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Sostenibilità, sicurezza e resilienza: le nuove sfide dell’IT ibrido

L'evoluzione tecnologica intrapresa dall’industria dell’Information Technology si accompagna a nuove sfide di gestione, affidabilità e sostenibilità. Per progettare infrastrutture IT a prova di futuro servono soluzioni concrete in grado di accogliere il cambiamento, proteggere il settore dall'attuale congiuntura e accelerare la transizione ecologica. Schneider Electric aiuta le aziende a raggiungere tutti gli obiettivi

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La rivoluzione dell’IT ibrido e le sue nuove sfide

(Rinnovabili.it) – In un mondo sempre più connesso e digitale i Data Center svolgono un ruolo determinante nello sviluppo economico e nell’evoluzione della società. Ma ormai l’attenzione non è rivolta solo alle grandi strutture centralizzate di gestione e archiviazione dati. La tecnologia IT sta evolvendo rapidamente secondo nuovi modelli e il Data Center sta cambiando sia a livello fisico che concettuale sotto la spinta di servizi cloud, strutture di colocation ed edge computing. Le tradizionali “quattro pareti” hanno lasciato il posto ad un ambiente di elaborazione ibrido, distribuito e decisamente più complesso a livello di gestione e pianificazione. Una trasformazione che da un lato permette di tagliare la distanza con gli utenti finali ma che dall’altro genera una serie di nuove difficoltà e nuove sfide sul fronte dell’operatività, della sicurezza, dell’efficienza e della sostenibilità. 

Verso un Data Center senza confini

I problemi principali? Primo fra tutti la necessità di tenere il passo con la rapida evoluzione tecnologica anche sul fronte infrastrutturale, modernizzando gli spazi e rendendoli resilienti e sicuri non solo lato informatico ma anche fisico. Il nuovo IT ibrido non possiede più confini netti, ma si basa su una rete che può contare, in alcuni casi, migliaia di siti sparsi nel mondo, anche in località remote prive di personale specializzato. E’ dunque necessario un approccio che permetta di gestire e proteggere ogni nodo dell’infrastruttura in maniera sicura, veloce e flessibile. 

Il settore deve fare i conti anche con altre due questioni fondamentali: quella energetica e quella ambientale, sfide strettamente connesse fra loro, su cui è impossibile derogare.

Negli ultimi 10 anni il comparto e in particolar modo i Data Center hanno fatto passi da giganti in termini di efficienza energetica ed è facile presumere che i miglioramenti continueranno anche in futuro. Un domani, però, i trend di efficientamento potrebbero non essere altrettanto veloci, in particolare a causa dei processi di virtualizzazione dei server di cloud computing e dell’aumento dell’edge computing. 

Nel 2020 l’industria dell’Information Technology rappresentava circa l’8,7% del consumo globale di elettricità con una domanda annuale di 1.900 TWh (Fonte: Report Digital economy and climate impact) e una quota intorno al 3% delle emissioni globali di carbonio (Fonte: dati UE). Secondo le proiezioni di Schneider Electric, azienda leader nella trasformazione digitale della gestione dell’energia e dell’automazione, la domanda potrebbe aumentare del 50% entro il 2030 raggiungendo i 3,177 TWh (Fonte: Report Digital economy and climate impact). Per i CIO (Chief Information Officer), ossia i responsabili della gestione strategica dei sistemi informatici, sta diventando sempre più urgente che ogni singolo Data Center o nodo funzioni nel modo più efficiente possibile per offrire alla società il massimo valore. E in tempi di crisi energetica – come quelli attuali – diventa necessario anche per mettersi al riparo dai pressanti rialzi in bolletta. Tuttavia la complessità nei nuovi ambienti IT può rendere gli interventi di ottimizzazione e riduzione dei consumi una sfida ardua.

E le emissioni? Tra progressiva decarbonizzazione del sistema elettrico e i nuovi impegni climatici ed ambientali degli operatori IT, l’impronta di carbonio non è trascurata. La sostenibilità ha ormai un ruolo fondamentale nelle operazioni e nelle strategie dell’industria mondiale della tecnologia dell’informazione, soprattutto in virtù del profondo legame esistente tra tecnologie digitali e transizione ecologica. Peccato che tra impegni presi e risultati raggiunti vi sia ancora un grande divario. Due recenti studi, condotti da 451 Research e da Forrester Consulting, e commissionati da Schneider Electric, hanno rivelato come molte aziende del settore si trovino ancora all’inizio del loro percorso di sostenibilità. Nonostante il tema sia in cima all’agenda dei decisori, nella maggior parte dei casi mancano ancora veri e propri piani d’azione completi e strutturati, con obiettivi misurabili e basati sulla piena comprensione del proprio livello di maturità “green”. Le più grandi sfide da affrontare, soprattutto per chi gestisce risorse IT distribuite, sono l’efficienza energetica, la capacità di ottenere dati e metriche uniformi e la mancanza di personale qualificato.

