di Paolo Travisi
Data Center, l’Italia ambisce a diventare hub di riferimento per Africa e Medio Oriente. Circa 600 MW di potenza IT installata tra pubblico e privato
In questo mondo di big data, i miliardi di dati che viaggiano nella rete hanno bisogno di essere conservati. Dove? Nei data center, un’infrastruttura fisica, in cui ci sono computer, hardware, server, dove sono memorizzati i dati digitali di qualsiasi azienda. Infatti, le imprese – se non dispongono di strutture interne per la conservazione dei dati – si rivolgono a terzi, che offrono questo servizio in strutture dedicate. Con l’aumento esponenziale dei dati, la quantità di attrezzature richieste per l’archiviazione cresce. Ed ecco che arriviamo in Italia, dove due anni fa è nata IDA, l’Associazione italiana dei costruttori e operatori di Data Center, che rappresenta il 90% del settore per un fatturato superiore a 5 mld di euro, ha 150 associati e che nella capitale ha organizzato il primo Data Center Symposium, alla presenza di diverse aziende, tra cui Microsoft e Amazon, manager e rappresentanti istituzionali della politica.
140 data center commerciali in Italia: si punta a 1 GW di potenza IT installata entro il 2028
Veniamo ai numeri. Sono 140 i data center commerciali presenti sul territorio italiano che negli ultimi cinque anni hanno triplicato le loro dimensioni raggiungendo i 262 MW di potenza IT installata, a cui vanno aggiunti altri 1.200 data center della Pubblica Amministrazione e circa 3.000 Enterprise Data Center, per un totale di altri 329 MW di potenza installata, raggiungendo un totale di poco inferiore ai 600 MW. Si stima che la capacità dei Data Center commerciali in Italia raggiungerà quasi 1 GW IT entro il 2028, o addirittura 1,2 GW se gli investimenti nell’intelligenza artificiale continueranno a espandersi a ritmo sostenuto.
Ad illustrare il panorama in crescita dal palco del Data Center Symposium è stato Sherif Rizkalla, Presidente di IDA, che ha sottolineato il grande interesse del governo italiano nell’investimento su queste strutture. Infatti i 15 miliardi di euro stimati da IDA, sono stati raddoppiati a 30 miliardi, in base all’annuncio del Ministro del Made in Italy, Urso, citato dal presidente di IDA nel corso del suo intervento a Roma.
Numeri enormi che avrebbero un effetto boom sui posti di lavoro: 100mila occupati, per un totale di 20 progetti ed investimenti nei prossimi 5-10 anni. Ma per cogliere questa importante occasione di sviluppo economico dell’Italia, è necessario agire sulla semplificazione della permessistica, cioè della burocrazie, del costo dell’energia – visto che i data center sono strutture energivore – e creazione di professioni.
Data Center, digitalizzazione di pari passo con decarbonizzazione
“In Italia c’è una grande spinta nello sviluppo di data center, più forte al nord rispetto al sud, anche perché il lato normativo non è completo, quindi è più semplice realizzare DC dove già presenti. L’Italia sta recuperando terreno negli ultimi 5 anni, è la terza economia d’Europa, ma settima come investimenti digitali ed essendo al centro del Mediterraneo, può diventare un importante hub digitale per l’Africa e Medio Oriente. Ma la digitalizzazione deve avvenire con meno emissioni e per contribuire alla decarbonizzazione bisogna utilizzare nuove fonti di energia rinnovabile e riciclare, per esempio, il calore prodotto dai DC in un’ottica di economia circolare” ha considerato Sherif Rizkalla, Presidente di IDA
Dal punto di vista economico dunque, il mercato interno dei Data Center, se stimolato da adeguati investimenti, potrà raggiungere dimensioni considerevoli, che spingeranno l’economia italiana, anche grazie ai contributi del PNRR, con cui circa il 75% delle Pubbliche Amministrazioni italiane dovrebbe completare, entro il 2026, la migrazione dei dati e degli applicativi informatici verso il cloud. Per questo, IDA si sta impegnando in numerose interlocuzioni, anche a livello istituzionale, per mettere a disposizione le proprie competenze e conoscenze. Un primo risultato è stato il supporto alla realizzazione di un disegno di legge in materia di organizzazione, potenziamento e sviluppo tecnologico dei centri di elaborazione dati, che ha iniziato di recente l’iter alla Camera dei Deputati.
Data center, i temi chiave: permessistica, sostenibilità, rinnovabili
Dal Data Center Symposium sono emerse tre condizioni affinché l’Italia sia in grado di cogliere questa grande opportunità. In primis, quella legata al tema della permessistica: è fondamentale andare verso la semplificazione dei processi autorizzativi e la creazione di normative adeguate e uniformi su tutto il territorio nazionale. E su questo tema è stato interessante e costruttivo l’intervento di Alberto Riva, Partner DC Construction Lead, EMEA Microsoft che ha affermato: “In Italia in media ci mettiamo 29 mesi, dall’iter autorizzativo al primo ingresso in cantiere, mentre la media europea è 14 mesi. Poi ci vogliono 15/18 mesi per costruire un data center e 6 mesi per l’allestimento. Il totale è 4,5 anni, un tempo anacronistico che dobbiamo velocizzare. Milano e la Lombardia giocano un ruolo chiave per fibra, competenze, connettività, infrastrutture a supporto, ma per convincere una società come Microsoft ad investire in Italia dobbiamo sbloccare l’iter delle autorizzazioni”.
Data Center, esempio di sostenibilità: utilizzare il calore prodotto per il teleriscaldamento
Altro tema centrale nella costruzione di DC è quello della sostenibilità e l’accesso a fonti energetiche, considerato l’enorme consumo dei data center. Infatti le tematiche ESG sono un punto cardine dell’attività di IDA che sta sensibilizzando gli operatori del settore per garantire una crescita sostenibile a livello economico, sociale e ambientale. “All’interno di IDA abbiamo un comitato dedicato alla sostenibilità che raccoglie best practice dei soci e da altri paesi, come il teleriscaldamento, nuove modalità di costruzione con materiali riciclabili ed il ricorso a fonti rinnovabili per accompagnare la sostenibilità” ha detto a Rinnovabili Sherif Rizkalla, Presidente di IDA.
Uno degli esempi che va in questa direzione, prevede l’utilizzo del calore di scarto del data center “Avalon 3” di Retelit per alimentare la rete di teleriscaldamento del Municipio 6 di Milano. Grazie a questo progetti, il calore di scarto del sistema di raffreddamento dei server verrà impiegato per riscaldare le abitazioni: 1.250 famiglie servite in più all’anno, con un risparmio energetico equivalente a 1.300 tonnellate di petrolio e una riduzione delle emissioni di CO2 di 3.300 tonnellate. L’impianto sarà operativo nei primi mesi del 2026.