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Sostenibilità, sicurezza e resilienza: le nuove sfide dell’IT ibrido

L'evoluzione tecnologica intrapresa dall’industria dell’Information Technology si accompagna a nuove sfide di gestione, affidabilità e sostenibilità. Per progettare infrastrutture IT a prova di futuro servono soluzioni concrete in grado di accogliere il cambiamento, proteggere il settore dall'attuale congiuntura e accelerare la transizione ecologica. Schneider Electric aiuta le aziende a raggiungere tutti gli obiettivi

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La rivoluzione dell’IT ibrido e le sue nuove sfide

(Rinnovabili.it) – In un mondo sempre più connesso e digitale i Data Center svolgono un ruolo determinante nello sviluppo economico e nell’evoluzione della società. Ma ormai l’attenzione non è rivolta solo alle grandi strutture centralizzate di gestione e archiviazione dati. La tecnologia IT sta evolvendo rapidamente secondo nuovi modelli e il Data Center sta cambiando sia a livello fisico che concettuale sotto la spinta di servizi cloud, strutture di colocation ed edge computing. Le tradizionali “quattro pareti” hanno lasciato il posto ad un ambiente di elaborazione ibrido, distribuito e decisamente più complesso a livello di gestione e pianificazione. Una trasformazione che da un lato permette di tagliare la distanza con gli utenti finali ma che dall’altro genera una serie di nuove difficoltà e nuove sfide sul fronte dell’operatività, della sicurezza, dell’efficienza e della sostenibilità. 

Verso un Data Center senza confini

I problemi principali? Primo fra tutti la necessità di tenere il passo con la rapida evoluzione tecnologica anche sul fronte infrastrutturale, modernizzando gli spazi e rendendoli resilienti e sicuri non solo lato informatico ma anche fisico. Il nuovo IT ibrido non possiede più confini netti, ma si basa su una rete che può contare, in alcuni casi, migliaia di siti sparsi nel mondo, anche in località remote prive di personale specializzato. E’ dunque necessario un approccio che permetta di gestire e proteggere ogni nodo dell’infrastruttura in maniera sicura, veloce e flessibile. 

Il settore deve fare i conti anche con altre due questioni fondamentali: quella energetica e quella ambientale, sfide strettamente connesse fra loro, su cui è impossibile derogare.

Negli ultimi 10 anni il comparto e in particolar modo i Data Center hanno fatto passi da giganti in termini di efficienza energetica ed è facile presumere che i miglioramenti continueranno anche in futuro. Un domani, però, i trend di efficientamento potrebbero non essere altrettanto veloci, in particolare a causa dei processi di virtualizzazione dei server di cloud computing e dell’aumento dell’edge computing. 

Nel 2020 l’industria dell’Information Technology rappresentava circa l’8,7% del consumo globale di elettricità con una domanda annuale di 1.900 TWh (Fonte: Report Digital economy and climate impact) e una quota intorno al 3% delle emissioni globali di carbonio (Fonte: dati UE). Secondo le proiezioni di Schneider Electric, azienda leader nella trasformazione digitale della gestione dell’energia e dell’automazione, la domanda potrebbe aumentare del 50% entro il 2030 raggiungendo i 3,177 TWh (Fonte: Report Digital economy and climate impact). Per i CIO (Chief Information Officer), ossia i responsabili della gestione strategica dei sistemi informatici, sta diventando sempre più urgente che ogni singolo Data Center o nodo funzioni nel modo più efficiente possibile per offrire alla società il massimo valore. E in tempi di crisi energetica – come quelli attuali – diventa necessario anche per mettersi al riparo dai pressanti rialzi in bolletta. Tuttavia la complessità nei nuovi ambienti IT può rendere gli interventi di ottimizzazione e riduzione dei consumi una sfida ardua.

E le emissioni? Tra progressiva decarbonizzazione del sistema elettrico e i nuovi impegni climatici ed ambientali degli operatori IT, l’impronta di carbonio non è trascurata. La sostenibilità ha ormai un ruolo fondamentale nelle operazioni e nelle strategie dell’industria mondiale della tecnologia dell’informazione, soprattutto in virtù del profondo legame esistente tra tecnologie digitali e transizione ecologica. Peccato che tra impegni presi e risultati raggiunti vi sia ancora un grande divario. Due recenti studi, condotti da 451 Research e da Forrester Consulting, e commissionati da Schneider Electric, hanno rivelato come molte aziende del settore si trovino ancora all’inizio del loro percorso di sostenibilità. Nonostante il tema sia in cima all’agenda dei decisori, nella maggior parte dei casi mancano ancora veri e propri piani d’azione completi e strutturati, con obiettivi misurabili e basati sulla piena comprensione del proprio livello di maturità “green”. Le più grandi sfide da affrontare, soprattutto per chi gestisce risorse IT distribuite, sono l’efficienza energetica, la capacità di ottenere dati e metriche uniformi e la mancanza di personale qualificato.