Schneider Electric, una strategia a 360° per supportare l’IT ibrido

Quello che viene naturale chiedersi è: come riuscirà il comparto a conciliare la necessità di sicurezza e resilienza con quella di sostenibilità? Come potrà gestire la complessità del nuovo IT ibrido ottimizzando sempre più i consumi di energia? Ed è possibile definire a priori una strategia in grado di dare attenzione a tutti questi aspetti?

A rispondere è proprio Schneider Electric che negli anni ha coltivato un approccio fortemente integrato, in grado di accompagnare e anticipare la trasformazione dell’Information Technology sotto ogni aspetto, dai grandi Data Center centralizzati alle infrastrutture di edge computing presenti in diversi settori. Oggi la società viene incontro agli operatori IT e alle aziende che investono nella digitalizzazione supportandole a 360 gradi nella modernizzazione delle infrastrutture IT per una gestione dei dati resiliente, affidabile, senza interruzioni. Attraverso servizi dedicati e team di professionisti specializzati, Schneider Electric è in grado di individuare le necessità, ottimizzare le risorse e aggiungere valore. Permettendo di pianificare, modellare e ottimizzare i centri dati, con integrazioni e funzionalità progettate specificamente sulle esigenze dei clienti.

Soprattutto, l’azienda può accompagnare le diverse realtà nel passaggio ad un ambiente IT più articolato e ibrido. Come? Tramite strumenti ad hoc per il controllo delle infrastrutture, dal singolo rack a sistemi distribuiti su migliaia di siti (on edge). Schneider Electric ha aggiornato il suo portafoglio di software EcoStruxure IT per offrire una soluzione DCIM (acronimo di Data Center Infrastructure Management) moderna e flessibile che aumenta sicurezza e resilienza in ogni punto della rete. Il software consente di monitorare, gestire, pianificare e modellare l’infrastruttura includendo soluzioni on-premise e basate su cloud, prevenendo tempi di inattività e interfacciandosi con apparecchiature di fornitori diversi.

L’impegno di Schneider Electric a supporto dell’IT ibrido si concretizza anche attraverso soluzioni “fisiche” come l’Easy Modular Data Center All-in-One. Disponibili in 4 varianti, configurabili sulle necessità dei clienti, gli speciali Data Center prefabbricati combinano tutte le apparecchiature di alimentazione, raffreddamento e IT in un’unica struttura standardizzata e pre-testata, vantando tempi di consegna di sole 12 settimane e messa in servizio altrettanto rapida. Ovviamente utilizzano il nuovo software DCIM per garantire affidabilità e prestazioni più prevedibili, e sono conformi alle normative RoHS e REACh, includono profili ambientali di prodotto (PEP) e incorporano caratteristiche che ottimizzano il risparmio energetico e riducono l’impatto ambientale. 

D’altra parte la sostenibilità è una delle leve che guida la strategia aziendale di Schneider Electric. Ed è l’elemento fondante, assieme all’innovazione, di tutta l’architettura EcoStruxure IT, con cui la società supporta le aziende nella gestione e nel monitoraggio remoto di infrastrutture di edge computing, di Data Center o di colocation rendendole più affidabili, sicure e resilienti.

Per rendere i progressi nella sostenibilità ancora più concreti e misurabili, l’azienda ha realizzato la prima Guida alle metriche di sostenibilità ambientale per i Data Center. Lo strumento attraverso metriche standardizzate permette di migliorare il benchmarking e farà progredire la sostenibilità delle aziende di Data Center offrendo nel contempo uno strumento di confronto per il settore, realistico e trasparente, in grado di aumentare il valore interno. Nel dettaglio la Guida delinea 23 metriche in tre fasi di reporting: Principianti, Avanzati e Leader. Il livello Principiante rappresenta il reporting di base per l’uso dell’energia e dell’acqua e per le emissioni di gas serra e possiede metriche di base necessarie per ogni Centro Dati. Il livello Avanzato dettaglia il livello iniziale per energia, acqua e gas serra e inserisce una nuova categoria riguardante i rifiuti. Il reporting Leader aggiunge ancora più dettagli alle categorie esistenti e valuta anche gli impegni presi nei confronti della natura.

