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Siccità: e se le imprese potessero contribuire alla water neutrality?

Dalla carbon alla water neutrality: Studio Fieschi introduce in Italia un nuovo servizio che consente alle imprese di ridurre il proprio impatto sull'acqua

water neutrality

In questi anni abbiamo familiarizzato con il concetto di neutralità delle emissioni di carbonio, ma gli impatti delle aziende non si limitano ai gas a effetto serra (GHG). Consapevole di questo, Studio Fieschi & soci, realtà leader nella consulenza sulla sostenibilità, ha introdotto fra i suoi servizi quello della water neutrality (in italiano, neutralità idrica). Un’iniziativa che mette a disposizione di aziende e organizzazioni l’opportunità di rendere più sostenibile ed equo l’uso di una risorsa preziosa, ancor di più nel periodo siccitoso che interessa il nostro Paese negli ultimi mesi.  

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Che cos’è e come si raggiunge la water neutrality

La water neutrality consiste nell’azzeramento del bilancio netto della propria impronta idrica, cioè degli impatti che derivano dall’uso e dal deterioramento delle acque. 

Può essere ottenuta con un insieme di azioni che hanno principalmente due obbiettivi: il primo è la riduzione dei consumi e del deterioramento dell’acqua necessaria alle proprie attività. «L’acqua può essere consumata oppure prelevata dall’ambiente con una certa qualità e poi restituita più inquinata», spiega Ugo Pretato, partner di Studio Fieschi. 

Questo primo traguardo può essere raggiunto principalmente grazie all’aiuto di tecnologie che, se ben integrate nei processi aziendali, possono condurre «non solo a un risparmio della risorsa idrica, ma anche a trattamenti che ne permettono una permanenza maggiore nei cicli industriali, all’insegna di una crescente circolarità», prosegue Pretato.

Tutti conosciamo ormai il termine riforestazione, uno strumento che spesso permette alle aziende di compensare le emissioni di CO2. Ecco, anche per la risorsa idrica sono attuabili misure compensative di quella quota che non può essere ridotta: ad esempio, progetti e investimenti che mirano a una gestione più efficace dei bacini idrici da cui si attinge l’acqua oppure sostegno a quelle comunità che non hanno un accesso equo ad acqua pulita. 

«Servono in questo caso interventi che generino risparmi idrici proporzionali alla quota da compensare. I ricercatori insistono su una differenza: mentre le compensazioni di gas a effetto serra si possono fare anche in luoghi diversi da quello in cui si trova l’azienda poiché gli impatti climatici sono globali, quelli di water compensation devono preferibilmente essere svolti nello stesso bacino idrico dal quale si preleva la risorsa, soprattutto per gli impatti diretti. C’è, insomma, un legame più stretto con il territorio». 

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Quando un’organizzazione diventa water neutral?

Quando rispetta due requisiti principali: 

  1. L’implementazione di tutto ciò che è in suo potere per ridurre l’impronta idrica, cioè gli impatti sull’acqua, delle proprie attività, soprattutto nei luoghi in cui insistono.
  2. La predisposizione di investimenti efficaci e corretti per la compensazione dell’impronta idrica residua.

I riferimenti internazionali

Attualmente non sono ancora disponibili standard riconosciuti a livello internazionale per raggiungere la water neutrality. «Alcuni ricercatori hanno iniziato a definire lo schema generale delle regole, ma molto è ancora in fase di definizione. Alcuni principi sono stati mutuati dalla carbon footprint, con passi analoghi come la misurazione dell’impatto sulla risorsa idrica sia in termini di consumo sia di degradazione, a cui segue un piano di riduzione con obbiettivi da raggiungere nel tempo», aggiunge Pretato. 

Fra gli schemi analoghi, formalizzati per le emissioni di carbonio, si possono menzionare i Carbon Neutrality Schemes. Riferimento base per la valutazione dell’impronta idrica è la ISO 14046 on Water Footprint Assessment

I passi pratici per raggiungere la neutralità idrica

Studio Fieschi ha individuato alcuni passi pratici che possono condurre alla neutralità idrica. Fra questi ci sono:

  1. La definizione dei confini aziendali nei quali si applica l’implementazione della metodologia
  2. La misurazione dei consumi idrici e del deterioramento delle acque che deriva dalle attività di un’organizzazione
  3. L’analisi della water footprint con riferimento alla ISO 14046 on Water Footprint Assessment
  4. La definizione delle azioni necessarie alla riduzione e alla compensazione degli impatti idrici, con un programma di miglioramenti da svolgere entro determinate scadenze
  5. Il monitoraggio delle azioni, la misurazione dei miglioramenti e del raggiungimento degli obiettivi.
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