Schneider Electric, una strategia a 360° per supportare l’IT ibrido

Quello che viene naturale chiedersi è: come riuscirà il comparto a conciliare la necessità di sicurezza e resilienza con quella di sostenibilità? Come potrà gestire la complessità del nuovo IT ibrido ottimizzando sempre più i consumi di energia? Ed è possibile definire a priori una strategia in grado di dare attenzione a tutti questi aspetti?

A rispondere è proprio Schneider Electric che negli anni ha coltivato un approccio fortemente integrato, in grado di accompagnare e anticipare la trasformazione dell’Information Technology sotto ogni aspetto, dai grandi Data Center centralizzati alle infrastrutture di edge computing presenti in diversi settori. Oggi la società viene incontro agli operatori IT e alle aziende che investono nella digitalizzazione supportandole a 360 gradi nella modernizzazione delle infrastrutture IT per una gestione dei dati resiliente, affidabile, senza interruzioni. Attraverso servizi dedicati e team di professionisti specializzati, Schneider Electric è in grado di individuare le necessità, ottimizzare le risorse e aggiungere valore. Permettendo di pianificare, modellare e ottimizzare i centri dati, con integrazioni e funzionalità progettate specificamente sulle esigenze dei clienti.

Soprattutto, l’azienda può accompagnare le diverse realtà nel passaggio ad un ambiente IT più articolato e ibrido. Come? Tramite strumenti ad hoc per il controllo delle infrastrutture, dal singolo rack a sistemi distribuiti su migliaia di siti (on edge). Schneider Electric ha aggiornato il suo portafoglio di software EcoStruxure IT per offrire una soluzione DCIM (acronimo di Data Center Infrastructure Management) moderna e flessibile che aumenta sicurezza e resilienza in ogni punto della rete. Il software consente di monitorare, gestire, pianificare e modellare l’infrastruttura includendo soluzioni on-premise e basate su cloud, prevenendo tempi di inattività e interfacciandosi con apparecchiature di fornitori diversi.

L’impegno di Schneider Electric a supporto dell’IT ibrido si concretizza anche attraverso soluzioni “fisiche” come l’Easy Modular Data Center All-in-One. Disponibili in 4 varianti, configurabili sulle necessità dei clienti, gli speciali Data Center prefabbricati combinano tutte le apparecchiature di alimentazione, raffreddamento e IT in un’unica struttura standardizzata e pre-testata, vantando tempi di consegna di sole 12 settimane e messa in servizio altrettanto rapida. Ovviamente utilizzano il nuovo software DCIM per garantire affidabilità e prestazioni più prevedibili, e sono conformi alle normative RoHS e REACh, includono profili ambientali di prodotto (PEP) e incorporano caratteristiche che ottimizzano il risparmio energetico e riducono l’impatto ambientale. 

D’altra parte la sostenibilità è una delle leve che guida la strategia aziendale di Schneider Electric. Ed è l’elemento fondante, assieme all’innovazione, di tutta l’architettura EcoStruxure IT, con cui la società supporta le aziende nella gestione e nel monitoraggio remoto di infrastrutture di edge computing, di Data Center o di colocation rendendole più affidabili, sicure e resilienti.

Per rendere i progressi nella sostenibilità ancora più concreti e misurabili, l’azienda ha realizzato la prima Guida alle metriche di sostenibilità ambientale per i Data Center. Lo strumento attraverso metriche standardizzate permette di migliorare il benchmarking e farà progredire la sostenibilità delle aziende di Data Center offrendo nel contempo uno strumento di confronto per il settore, realistico e trasparente, in grado di aumentare il valore interno. Nel dettaglio la Guida delinea 23 metriche in tre fasi di reporting: Principianti, Avanzati e Leader. Il livello Principiante rappresenta il reporting di base per l’uso dell’energia e dell’acqua e per le emissioni di gas serra e possiede metriche di base necessarie per ogni Centro Dati. Il livello Avanzato dettaglia il livello iniziale per energia, acqua e gas serra e inserisce una nuova categoria riguardante i rifiuti. Il reporting Leader aggiunge ancora più dettagli alle categorie esistenti e valuta anche gli impegni presi nei confronti della natura.

