Il PNRR ha legato a doppio filo digitalizzazione e transizione ecologica, ma quali strumenti abbiamo per concretizzare questa connessione? E quali caratteristiche dovrà avere l’infrastruttura IT nazionale per accompagnare il cambiamento? Lo abbiamo chiesto a Carlos Loscalzo, VP della divisione Secure Power di Schneider Electric Italia
(Rinnovabili.it) – La quarta rivoluzione industriale presenta immense possibilità ma anche grandi oneri. Oggi si stima che entro il 2035 tutta l’IT consumerà l’8,5% dell’elettricità globale, 3,5 punti percentuali in più rispetto al dato del 2021. E la maggior parte di questa domanda sarà assorbita dai data center, già oggi responsabili di circa il 2% delle emissioni di anidride carbonica globali. Tuttavia, questa industria sta diventando progressivamente sempre più responsabile e attualmente riveste un ruolo essenziale nel più complesso ambito dello sviluppo sostenibile.
Negli ultimi due decenni il miglioramento dell’efficienza energetica dei grandi centri di elaborazione dati ha rappresentato la prima linea d’azione. Oggi l’attenzione si sta espandendo, abbracciando temi come l’autoconsumo di rinnovabili, la gestione idrica, il riciclo dei rifiuti. E mettendo la propria innovazione al servizio della transizione ecologica. Ma per un comparto unico come quello dell’information technology e delle tecnologie digitali riuscire a far coincidere la rapida crescita con i nuovi obiettivi ambientali e climatici richiede precise strategie e soluzioni tagliate su misura. Quali? Lo abbiamo chiesto a Carlos Loscalzo, VP della divisione Secure Power in Schneider Electric Italia, azienda che fornisce soluzioni digitali finalizzate alla gestione dell’energia, l’automazione, l’efficienza e la sostenibilità.
Dott. Loscalzo, Schneider Electric ha pubblicato in questi giorni uno strumento finalizzato ad aiutare gli operatori e il settore IT nel loro percorso di sviluppo sostenibile ossia la prima Guida alle Metriche di Sostenibilità dei Data Center. Ci può raccontare di cosa si tratta?
La sostenibilità è sempre più un impegno collettivo, non a caso recentemente è entrato a far parte anche del reporting finanziario di numerose aziende che comunicano così il loro impegno verso i programmi ambientali, sociali e di governance (ESG). La nostra Guida alle metriche di sostenibilità ambientale per i Data Center è un documento nato per proporre, per la prima volta in assoluto, un metodo standardizzato da seguire per affrontare il tema cruciale della sostenibilità in un settore come quello dei Data Center, che rappresenta la “spina dorsale” del nostro mondo sempre più digitale. In questo mondo siamo abituati a misurare l’efficienza nell’uso dell’energia, che sicuramente è una parte molto importante dell’impatto che un Data Center può avere in termini di emissioni di CO2 e uso di risorse.
La sostenibilità in un’ottica “net zero”, che è quella a cui dobbiamo tutti necessariamente tendere, si ottiene però agendo su una serie di diverse dimensioni che non è facile identificare e sulle quali è indispensabile intendersi, per creare un quadro olistico, con dati da usare sia per progettare percorsi di sostenibilità, sia per misurare i propri risultati e l’apporto che essi danno agli obiettivi ESG.
Abbiamo fatto appello quindi alla nostra vasta esperienza sul campo nel supportare clienti finali, hyperscaler, cloud e Data Center provider; l’abbiamo unita all’apporto competente dei nostri consulenti specializzati in ESG e sostenibilità e abbiamo quindi creato questo modello.
Poter contare su metriche standardizzate facilita sicuramente l’impegno delle aziende nella rendicontazione ambientale, ma esistono anche altri vantaggi legati all’adozione di questo modello?
Certo. Questo modello è sufficientemente generale e allo stesso tempo sufficientemente dettagliato per potersi adattare alle diverse situazioni in cui le aziende possono trovarsi quando si pongono la questione della sostenibilità del loro IT; offre un inquadramento tecnico, ma anche una “check list” delle dimensioni da misurare e dei temi da poter affrontare.
Se un’azienda non sa da dove partire, anche perché è difficile avere già a disposizione competenze interne specifiche, con questo documento può iniziare ad attivarsi rapidamente: rapidità è la parola chiave nel percorso di decarbonizzazione, perché sappiamo bene di non avere poi molto tempo per invertire la rotta del riscaldamento globale, quindi con questa guida speriamo anche di dare una spinta molto pratica e immediata ai progetti di decarbonizzazione.
Definiamo cinque aree di intervento che riguardano l’energia, le emissioni di gas serra ma anche il consumo di acqua, che è rilevante ad esempio per il raffreddamento dei Data Center, la gestione e produzione di rifiuti, quindi quanto si riesce ad attivare una circolarità nel ciclo di vita dell’infrastruttura, e infine il consumo di suolo, che è molto rilevante per quanto riguarda l’impatto delle infrastrutture negli ambienti in cui sono costruite, e sulla biodiversità ad esempio.
E non si tratta di metriche che abbiamo pensato “in vuoto”: questi standard sono pensati anche in funzione delle normative sempre più stringenti che riguardano anche gli altri aspetti di sostenibilità di una infrastruttura Data Center, come ad esempio, quelle che riguardano l’edificio. Questo aiuta ad adottare un approccio integrato e a “parlare” la stessa lingua.
Il piano nazionale di ripresa e resilienza ha assegnato a digitalizzazione e innovazione sostenibile un ruolo centrale nel rilancio della competitività e della produttività del Sistema Paese. Quali caratteristiche dovrà avere l’infrastruttura IT nazionale per accompagnare la transizione ecologica?
