione tra il suo punteggio e il valore finanziario dell’asset, con qualche doveroso distinguo in particolare sugli edifici di interesse storico. L’aumentare della mole di dati da elaborare sta rendendo sempre più complesso il passaggio dal dato all’informazione e l’AI renderà questo processo sempre più snello. Un esempio è offerto della manutenzione predittiva che, a partire dal gemello digitale delle funzionalità, analizza in tempo reale una moltitudine di variabili, anticipando guasti o malfunzionamenti.
Quali sono le differenze e le analogie tra gli edifici industriali e quelli del terziario in termini di efficientamento energetico? Quali strategie specifiche funzionano meglio in ciascun contesto?
La caratteristica che li accomuna è la presenza di lavoratori all’interno degli spazi, la differenza è data da ciò che vi avviene: il processo di trasformazione di un prodotto nel caso dell’industria, l’offerta di un servizio se pensiamo ad esempio a un hotel. In base alla destinazione d’uso dell’edificio la strategia deve essere adattata. Per essere concreti, per quanto riguarda i sistemi di regolazione del benessere climatico, l’applicazione della norma ISO 52120 è senza dubbio la strada maestra da perseguire. Quando invece si va nel processo produttivo, sicuramente un audit preliminare può supportare la corretta individuazione di fonti di spreco.
Può citare esempi di industrie che hanno intrapreso un percorso virtuoso combinando efficientamento produttivo e facility management, con risultati concreti per l’efficienza energetica e la decarbonizzazione?
Tante sono le aziende che in questi anni abbiamo accompagnato nei processi di efficientamento energetico e operativo. Tra le ultime, un’industria di produzione di materiale termoplastico che, grazie ai sistemi di monitoraggio energetico e gestione della manutenzione in modalità predittiva, è riuscita a ridurre i consumi di circa il 7%.
Può darci una panoramica del ruolo del Piano Transizione 5.0 e delle opportunità che crea per il settore del terziario commerciale? Ricordiamo che secondo le FAQ del MIMIT aggiornate al 2 novembre “risultano ammissibili gli impianti di illuminazione e climatizzazione alberghieri, ospedalieri e degli esercizi commerciali ove gestiti da appositi software di gestione efficiente dell’energia”.
Fin dall’uscita del piano Transizione 5.0 abbiamo visto la potenziale applicabilità nel settore degli edifici terziari, responsabili di quasi il 40% dei consumi globali. Ora, grazie al chiarimento ufficiale del MIMIT, non ci sono più dubbi: si conferma la possibilità di sfruttare gli incentivi per modernizzare i sistemi di regolazione del comfort ambientale (BMS) in settori quali strutture ospedaliere e ricettive private, nel retail, arrivando fino ai grandi impianti sportivi. Il BMS diventa quindi il gancio trainante sia in ottica di ammodernamento degli impianti, coinvolgendo quindi anche le macchine di produzione di caldo/freddo (HVAC), sia per l’ottenimento di significativi risparmi energetici, come già comprovato dalla ISO 52120.
Nell’ambito del Piano di Transizione 5.0, per la prima volta le istituzioni riconoscono il ruolo del software gestionale come elemento chiave per abilitare la transizione digitale e sostenibile del Paese. Tuttavia, si tratta di una misura di notevole complessità. Perché resta basso il tasso di adozione rispetto alle risorse disponibili?
La transizione 5.0 presuppone un cambiamento culturale, non solo tecnologico: la svolta si può raggiungere solo se si prende consapevolezza delle opportunità in anticipo, mentre spesso ci si attiva solo quando si è spinti dall’urgenza. Quanto alle risorse, non si tratta solo di disporne ma di sapere come e dove investirle per generare valore reale e duraturo, nell’impresa, nelle persone e nella comunità.
Quali sono le tecnologie più promettenti per il miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici del terziario commerciale, e quanto la loro integrazione rappresenta un valore aggiunto?
La risposta è semplice e la normativa EPBD delinea uno scenario ben chiaro: l’adozione di sistemi di Building and Energy Management (BEMS). Infatti, all’interno della normativa europea è contenuta la già citata ISO 52120 che ci indica, in maniera analitica, da un lato le azioni operative da mettere in campo e dall’altro i potenziali benefici che se ne possono trarre, rispondendo all’atavica domanda di tutti gli investitori, ovvero quanto costa e in quanto tempo si rientra dall’investimento. Oggi una risposta è possibile: l’integrazione dei sistemi, che offre un sostanziale vantaggio a chi deve gestirli, ha anche un impatto positivo sul valore dell’indice SRI. Esistono già schemi di certificazione su base volontaria come lo SmartScore che premiano, in termini di livello raggiungibile, proprio l’integrazione dei diversi sistemi che regolano un edificio.
