(Rinnovabili.it) – A che punto siamo con la transizione energetica in Italia? In occasione di KEY – The Energy Transition 2024 abbiamo rivolto la domanda ad Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, l’associazione che rappresenta oltre il 70% del mercato elettrico nazionale e che oggi è attivamente impegnata nel supportare il Green Deal.
“La transizione energetica sta facendo dei passi importanti. Abbiamo avuto dieci anni in cui riuscivamo a malapena a realizzare un gigawatt all’anno di nuovi impianti rinnovabili mentre nel 2023 siamo riusciti a farne 6. Quindi sei volte la media degli ultimi dieci anni e il doppio di quanto abbiamo installato nel 2022″, spiega Re Rebaudengo ai microfoni di Rinnovabili.it. “E’ un bel risultato”, sottolinea, ma esiste anche un lato meno positivo: questo risultato è stato raggiunto per lo più con impianti fotovoltaici di piccole dimensioni. Ossia con una taglia media di 12 kW.
E sebbene la diffusione dei sistemi solari residenziali – oggi l’Italia conta un milione e 600 mila punti di immissione nella rete – costituiscano la spina dorsale della generazione distribuita, è evidente che il segmento da solo non può trainare la transizione energetica. Anche perché, come sottolinea il presidente di Elettricità Futura, hanno come contropartita una minore efficienza nella produzione dell’energia elettrica “e quindi costano da 3 a 5 volte di più per kilowattora prodotto”.
Il Piano Elettrico 2030 di Elettricità Futura
Come imprimere dunque la giusta accelerazione al percorso italiano? La risposta è contenuta nel Piano Elettrico 2030, presentato due anni fa dalla stessa associazione.
Il piano mira a portare il mix di produzione rinnovabile nel nostro paese da circa il 44% di quest’anno ad oltre l’80%. Il che significherebbe riuscire nei prossimi sette anni a realizzare 12 GW all’anno di nuova potenza rinnovabile. La sfida più grande in questo senso risiede nel percorso autorizzativo. “Dobbiamo riuscire nel nostro paese, non solo a autorizzare gli impianti più piccoli – che con le semplificazioni siamo riusciti a rendere possibile e lo dimostrano i numeri – ma anche gli impianti utility scale ossia quelli che garantiscono alle aziende e alla maggioranza dei cittadini di avere un’energia a basso prezzo”.
Il Piano di Elettricità Futura alza il livello di ambizione rispetto ai target energetici dell’attuale PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia Clima. Quest’ultimo, spiega Re Rebaudengo “è un po’ più conservativo” e nella versione attuale non raggiunge gli obiettivi di decarbonizzazione richiesti dalla UE. Non solo. Percorrere la strada del Piano Elettrico 2030 permetterebbe di risparmiare in bolletta 25 miliardi in più rispetto all’obiettivo indicato nell’attuale bozza del PNIEC. Evitando “tra i 7 e i dieci miliardi di multe che l’Italia dovrebbe pagare all’Unione Europea per non aver raggiunto i target”. “Quindi esiste un vantaggio assoluto a realizzare il nostro piano di sviluppo elettrico per il paese, anche perché realizzandolo creeremo nei prossimi sette anni, oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro”.