(Rinnovabili.it) – Nuovo intervento sulle norme comunitarie riguardanti gli aiuti di Stato. Dopo il quadro temporaneo di crisi adottato a marzo dello scorso (e modificato a più riprese in risposta guerra e caro energia), la Commissione europea torna ad allentare le regole sui sussidi nazionali all’industria verde. E lo fa con il nuovo framework temporaneo di Crisi e Transizione che proroga, e in parte modifica, le concessioni straordinarie già attuate nel 2022.
“Le norme in materia di aiuti di Stato, e in particolare il quadro temporaneo di crisi, hanno aiutato gli Stati membri a tamponare l’impatto dell’attuale crisi in Europa”, ha spiegato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva e commissaria alla Concorrenza. “Il framework adottato oggi offre agli Stati membri la possibilità di concedere aiuti di Stato in modo rapido, chiaro e prevedibile. Le nostre norme permettono di accelerare gli investimenti a zero emissioni nette in questa difficile congiuntura, tutelando nel contempo le condizioni di parità nel mercato unico e gli obiettivi di coesione. Le nuove norme sono proporzionate, mirate e temporanee”.
L’intervento proroga la possibilità per i Paesi UE di sostenere le misure necessarie per la transizione verso un’industria verde. Ciò riguarda in particolare i regimi destinati ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili, lo stoccaggio dell’energia e quelli per la decarbonizzazione dei processi produttivi.
Ma soprattutto introduce nuove misure, applicabili fino al 31 dicembre 2025, per accelerare ulteriormente gli investimenti in nella fabbricazione di attrezzature strategiche, quali batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e dispositivi per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, così come componenti fondamentali e per la produzione e il riciclaggio delle materie prime critiche necessarie alla transizione ecologica. Nel dettaglio i governi potranno ideare “regimi semplici ed efficaci”, fornendo aiuti fino a una determinata percentuale dei costi e degli importi nominali, a seconda dell’ubicazione dell’investimento e delle dimensioni del beneficiario. Le PMI e le imprese situate in regioni svantaggiate potranno accedere a un sostegno maggiore.
In casi eccezionali in cui vi sia un reale rischio che gli investimenti vengano sottratti all’Europa, gli Stati membri potranno fornire un maggiore sostegno ad aziende singole. “In tali situazioni – spiega la Commissione UE – sarà possibile erogare l’importo dell’aiuto che il beneficiario potrebbe ottenere per un investimento equivalente in tale ubicazione alternativa (il cosiddetto “allineamento dell’aiuto”) o l’importo necessario per incentivare l’impresa a ubicare l’investimento nel SEE (il cosiddetto “deficit di finanziamento), se inferiore”.
Tale possibilità è valida solo per: investimenti effettuati in zone assistite in base alla definizione di cui alla carta degli aiuti a finalità regionale applicabile; investimenti transfrontalieri che riguardino progetti ubicati in almeno tre Stati membri quando una parte significativa dell’investimento complessivo ha luogo in almeno due zone assistite, una delle quali sia una zona “a” (regioni ultraperiferiche o regioni il cui PIL pro capite è inferiore o pari al 75 % della media UE). Inoltre il beneficiario dovrebbe utilizzare tecnologie di produzione all’avanguardia dal punto di vista delle emissioni ambientali e l’aiuto non deve comportare la delocalizzazione degli investimenti tra Stati membri.