Quali strategie immediate suggerirebbe a un’azienda del terziario commerciale per avviare un percorso di decarbonizzazione? Ricordiamo, ad esempio, che il Decreto attuativo del Piano Transizione 5.0 (art.20) ha specificato l’importanza del monitoraggio energetico continuativo per accedere agli incentivi.
La vera differenza tra il 4.0 e il 5.0 sta proprio nell’assicurare che le azioni che si mettono in campo diano origine a dei risparmi misurati, tangibili e duraturi (il 5% sul processo specifico e il 3% sul generale dell’immobile preso in considerazione). Diventa quindi fondamentale partire da una fotografia iniziale chiara dei consumi e tenere traccia nel tempo dei benefici prodotti dalle tecnologie abilitanti e incentivate. Un sistema di monitoraggio dell’energia stabile, robusto e flessibile rispetto alla reportistica che genera, è l’unico strumento possibile a supporto e a servizio dell’esperto dell’energia (EGE) che dovrà asseverare i consumi ante e post intervento.
Quali sono i ritorni economici tipici per le aziende che investono nell’efficientamento e nella sostenibilità? Come può un’azienda del terziario commerciale ottenere vantaggi competitivi implementando soluzioni di sostenibilità?
Così come qualche anno fa, con la pandemia, chi non aveva investito in efficienza energetica e operativa si è trovato in difficoltà quando si è trattato di telecontrollare i sistemi da remoto), così immaginiamo le future difficoltà di quelle società che, ad oggi, non si sono ancora poste l’obiettivo di investire in sostenibilità.. Considerando che ci sono vincoli normativi che diventano sempre più stringenti, pensiamo ad esempio alla CSRD, che porterà tutte le aziende a fare delle azioni mirate alla riduzione dell’impronta carbonica, l’aspetto finanziario è una leva ulteriore e passa dalle tematiche della Tassonomia Europea. Le tecnologie trainanti, che ci consentono di fare saving energetico, sono le stesse che vengono incentivate dal piano Transizione 5.0 e sono le medesime che portano a una riduzione della CO2 in ambito operation dei nostri clienti. Lo stesso BMS è la tecnologia che risponde ai requisiti di allineamento tassonomico, aprendo alla possibilità di ottenere un green loan – a tassi agevolati – sugli investimenti. In più, la credibilità, l’immagine e la reputazione delle aziende che non solo parlano di sostenibilità ma la fanno davvero, le posiziona come top player sul mercato, perché sono riconosciuti come attori di primo piano nella riduzione delle emissioni di Scope 3 delle aziende obbligate dalla CSRD.
Un vostro studio del 2023 riporta un calo delle emissioni operative del 42-70% negli edifici adibiti a uffici grazie all’adozione delle soluzioni di Schneider Electric. Avete condotto studi o avete dei dati relativi ai vantaggi per il terziario commerciale? Più in generale, in che modo potete supportare questo tipo di aziende nell’affrontare le sfide, sia tecniche che economiche, della transizione 5.0?
Negli anni scorsi abbiamo sviluppato con grande impegno la guida alla norma ISO 52120 dalla quale è possibile attingere schemi e descrizioni operative che guidano ai potenziali risparmi ottenibili, ottenuti a partire da migliaia di casi reali che l’ente normatore ha effettuato. Come Schneider abbiamo voluto in qualche modo testare la bontà della ricerca, chiedendo ad alcuni atenei uno studio approfondito mediante studi di simulazione dinamica, arrivando alla sorprendente conclusione che in alcuni casi, le percentuali proposte sono addirittura conservative. I vantaggi in termini di risparmio già da soli sarebbero uno stimolo sufficiente a mettere in priorità questi investimenti ma di sicuro la spinta data dagli incentivi a seguito degli ultimi chiarimenti della Transizione 5.0 sarà un ausilio prezioso alla reale introduzione di queste tecnologie. Grazie a competenze e tecnologie, e a partner specializzati nella finanza agevolata, Schneider è in prima linea per supportare la filiera, dall’utilizzatore finale al progettista fino all’impiantista e al manutentore.