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Per capire meglio sfide ed opportunità che sta attraversando il comparto, ne abbiamo parlato con Silvia Olchini, Vice Presidente Secure Power Italia – Schneider Electric.

Dott.ssa Olchini, l’attuale crisi energetica e i rincari nelle bollette stanno facendo pressione sui consumi energetici di famiglie e imprese europee. Problemi che toccano da vicino anche il settore IT. Crede che la particolare congiuntura possa essere una leva per accelerare l’efficientamento energetico del comparto? State registrando una maggiore attenzione al risparmio da parte delle aziende dell’Information Technology in questo 2022?  

La doppia crisi energetica e climatica sta stimolando la ricerca di nuove soluzioni. Dal nostro punto di vista per ottenere una risposta efficace in tempi più rapidi è necessario continuare a sviluppare la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma soprattutto si deve e si può puntare, con tecnologie oggi già disponibili, sull’efficienza energetica. E’ da lì che si può partire nell’immediato, con investimenti che si ripagano in tempi rapidi. Viviamo infatti in un contesto macroeconomico in cui il costo dell’energia è un tema rilevante per cui se un’impresa vuole rimanere competitiva deve porre in atto una strategia orientata all’efficientamento energetico dei suoi processi

La razionalizzazione dei processi è un’attività strategica connessa alla transizione ecologica: è necessario averne consapevolezza perché la gestione corretta dell’energia ha effetti sull’ambiente e occorre valutarne implicazioni e rischi. 

Le imprese stanno diventando, da semplici acquirenti, protagoniste attive nella produzione e gestione dell’energia, con la generazione distribuita e l’accoppiamento intelligente tra produzione, accumulo e consumo. Anche nel settore IT, tali considerazioni devono partire da un approccio culturale e strategico per effettuare una trasformazione significativa che parta dalla comprensione della necessità di agire in modo sostenibile connesso ad una serie di azioni che debbono essere intraprese. Il primo passaggio consiste nellimpostare una strategia attuabile, superando le sfide operative riferendosi in modo accurato e sistematico metriche di sostenibilità. Questo significa anche mettere in atto sistemi e strumenti di gestione del software oltre il data center per l’intera infrastruttura e per il suo intero ciclo di vita.

Vorrei citare ad esempio di quanto la sostenibilità sia un obiettivo raggiungibile Terra Cloud, uno dei principali operatori tedeschi di data center colocation che collabora con Schneider Electric per accelerare il raggiungimento di zero emissioni nette nel suo sito e ha già implementato con successo diverse nostre soluzioni IT.

Parlando di sostenibilità, gli operatori dei grandi data center centralizzati hanno già definito strategie e progetti in grado di ridurre l’impronta ecologica. In che modo, secondo lei, la questione può essere affrontata dal nuovo IT ibrido?

La digitalizzazione spinta dalla interconnessione ha creato delle nuove modalità di definizione dell’infrastruttura IT che va sempre di più verso il concetto di infrastruttura ibrida con funzionalità edge e ambienti IT distribuiti. Infrastrutture trasversali alle esigenze di diversi mercati che possono quindi trovarsi posizionate in ambienti molto diversi tra loro, ma critiche come l’industria o ancora la struttura sanitaria dove è necessario assicurare continuità di servizio h24.

Si tende a dare molto peso ai data center centralizzati quali strutture enormi che effettivamente utilizzano circa l’1/2% di tutta l’energia elettrica prodotta a livello globale, ma non va trascurato l’impatto dell’edge, un mercato che cresce a ritmi a doppia cifra. Occorre quindi che anche tali infrastrutture IT vengano definite basandosi su quattro criteri: sostenibilità, efficienza, capacità di adattarsi, resilienza. Per potenziare adeguatamente le distribuzioni edge, le organizzazioni devono adottare un cambiamento di mentalità, nell’ottica le operazioni e l’infrastruttura cloud come un’unica strategia unificata piuttosto che come elementi separati. 

