Come la multinazionale Schneider Electric affronta il suo ambizioso percorso di sostenibilità nella digitalizzazione e nella elettrificazione dei sistemi civili, industriali e nelle infrastrutture. La visione che li guida da 20 anni e la capacità di generare business mantenendo la priorità della tutela ambientale. Lo abbiamo chiesto ad Oliver Blum, una delle persone che guida il perseguimento di questi valori in azienda.
Lo scorso 3 aprile Schneider Electric ha fatto tappa a Parigi con il suo Innovation Summit World Tour, la vetrina globale che da sette anni mette in mostra le ultime innovazioni, soluzioni per la transizione e partnership dell’azienda. In occasione dell’appuntamento francese abbiamo incontrato Oliver Blum, Executiv Vice President Energy Management Business, per farci raccontare il percorso di sostenibilità compiuto sino ad oggi dalla multinazionale e i prossimi obiettivi.
Mr Blum, Schneider Electric ha mantenuto per il tredicesimo anno consecutivo la sua posizione tra i leader della sostenibilità nel Dow Jones Sustainability Index e nella lista Corporate Knights delle 100 aziende più sostenibili al mondo. Qual è il segreto?
Il segreto della leadership è la cultura aziendale.
Abbiamo iniziato il percorso di sostenibilità 20 anni fa, quando si parlava di responsabilità sociale d’impresa. Il tema è stato fin da allora in alto nella nostra agenda, per la competitività, per soddisfare i clienti e gli azionisti e per avere cura del pianeta. E’ stato fondamentale che la spinta e il mandato di generare un impatto positivo attraverso le nostre scelte, sia partita dal CEO di allora e sia stata poi mantenuta da chi gli è succeduto. Naturalmente dovevamo contemporaneamente generare risultati per il business e perseguire la missione di essere partner per l’efficienza e la sostenibilità dei nostri clienti. Ma non si tratta solo di questo, ma di ciò che facciamo con i clienti e con i fornitori ogni giorno e in ogni parte del mondo, considerando che i sistemi sono molto diversi nei vari paesi.
Come attuate questi propositi?
Questo nostro impegno entra in gioco direttamente nel modo in cui scegliamo le persone che occupano le posizioni di vertice nell’azienda. Vogliamo persone che condividano questa visione, che facciano gli interessi del business, dei clienti, degli azionisti, dei dipendenti ma che condividano questa cultura dell’impatto positivo.
Per tradurre tutto questo nell’attività aziendale abbiamo creato un sistema in cui ogni 3-5 anni stabiliamo e rinnoviamo la strategia di sostenibilità, che sia pienamente connessa alla strategia di business, descrivendo ciò che vogliamo fare in modo differente. Oggi ci stiamo avvicinando al termine del ciclo attuale, che è fissato al 2025, e stiamo pensando a come potrà essere il prossimo. Quello su cui stiamo riflettendo è su come vorremmo che il mondo fosse tra 5, 10, 15 anni e come possiamo agire positivamente perché esso si realizzi: non stiamo ragionando su come rispettare sempre meglio le richieste di reporting ESG – che è ciò di cui si parla oggi – in quanto quello che si fa oggi è già il riflesso del passato. La strategia di lungo termine è misurata con un indice che valuta i risultati su un arco di tre anni, e questo lo facciamo da vent’anni: i risultati di questo indice hanno un impatto di incentivo anche sulla retribuzione di tutti i dipendenti. Grazie alla cultura, a un sistema completo ed efficace che fa della sostenibilità la priorità, le cose hanno funzionato finora e ne siamo orgogliosi.
Quali sono le priorità a breve termine per la sua divisione Energy Management ? E quali sono le richieste del mercato quando si parla di gestione dell’energia?
Le priorità del breve e del lungo termine non sono così diverse. Se oggi consideriamo le emissioni mondiali di CO2, l’80% sono correlate all’energia. L’energia è il nostro business: offrire prodotti, soluzioni per edifici, data center, infrastrutture e soluzioni per gestire e aiutare i clienti a gestire l’energia. La priorità più immediata è andare anche oltre, arrivare a uno scenario in cui non si usano semplicemente questi prodotti ma si uniscono elettricità e digitale per fare in modo che i sistemi siano veramente intelligenti e permettano di diventare più sostenibili: è un obiettivo di breve termine perché è su questo che stiamo lavorando, ed è questo il principio che ispira la progettazione della nostra offerta. Stiamo creando un livello digitale che possa raggiungere e connettere tutte le apparecchiature alimentate da energia elettrica.
