Rinnovabili • Laboratorio MORE Rinnovabili • Laboratorio MORE

Laboratorio MORE: da Eni e PoliTo, la sfida di decarbonizzare innovando

Innovazione, decarbonizzazione ed economia circolare. Questi gli obiettivi di Eni in collaborazione con il Politecnico di Torino per formare gli ingegneri del futuro

Laboratorio MORE

In collaborazione con Eni

Da una partnership consolidata, nasce il Laboratorio MORE per la valorizzazione delle risorse marine

(Rinnovabili.it) – Come valorizzare l’energia del mare? Questa è la domanda a cui vuole rispondere il Laboratorio MORE (Marine Offshore Renewable Energy Lab), il centro di ricerca nato dalla collaborazione tra Eni e Politecnico di Torino al fine di migliorare l’uso e l’implementazione della più grande fonte energetica rinnovabile non valorizzata al mondo: il mare

Inaugurato lo scorso 28 settembre alla presenza del Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, della Presidente di Eni, Lucia Calvosa, dell’Amministratore Delegato di Eni Claudio Descalzi, e del Rettore del Politecnico della capitale sabauda, Guido Saracco, il Laboratorio MORE intende studiare e mettere in pratica le potenzialità di una delle fonti pulite più prevedibili, modulabili ed efficienti tra quelle conosciute. 

Le più recenti stime quantificano in 2.1 TW la capacità globale disponibile. Questa enorme quantità di potenza è tuttavia al momento sostanzialmente inutilizzata. Secondo il Renewable Energy Statistics 2019 dell’International Renewable Energy Agency (IRENA), alla fine del 2018 la quota di “marine energy” copriva solamente 529 MW dei 2,356 GW totali di rinnovabili installati nel mondo.

Eppure basterebbe sfruttare le onde che si infrangono sulle coste a livello globale per generare fino a 18 mila miliardi di chilowattora all’anno, equivalenti al fabbisogno annuale di energia dell’intero pianeta

Il Laboratorio MORE – ulteriore traguardo della più che consolidata partnership tra Eni e Politecnico di Torino – scommette tutto sull’ulteriore sviluppo di un know-how e di un expertise relativi alle risorse energetiche marine, così da puntare alla realizzazione di tecnologie impiegabili su scala industriale in grado di guardare non solo alle immense potenzialità del moto ondoso, ma anche a quelle delle correnti oceaniche, delle maree, del gradiente salino e termico, oltre a solare ed eolico galleggiante per ambiente marino

E lo fa mettendo insieme una ricca quadra di esperti: circa 50 ricercatori tra personale in ruolo, dottorandi e tesisti del Politecnico, con i quali la società energetica si interfaccerà attraverso le proprie professionalità. La collaborazione non dimentica di tendere una mano al futuro. Grazie al protocollo d’intesa firmato tra le due realtà all’inizio del 2020 è stata istituita una cattedra specifica sull’Energia dal Mare, la prima in Italia in ambito accademico; un nuovo strumento di cui il Laboratori si avvarrà e che, oltre ad assicurare la formazione tecnica e scientifica dei futuri ingegneri “marini”, imprimerà un’accelerazione al trasferimento industriale delle nuove tecnologie.

In occasione dell’inaugurazione, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha dichiarato che, attraverso il Laboratorio MORE, l’azienda ribadisce il suo impegno “nello sviluppo di tecnologie che avranno un ruolo chiave nel processo di decarbonizzazione, puntando a rendere sempre più competitivo il settore delle energie marine. “In un settore come quello dell’energia rinnovabile e della sostenibilità”, ha aggiunto il Rettore Saracco, “lo sviluppo di soluzioni innovative e realizzate in stretta collaborazione con il mondo industriale – quindi pronte per essere impiegate sul mercato – è quanto mai centrale per il nostro Ateneo”.

Utilizzando la ricca strumentazione del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’ateneo torinese e di ben due strutture Eni (il Marine Virtual Lab e l’area di test in mare aperto a Ravenna), il Laboratorio MORE è attualmente impegnatoin una sperimentazione di particolare rilevanza: il primo impianto al mondo di generazione elettrica ibrida e distribuita da moto ondoso e fotovoltaico

ISWEC: convertitore da moto ondoso per mare aperto flottante

L’Inertial Sea Wave Energy Converter (ISWEC) è un convertitore di moto ondoso, ancora nella sua fase prototipale, nato dallo spin-off dell’università sabauda Wave for Energy e selezionato, ottimizzato ed industrializzato da Eni. Già in funzione da marzo 2019 nell’area test di Ravenna, ISWEC ha dimostrato un’elevata affidabilità e capacità di adattarsi alle diverse condizioni di mare grazie al suo sistema attivo di controllo e regolazione: nel periodo di esercizio, si è arrivati a superare il valore nominale massimo di potenza installata pari a 50 kW

In grado di convertire il moto delle onde in energia elettrica attraverso l’effetto inerziale di due giroscopi presenti all’interno dello scafo, ISWEC rappresenta un sistema innovativo capace di garantire una notevole continuità nella produzione energetica. A questo si aggiungono le caratteristiche di adattabilità e flessibilità finora dimostrate dall’impianto che, insieme a un’elevata costruibilità e facilità di installazione-gestione, rendono il convertitore da moto ondoso una tecnologia particolarmente adatta allo sviluppo industriale. 

Ma non solo. Perché la scalabilità del convertitore è facilitata da un’ulteriore punto di forza: il ridotto impatto paesaggistico. ISWEC, infatti, raggiunge un’altezza di soli 1,5 m dalla superficie del mare. Non a caso, per testare questa tecnologia il Laboratorio MORE farà rete con il sito di test di Pantelleria del Politecnico di Torino, così da avere dati rilevanti provenienti da un ecosistema che mira tanto all’autonomia energetica, quanto all’azzeramento dell’impatto paesaggistico.

Il MORE Lab è integrato con il Marine Virtual Lab presso il centro di supercalcolo HPC5 a Ferrera Erbognone. Infatti, le attività del super calcolatore HPC5 in esercizio presso il Green Data Center Eni sono state d’impulso per lo sviluppo di ISWEC e lo per sfruttamento dell’energia da moto ondoso. Attraverso modelli matematici avanzati, la potenza di calcolo del Green Data Center consente di combinare informazioni sulle condizioni meteo-marine con quelle sul comportamento della Culla dell’Energia e di disegnare diversi i modelli in funzione delle specifiche condizioni locali. 

HPC5 è uno dei supercomputer più potenti del mondo: nella lista TOP500 HPC5 è classificato come sesto più potente a livello globale, primo in Europa e primo in assoluto fra i sistemi non governativi. Ed è anche fra i più green del mondo, cioè con il minor consumo di energia elettrica per Petaflop/s. Nella lista speciale GREEN500 HPC5 è di nuovo classificato come sesto al mondo per efficienza energetica, primo in Europa e di nuovo primo fra tutti i supercomputer non governativi.

Hpc5 è un cluster di 1820 nodi di calcolo capace di 52 milioni di miliardi di operazioni aritmetiche al secondo.