L’innovazione IT e l’efficienza operativa diventano simbiotiche, misurate e gestite insieme. Tutto nell’ottica di una maggiore sostenibilità. L’obiettivo di tale strategia unificata e la pietra angolare degli ambienti connessi abilitati digitalmente è l’accesso continuo ai servizi IT, indipendentemente dal fatto che tali servizi risiedano all’edge, nel cloud o in un data center. Questo verso operazioni e IT unificate che devono monitorare ogni aspetto della loro infrastruttura e il suo impatto sulle operazioni.

Inoltre è possibile poter contare e scegliere tecnologie che già nascono con un obiettivo di sostenibilità. In Schneider lavoriamo su soluzioni progettate nativamente in ottica ecologica e circolare, con prestazioni di efficienza, caratteristiche che vengono riconosciute dall’etichetta “Green Premium” che ne dà garanzia al cliente.

Crede sia possibile ragionare fin da oggi su precisi trend di innovazione sostenibile per l’industria IT nel 2023? E su cosa, punterà nello specifico, Schneider Electric?

Si continua a parlare molto di sviluppo sostenibile, un concetto sempre più centrale nella dimensione economica/sociale delle aziende e delle organizzazioni. Anche a livello normativo è probabile che assisteremo nei prossimi anni ad un sempre maggior enfasi e a attenzione da parte dei governi a tematiche di sostenibilità, insieme al crescente interesse per le fonti energetiche rinnovabili

Quindi le organizzazioni hanno l’obbligo di adottare un approccio olistico alla sostenibilità basato non solo sui dati al consumo energetico, adottare strumenti di tecnologia digitale per misurare i propri progressi e diventare veramente amministratori consapevoli delle proprie risorse. Adottando questo approccio lungimirante, le organizzazioni potranno guadagnare in brand reputation, contribuire ad aumentare i propri profitti, ma anche di agire come membri responsabili degli ecosistemi che tutti condividiamo

All’interno di questo paradigma la sostenibilità ambientale è un tassello molto importante, sempre più all’attenzione dei clienti dell’industria IT, che richiedono loro un maggiore impegno per garantire una maggiore efficienza e un minore impatto ambientale. Ecco che quindi si stanno studiando soluzioni sempre più evolute per abbattere le emissioni dei data center. Se però fino a oggi il principale parametro per calcolare l’efficienza è stato il PUE (Power Usage Effectiveness), oggi secondo Schneider Electric bisogna guardare oltre. 

Per accelerare il percorso verso la neutralità carbonica dei data center, Schneider Electric ha realizzato un framework per la sostenibilità che si basa su 23 metriche suddivise in cinque categorie: consumo di energia, che si può ridurre puntando a una maggiore efficienza; l’utilizzo di acqua per il raffreddamento dei sistemi, Rifiuti, generati durante la costruzione dei data center, Terra e biodiversità, cioè l’impatto del data center sul territorio circostante. 

L’Italia sta cercando di accelerare il passo nella digitalizzazione ma deve fare i conti con un certo ritardo a livello nazionale e un gap storico tra Nord e Sud. Come si posiziona il settore nazionale dell’IT in materia di strategie di sostenibilità e grado di innovazione?

In questo senso un ruolo molto importante lo hanno le partnership: la capacità di creare una collaborazione tra i grandi player, come noi, e la fitta rete di aziende informatiche italiane che mettono a terra giorno per giorno le soluzioni tecnologiche nelle aziende – sviluppatori, system integrator, società di progettazione e consulenza – in modo che le competenze crescano e via via i criteri di sostenibilità diventino parte integrante di ogni progetto di innovazione. Noi sviluppiamo e collaboriamo con un ricco ecosistema di Partner IT la cui competenza specifica ha un valore aggiunto per le aziende che stanno intraprendendo un percorso di digitalizzazione oggi.

Con i fondi del PNRR che “spingono” sulla realizzazione di progetti in cui l’aspetto green e digitale siano centrali è aumentata nel settore IT italiano la consapevolezza del grande potenziale di crescita che questi offrono. Il PNRR ha l’obiettivo di rafforzare in maniera decisa la trasformazione digitale. Ma tale forte accelerazione, in questi ultimi anni, ha creato forti implicazioni sulle componenti infrastrutturali, che oggi e in prospettiva devono abilitare processi e servizi digitali sempre più numerosi, complessi, critici. Le competenze infrastrutturali sono, quindi, sempre preziose, e occorre puntare sul loro sviluppo per porre in atto strategie di sviluppo e di innovazione che puntino a fornire servizi continuativi, affidabili e senza interruzioni, il tutto nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.

In collaborazione con Schneider Electric

Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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