Il Data Center è un tassello chiave delle infrastrutture tecnologiche da sviluppare per contribuire all’ammodernamento e al rilancio del Paese. A fronte di un piano che coniuga in modo inscindibile transizione digitale ed energetica, è necessario affiancare la sostenibilità alle altre caratteristiche chiave – sicurezza, disponibilità, elevate prestazioni… – che sono richieste, e farlo, come dicono nel mondo informatico “by design” – quindi integrandola in partenza nei nuovi progetti e anche nell’ammodernamento di quanto già esiste.
La digitalizzazione richiede sempre più infrastruttura IT per supportare ogni ambito della nostra economia, i Data Center attraverso architetture ibride, sia cloud che locali, sono abilitatori di servizi e di applicazioni digitali. In questo contesto il Data Center del Futuro è chiamato a rispondere a diverse esigenze: la necessità di garantire una maggiore efficienza energetica in primis. Con l’aumento del carico computazionale e di storage, e quindi dei consumi energetici per alimentazioni elettriche e di condizionamento, è fondamentale poter contare su gruppi di continuità, UPS, in grado di assicurare i più alti standard di efficienza, e la più alta scalabilità per poter rispondere alle diverse esigenze di implementazione nel tempo.
Grazie a soluzioni software di monitoraggio remoto, piattaforme che offrono piena visibilità è possibile gestire in modo proattivo le infrastrutture, andando a individuare proattivamente ogni malfunzionamento che possa causare un dispendio di energia e non solo in una ottica di manutenzione proattiva che elimina ogni spreco possibile. Lo stesso obiettivo di attenzione all’ambiente è perseguito dai sistemi di raffreddamento e contenimento del calore di nuova generazione, che possono anche diventare elementi di un processo circolare, ad esempio trovando un nuovo uso per il calore disperso.
Il PNRR prevede un intervento importante sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione ma il lavoro da fare in questo campo è tanto: il 95% degli 11mila Data Center pubblici, secondo i dati dello stesso Governo, presenta carenze in sicurezza, affidabilità ed efficienza. Su quali strumenti, a suo avviso, si dovrebbe puntare per legare lo sviluppo tecnologico agli obiettivi di sostenibilità e qual è la strategia Schneider in questo campo?
Le principali caratteristiche che dovrà avere l’infrastruttura si possono riassumere certamente in resilienza, sostenibilità, scalabilità, ma un altro aspetto chiave va messo in luce: è la semplicità di gestione.
Non basta infatti la massima affidabilità, ma è necessaria anche una grande flessibilità operativa, capace di far fronte a cambiamenti sempre più rapidi e imprevedibili, con strumenti che aiutano il personale anche riducendo la “curva di apprendimento” necessaria.
Il legame con la sostenibilità lo vedo in particolare nell’aspetto del dato: il dato in tempo reale sull’infrastruttura, gestito e visto in tempo reale, è fattore chiave per eseguire i processi richiesti, garantire la disponibilità, affrontare eventi critici e anche per dare modo, come abbiamo visto parlando di metriche, di misurare il percorso di efficienza e sostenibilità.
Sempre i dati sono la base per le soluzioni di gestione integrata delle infrastrutture, che consentono anche un monitoraggio continuo di apparecchiature e sistemi, capace di prevenire eventi che in contesti come sanità, infrastrutture critiche, difesa possono diventare anche potenzialmente catastrofici. Questo vale anche a livello locale: sappiamo infatti che l’IT oggi ha bisogno di capacità di calcolo locali per poter garantire continuità al traffico di dati in costante crescita: si parla di edge, di micro – Data Center che noi ad esempio sviluppiamo per poter offrire soluzioni agili a esigenze locali, pronte all’uso ma anche facilmente integrabili nella gestione complessiva di infrastrutture più estese, per poter assicurare una transizione al digitale affidabile.
La pandemia ha accelerato la necessità di digitalizzazione anche per le strutture e i servizi sanitari. Non a caso il PNRR riserva precisi investimenti all’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero. In questo settore quali sono, a suo avviso, gli elementi più importanti da sviluppare e quale soluzioni e tecnologie offre Schneider Electric?
L’urgenza della digitalizzazione legata al proliferare di dati clinici gestiti in modalità digitale, medicina remota, sistemi medicali avanzati è evidente. Schneider Electric propone al settore soluzioni che puntano a creare una infrastruttura fisica sottostante strutturata e resiliente a ogni tipo di evento, imprevisto o meno, e capace di garantire il backup di tutte le risorse: a fronte di rischi “tradizionali” come guasti ma anche dei sempre più frequenti attacchi informatici che colpiscono purtroppo anche il settore sanitario.
Quindi parliamo di soluzioni di business continuity legate ad esempio alla protezione dell’alimentazione elettrica con UPS di nuova generazione, come i Galaxy V progettate per offrire resilienza negli ambienti più critici dell’industria e anche della sanità, dove non è ammissibile nessun fermo a protezione della salute dei pazienti; e di piattaforme come EcoStruxure IT, software che permette di monitorare e gestire in remoto ma in tempo reale infrastrutture complesse, distribuite in diversi punti del territori. C’è poi tutto l’aspetto legato alle esigenze locali di calcolo e gestione dei dati, che rende più efficienti e veloci i processi locali come, ad esempio, l’elaborazione delle cartelle cliniche – ed è legata alla presenza sempre più pervasiva dell’IoT anche nel contesto sanitario. Ad esempio, offriamo al settore Micro Data Center preconfigurati e completi di tutto, compresa la connessione a un sistema di gestione remota, con caratteristiche di disponibilità resilienza e ridondanza adatte alla criticità dei dati sanitari.
Schneider Electric ha approfondito questo argomento in un documento dedicato: Guida alle metriche di sostenibilità ambientale per i Data Center.
In collaborazione con Schneider Electric