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L’Africa alla Cop28 non chiederà il phase out delle fossili

Africa alla Cop28: sì a carbon tax globale, silenzio sulle fossili
Foto di Rob su Unsplash

I risultati del 1° Africa Climate Summit finito ieri in Kenya

(Rinnovabili.it) – Cancellazione del debito, una carbon tax globale, più voci africane nelle banche multilaterali per lo sviluppo. E silenzio sul phase out delle fossili. Sono i pilastri della posizione comune che adotteranno i paesi dell’Africa alla Cop28 di Dubai a dicembre, appena approvati nel corso del 1° Africa Climate Summit a Nairobi, in Kenya.  

Una posizione che è costruita tutto attorno alla revisione profonda dell’attuale finanza climatica. La proposta principale contenuta nella Dichiarazione di Nairobi è la richiesta rivolta a tutti i paesi di “mobilitarsi a sostegno della proposta di un regime globale di tassazione del carbonio, compresa una tassa sul carbonio sul commercio di combustibili fossili, sui trasporti marittimi e sull’aviazione, che potrebbe anche essere integrata da una tassa globale sulle transazioni finanziarie”.

La carbon tax

La carbon tax globale – versioni della quale fanno da tempo parte delle proposte per affrontare la crisi climatica avanzate da scienziati, analisti, parte della politica – dovrebbe essere lo strumento con cui raccogliere, concretamente, la maggior parte del denaro necessario per finanziare le misure di mitigazione e di adattamento nei paesi più colpiti dal cambiamento climatico.

È, questo, uno dei nodi principali in discussione per il dossier del rilancio della finanza climatica post 2020. Gli sforzi precedenti – i famosi 100 mld $ l’anno da parte dei paesi più abbienti – hanno mostrato molte debolezze, tra cui proprio la difficoltà di mobilitare le risorse necessarie in tempo breve e di non esporle troppo ai cambi di stagione della politica.

Banche amiche

In parallelo, l’Africa alla Cop28 chiederà una ristrutturazione profonda dei meccanismi per accedere ai finanziamenti a livello globale. La dichiarazione di Nairobi richiede “una nuova architettura finanziaria che risponda alle esigenze dell’Africa, compresa la ristrutturazione e la riduzione del debito”. Richiesta che riflette la crescente frustrazione per l’alto costo dei finanziamenti nel continente. Quindi più rappresentanti africani nei vari board delle istituzioni multilaterali ma anche un intervento per cavare l’Africa dall’impaccio della trappola del debito.

L’Africa alla Cop28 di Dubai non dirà nulla sulle fossili

Nessuna posizione, neppure accennata, riguardo all’abbandono graduale delle fossili. Una mancanza che “parla”: oggi l’Africa è spaccata tra i paesi che vogliono puntare soprattutto sulle rinnovabili e quelli che sono decisi a sfruttare le risorse fossili, soprattutto il gas, per fare cassa in breve tempo. Questi ultimi guardano alla cosiddetta “fair share” di emissioni – con l’Africa agli ultimi posti al mondo – mentre i primi mettono l’accento sul budget di carbonio globale. Due posizioni che non hanno (ancora) trovato una sintesi. Così l’Africa alla Cop28 di Dubai, con ogni probabilità, non darà manforte all’UE e agli altri circa 80 paesi che da un anno chiedono di inserire ufficialmente in agenda il tema dell’addio a tutte le fossili, non solo al carbone e ai sussidi.

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