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Per capire meglio sfide ed opportunità che sta attraversando il comparto, ne abbiamo parlato con Silvia Olchini, Vice Presidente Secure Power Italia – Schneider Electric.

Dott.ssa Olchini, l’attuale crisi energetica e i rincari nelle bollette stanno facendo pressione sui consumi energetici di famiglie e imprese europee. Problemi che toccano da vicino anche il settore IT. Crede che la particolare congiuntura possa essere una leva per accelerare l’efficientamento energetico del comparto? State registrando una maggiore attenzione al risparmio da parte delle aziende dell’Information Technology in questo 2022?  

La doppia crisi energetica e climatica sta stimolando la ricerca di nuove soluzioni. Dal nostro punto di vista per ottenere una risposta efficace in tempi più rapidi è necessario continuare a sviluppare la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma soprattutto si deve e si può puntare, con tecnologie oggi già disponibili, sull’efficienza energetica. E’ da lì che si può partire nell’immediato, con investimenti che si ripagano in tempi rapidi. Viviamo infatti in un contesto macroeconomico in cui il costo dell’energia è un tema rilevante per cui se un’impresa vuole rimanere competitiva deve porre in atto una strategia orientata all’efficientamento energetico dei suoi processi

La razionalizzazione dei processi è un’attività strategica connessa alla transizione ecologica: è necessario averne consapevolezza perché la gestione corretta dell’energia ha effetti sull’ambiente e occorre valutarne implicazioni e rischi. 

Le imprese stanno diventando, da semplici acquirenti, protagoniste attive nella produzione e gestione dell’energia, con la generazione distribuita e l’accoppiamento intelligente tra produzione, accumulo e consumo. Anche nel settore IT, tali considerazioni devono partire da un approccio culturale e strategico per effettuare una trasformazione significativa che parta dalla comprensione della necessità di agire in modo sostenibile connesso ad una serie di azioni che debbono essere intraprese. Il primo passaggio consiste nellimpostare una strategia attuabile, superando le sfide operative riferendosi in modo accurato e sistematico metriche di sostenibilità. Questo significa anche mettere in atto sistemi e strumenti di gestione del software oltre il data center per l’intera infrastruttura e per il suo intero ciclo di vita.

Vorrei citare ad esempio di quanto la sostenibilità sia un obiettivo raggiungibile Terra Cloud, uno dei principali operatori tedeschi di data center colocation che collabora con Schneider Electric per accelerare il raggiungimento di zero emissioni nette nel suo sito e ha già implementato con successo diverse nostre soluzioni IT.

Parlando di sostenibilità, gli operatori dei grandi data center centralizzati hanno già definito strategie e progetti in grado di ridurre l’impronta ecologica. In che modo, secondo lei, la questione può essere affrontata dal nuovo IT ibrido?

La digitalizzazione spinta dalla interconnessione ha creato delle nuove modalità di definizione dell’infrastruttura IT che va sempre di più verso il concetto di infrastruttura ibrida con funzionalità edge e ambienti IT distribuiti. Infrastrutture trasversali alle esigenze di diversi mercati che possono quindi trovarsi posizionate in ambienti molto diversi tra loro, ma critiche come l’industria o ancora la struttura sanitaria dove è necessario assicurare continuità di servizio h24.

Si tende a dare molto peso ai data center centralizzati quali strutture enormi che effettivamente utilizzano circa l’1/2% di tutta l’energia elettrica prodotta a livello globale, ma non va trascurato l’impatto dell’edge, un mercato che cresce a ritmi a doppia cifra. Occorre quindi che anche tali infrastrutture IT vengano definite basandosi su quattro criteri: sostenibilità, efficienza, capacità di adattarsi, resilienza. Per potenziare adeguatamente le distribuzioni edge, le organizzazioni devono adottare un cambiamento di mentalità, nell’ottica le operazioni e l’infrastruttura cloud come un’unica strategia unificata piuttosto che come elementi separati. 