Oggi non tutto è ancora connesso. L’innovazione è creare apparecchiature connesse o renderle connesse, e a quel punto poter aver i dati e usarli. L’obiettivo a lungo termine è di dare ai clienti tutto ciò e di aiutarli a servirsene. Chiaramente le esigenze di una grande azienda o di una più piccola, il punto di vista del CEO di una multinazionale o di un proprietario di casa, sono diversi e quindi le risposte debbono essere diverse e personalizzate, ma l’approccio generale è questo e siamo piuttosto esperti nel creare soluzioni per tutti.
Parliamo di gestione energetica ed edifici: una delle grandi questioni del momento in Europa, soprattutto dopo l’EPBD, la Direttiva Case Green, è la decarbonizzazione edilizia. La parte più ardua non è realizzare nuovi edifici net zero ma efficientare l’attuale patrimonio edilizio. Quali ritiene essere le priorità in questo senso e su quali strumenti Schneider Electric può contare il settore?
Questa domanda è molto importante. Il 40% delle emissioni oggi arriva dagli edifici, e la più ampia parte della soluzione del problema sta negli edifici esistenti. Il 90% di quello che si può fare nei prossimi 10 anni per abbattere le emissioni dipenderà da ciò che faremo sugli edifici esistenti.
In primo luogo, i governi devono essere più proattivi e creare incentivi per investire sugli edifici esistenti: si può usare il bastone o la carota, o un mix di entrambi, ma senza un ecosistema favorevole non si otterrà il risultato. Ci sono anche degli altri driver importanti. Un numero crescente di grandi aziende ha stabilito autonomamente degli obiettivi net zero e, andando ad analizzare nel dettaglio i passi da fare, hanno capito che se vogliono arrivarci devono decarbonizzare i loro edifici: negli ultimi 2-3 anni in Schneider abbiamo visto un enorme aumento della domanda di efficienza energetica perché i clienti hanno capito che serve per i loro obiettivi di lungo termine.
L’altra ragione è il costo dell’energia, c’è una grande spinta a ridurre i consumi perché costa, si può risparmiare davvero molto, e il ritorno sull’investimento in soluzioni tecnologiche per rendere gli edifici più efficienti può essere da 2 a 3 anni. Serve che le istituzioni creino l’ambiente favorevole, che le aziende agiscano e che ci siano aziende come Schneider che offrono le soluzioni. Le tecnologie sono già disponibili, dalla sensoristica ai sistemi di automazione di edificio al livello software per assicurarsi di gestire tutto in modo intelligente.
E’ un dato di fatto che la transizione energetica sia guidata dal modo in cui l’energia viene utilizzata e consumata. In altre parole, per avere successo è necessario che il cambiamento sia a portata dei consumatori. Di quali strumenti crede necessitino? Incentivi fiscali, comunicazione, nuove norme?
Le tecnologie sono già disponibili. Ho una casa a Chamonix dove non vivo sempre, ma posso vedere tutto quello che succede in termini di energia e non soltanto, avere una app che mi permette di conoscere quanto spendo, se risparmio, raccomandarmi cosa fare per migliorare. Se si fa una riqualificazione di un edificio si possono implementare queste soluzioni. E se ci sono gli incentivi pubblici è tutto più veloce. Ad esempio, tre mesi fa il governo francese ha messo a disposizione dei sussidi per rinnovare le case ma i sistemi adottati devono essere in linea con delle normative locali ed essere in grado di recepire la segnalazione dei picchi di consumo che le utility elettriche francesi inviano quando è necessario. Il ritorno dell’investimento – come dicevo – può essere breve: 2 anni con gli incentivi, 3 anni senza.
In conclusione, ad inizio 2024 la piattaforma EcoStruxure di Schneider Electric, ha ottenuto un riconoscimento importante, quello di Verdantix. Cosa significa per l’azienda?
Il riconoscimento di Verdantix significa molto perché EcoStruxure è tutto quello di cui abbiamo parlato fino ad ora. E’ la piattaforma che comprende i prodotti e le apparecchiature elettriche, la connettività, i sistemi locali di controllo e di raccolta dei dati, i software per analizzarli e le applicazioni da usare. EcoStruxure è il nostro stack completo di soluzioni che si declina per i diversi ambiti: domestico, non residenziale, data center ecc. I professionisti del settore, con questo riconoscimento, ci confermano che funziona.
Dieci anni fa, quando abbiamo lanciato EcoStruxure, avevamo una visione che oggi è realtà. E possiamo dire oggi che la priorità è fare di EcoStruxure la realtà per tutti i nostri clienti.
Leggi anche Connessi con il futuro: 15 nuove soluzioni per la transizione