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“Osteobotica”, la stampa 3D biodegradabile per l’architettura temporanea

La nuova tecnica messa a punto dal team di designer sfrutta le proprietà del policaprolattone (PCL), un polimero con bassa temperatura di fusione e del tutto biodegradabile

https://www.aaschool.ac.uk/

 

(Rinnovabili.it) – Il nome di questa nuova tecnica di stampa 3D mescola insieme il braccio robotico della stampante e l’idea di solidità strutturale richiamata dalle ossa. A renderla tecnicamente realizzabile e poi a metterla a punto ci ha pensato un piccolo team di designer del laboratorio di ricerca dell’Architecture Association School of Architecture di Londra.

 

 

Qual è la novità? Ce ne sono soprattutto due che vanno segnalate. La prima riguarda la tecnica di stampa 3D che è alla base di “Osteobotica”. Come si vede in questo breve filmato qui sopra, realizzato dal team della AA School, il processo di stampa non avviene per semplice estrusione ma si appoggia alle proprietà fisico-chimiche del materiale usato, in pratica filandolo.

I robot utilizzano plastiche con un basso punto di fusione (all’incirca 60°), tipicamente un polimero denominato policaprolattone (PCL). I robot costituiscono una unità mobile capace di creare le strutture a stampa direttamente in sito, dato che sono autoportanti, monomateriali e prive di giunzioni.

 

stampa 3dLa seconda novità da sottolineare deriva proprio dalla scelta del PCL. Infatti questo polimero sintetico ha la fondamentale caratteristica di essere biodegradabile. Questo fatto ha due conseguenze. Per quanto riguarda le strutture che si vanno a stampare – l’osteobotica potrebbe essere impiegata per molte tipologie di architettura temporanea – non si pone il problema dello smontaggio, dello smaltimento di eventuali rifiuti, del riuso dei materiali. In buona sostanza, viene ridotta di molto l’impronta ecologica.

Invece, per quello che concerne il procedimento stesso di stampa, la biodegradabilità del materiale usato va in parallelo alla possibilità di fonderlo e dargli nuovamente forma. Un particolare non di poco conto visto che la stampa avviene in sito e i robot possono riutilizzare parti strutturali che nel procedere della fase di costruzione perdono la loro funzione portante. In più, questa caratteristica garantisce un alto grado di flessibilità alla tecnica.