L’innovazione IT e l’efficienza operativa diventano simbiotiche, misurate e gestite insieme. Tutto nell’ottica di una maggiore sostenibilità. L’obiettivo di tale strategia unificata e la pietra angolare degli ambienti connessi abilitati digitalmente è l’accesso continuo ai servizi IT, indipendentemente dal fatto che tali servizi risiedano all’edge, nel cloud o in un data center. Questo verso operazioni e IT unificate che devono monitorare ogni aspetto della loro infrastruttura e il suo impatto sulle operazioni.

Inoltre è possibile poter contare e scegliere tecnologie che già nascono con un obiettivo di sostenibilità. In Schneider lavoriamo su soluzioni progettate nativamente in ottica ecologica e circolare, con prestazioni di efficienza, caratteristiche che vengono riconosciute dall’etichetta “Green Premium” che ne dà garanzia al cliente.

Crede sia possibile ragionare fin da oggi su precisi trend di innovazione sostenibile per l’industria IT nel 2023? E su cosa, punterà nello specifico, Schneider Electric?

Si continua a parlare molto di sviluppo sostenibile, un concetto sempre più centrale nella dimensione economica/sociale delle aziende e delle organizzazioni. Anche a livello normativo è probabile che assisteremo nei prossimi anni ad un sempre maggior enfasi e a attenzione da parte dei governi a tematiche di sostenibilità, insieme al crescente interesse per le fonti energetiche rinnovabili

Quindi le organizzazioni hanno l’obbligo di adottare un approccio olistico alla sostenibilità basato non solo sui dati al consumo energetico, adottare strumenti di tecnologia digitale per misurare i propri progressi e diventare veramente amministratori consapevoli delle proprie risorse. Adottando questo approccio lungimirante, le organizzazioni potranno guadagnare in brand reputation, contribuire ad aumentare i propri profitti, ma anche di agire come membri responsabili degli ecosistemi che tutti condividiamo

All’interno di questo paradigma la sostenibilità ambientale è un tassello molto importante, sempre più all’attenzione dei clienti dell’industria IT, che richiedono loro un maggiore impegno per garantire una maggiore efficienza e un minore impatto ambientale. Ecco che quindi si stanno studiando soluzioni sempre più evolute per abbattere le emissioni dei data center. Se però fino a oggi il principale parametro per calcolare l’efficienza è stato il PUE (Power Usage Effectiveness), oggi secondo Schneider Electric bisogna guardare oltre. 

Per accelerare il percorso verso la neutralità carbonica dei data center, Schneider Electric ha realizzato un framework per la sostenibilità che si basa su 23 metriche suddivise in cinque categorie: consumo di energia, che si può ridurre puntando a una maggiore efficienza; l’utilizzo di acqua per il raffreddamento dei sistemi, Rifiuti, generati durante la costruzione dei data center, Terra e biodiversità, cioè l’impatto del data center sul territorio circostante. 

L’Italia sta cercando di accelerare il passo nella digitalizzazione ma deve fare i conti con un certo ritardo a livello nazionale e un gap storico tra Nord e Sud. Come si posiziona il settore nazionale dell’IT in materia di strategie di sostenibilità e grado di innovazione?

In questo senso un ruolo molto importante lo hanno le partnership: la capacità di creare una collaborazione tra i grandi player, come noi, e la fitta rete di aziende informatiche italiane che mettono a terra giorno per giorno le soluzioni tecnologiche nelle aziende – sviluppatori, system integrator, società di progettazione e consulenza – in modo che le competenze crescano e via via i criteri di sostenibilità diventino parte integrante di ogni progetto di innovazione. Noi sviluppiamo e collaboriamo con un ricco ecosistema di Partner IT la cui competenza specifica ha un valore aggiunto per le aziende che stanno intraprendendo un percorso di digitalizzazione oggi.

Con i fondi del PNRR che “spingono” sulla realizzazione di progetti in cui l’aspetto green e digitale siano centrali è aumentata nel settore IT italiano la consapevolezza del grande potenziale di crescita che questi offrono. Il PNRR ha l’obiettivo di rafforzare in maniera decisa la trasformazione digitale. Ma tale forte accelerazione, in questi ultimi anni, ha creato forti implicazioni sulle componenti infrastrutturali, che oggi e in prospettiva devono abilitare processi e servizi digitali sempre più numerosi, complessi, critici. Le competenze infrastrutturali sono, quindi, sempre preziose, e occorre puntare sul loro sviluppo per porre in atto strategie di sviluppo e di innovazione che puntino a fornire servizi continuativi, affidabili e senza interruzioni, il tutto nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.

In collaborazione con Schneider Electric