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Le associazioni ambientaliste e delle rinnovabili scrivono a Ispra sul consumo di suolo 

Piattelli, Coordinamento FREE: «Sul consumo di suolo il fotovoltaico a terra non può essere paragonato al territorio cementificato per realizzare parcheggi, strade, immobili o industrie»

consumo di suolo
Foto di Zbynek Burival su Unsplash

«In vista della prossima uscita dell’aggiornamento del report sul consumo di suolo di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), abbiamo voluto porre l’attenzione su una non corretta rappresentazione del consumo di suolo presente nel precedente report  e associato a fotovoltaico, alla luce dei benefici apportati dal fotovoltaico e anche delle nuove opportunità offerte dall’agrifotovoltaico – afferma Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento FREE, che è tra i firmatari dell’appello – Il fotovoltaico a terra non può essere assolutamente considerato consumo di suolo al pari della cementificazione poiché non impermeabilizza i suoli, non intacca la biodiversità, non possiede strutture inamovibili e, una volta rimosso, non lascia tracce sui terreni. Oltre a ciò l’agrifotovoltaico può essere di supporto all’agricoltura per proteggere le coltivazioni più delicate anche e soprattutto di fronte ai cambiamenti indotti dalla mutazione del clima e può contribuire a facilitare l’elettrificazione delle attività agricole. Per questi motivi abbiamo aderito all’appello rivolto a Ispra e siamo disponibili a offrire la nostra collaborazione all’istituto al fine contribuire a dare una giusta e più equilibrata classificazione al fotovoltaico realizzato a terra, non dimenticando che si tratta della fonte rinnovabile che, più di tutte le altre, sarà essenziale per la transizione energetica del Paese».

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Segue testo dell’appello:

Alla Cortese attenzione 

Del Presidente di Ispra

Del curatore del Rapporto sul consumo di suolo

Gentilissimi,

ci dispiace leggere nel vostro report “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – edizione 2022” che considerate il fotovoltaico a terra una forma di consumo di suolo, al pari della cementificazione e della desertificazione.

Il fotovoltaico a terra non produce alcuna impermeabilizzazione del suolo, nè alcun impoverimento di nutrienti, humus, biodiversità.

Non prevede l’impiego di cemento, non ha alcun impatto chimico nè pregiudica – anche alla luce delle nuove opportunità garantite dall’agrivoltaico avanzato – l’utilizzo agricolo, anzi, è acclarato che consente il risparmio idrico e protegge gli insetti impollinatori dall’eccessiva insolazione.

Occupa senz’altro territorio, ma non lo consuma, al contrario lo preserva, in diversi casi, da usi ben peggiori.

Notiamo anche che un passaggio del vostro documento suggerisce che si possa fare a meno del fotovoltaico a terra, in quanto basterebbe coprire tutti i tetti e le aree già impemeabilizzate, per soddisfare il fabbisogno da energia rinnovabile.

Anche questo punto non risponde al vero, infatti, se si considera il fabbisogno non solo elettrico, ma la necessità, entro il 2050, di decarbonizzare tutto il fabbisogno energetico del Paese, la domanda di rinnovabili è ben maggiore di quella elettrica e l’impiego della sola superficie dei tetti non è certamente sufficiente. 

Nel vostro rapporto si parla della possibilità di raggiungere dai 70 ai 92 GW di nuova potenza fotovoltaica, utilizzando le coperture: è una stima che pensiamo possa essere realistica, anche se diversa da quella del vigente Pniec, ma in ogni caso la necessità di nuovo fotovoltaico per la decarbonizzazione completa del sistema energetico (non solo elettrico) italiano al 2050 è più che tripla, rispetto a questa cifra (Rse, e Mase, strategia di lungo termine).

Siamo certi che in futuro vorrete tenere conto di tali nostre considerazioni nei vostri report.

Non ci sembra renda giustizia a un’analisi obiettiva della realtà sommare algebricamente territorio realmente impermeabilizzato dal cemento usato per parcheggi, immobili, strade e impianti industriali, che spesso lo inquinano anche, insieme a territorio che ospita strutture di produzione dell’energia che non lo impermeabilizzano, non lo inquinano e non lo depauperano biologicamente, oltre a essere fondamentali per la salvezza climatica e per l’approvvigionamento energetico di noi tutti.

Specificatamente, in vista del Vostro nuovo Report che uscirà a Settembre prossimo sulla medesima materia, anche per valutare nuovi studi e dati emersi in corso d’anno, ci rendiamo fin da subito disponibili a costruire occasioni di confronto costruttivo.

Cittadini per l’Italia Rinnovabile

Ecofuturo

Ecolobby

Gruppo Nazionale Scientifico di Extinction Rebellion

Coordinamento Free

Associazione Giga

Greenpeace Italia

Italia Solare

Kyoto Club

Legambiente Italia

Rinascimento Green

R’innova Palermo

Vas (Verdi Ambiente e Società)

WWF Italia