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Identità ESG, la strategia sostenibile di NextChem corre sui binari dell’innovazione

Dalla riduzione delle proprie emissioni alle nuove tecnologie abilitanti per l'industria, senza dimenticare persone e territori. La strategia di sostenibilità del Gruppo Maire Tecnimont segue una precisa agenda ESG e, attraverso la controllata NextChem, accelera l'innovazione nell’area della chimica verde e dell’economia circolare

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(Rinnovabili.it) – Poco più di un decennio fa il concetto di “sostenibilità aziendale” era associato quasi esclusivamente all’idea di ridurre l’impatto del business sull’ambiente. Nel tempo il pensiero si è evoluto integrando nuove esigenze e obiettivi, in primis quelli dell’agenda ONU 2030. E un numero sempre maggiore di aziende ha iniziato a ri-orientare la propria attività verso un ecosistema creatore di valore, che aggiungesse agli imperativi ambientali, un serio impegno climatico, il coinvolgimento dei dipendenti, partnership esterne e più ampio impatto sociale.

È il caso di Maire Tecnimont, player industriale multinazionale italiano attivo nella trasformazione delle risorse naturali in prodotti innovativi. Il gruppo ha definito un preciso obiettivo strategico: divenire “abilitatore della transizione energetica a livello mondiale”, valorizzando il ruolo delle persone e delle comunità all’interno delle quali opera. Un percorso iniziato già nel 2018 con la nascita di NextChem, società dedicata proprio a tale trasformazione. Oggi, il portafoglio tecnologico della controllata spazia dalla chimica verde all’economia circolare con un occhio sempre aperto sull’innovazione e la collaborazione internazionale. Elementi che mirano a posizionare la multinazionale e suoi clienti in prima linea nel percorso mondiale verso la neutralità climatica e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda ONU 2030.

Gli obiettivi economico-finanziari incontrano quelli della sostenibilità 

A giugno di quest’anno, Maire Tecnimont ha lanciato la sua strategia di sostenibilità, ispirata agli SDG e ai principi del UN Global Compact (a cui il Gruppo aveva aderito ben 10 anni fa). Un piano completo che intreccia gli obiettivi industriali con precisi indici ESG (environmental, social, governance), definendo una serie di impegni nella riduzione delle emissioni, nell’avanzamento dello sviluppo tecnologico e nell’innovazione, nella promozione di catena di fornitura responsabile; ma anche nello sviluppo del capitale umano, nel sostegno di diversità e inclusione, nella crescita dell’occupazione e nella promozione della salute e sicurezza dei lavoratori.

La parte da leone, in termini di decarbonizzazione e transizione ecologica, la fanno ovviamente i target e i progetti appartenenti a quella E dell’acronimo ESG. 

SOSTENIBILITÀ INTERNA – Il Gruppo è impegnato da tempo nel controllo e nella mitigazione dei propri impatti ambientali sull’ecosistema. Il passo in avanti? Target interni di riduzione dei gas serra. Nel giro di soli due anni, la realtà intende tagliare del 20% le emissioni dirette (Scope 1), quelle indirette legate all’elettricità acquistata e utilizzata (Scope 2) e le emissioni complessive composte da quelle indirette (Scope 3) legate ai trasporti dei propri dipendenti. Per poi correre verso lo zero netto entro il 2030 nelle prime due categorie, e raggiungere la completa decarbonizzazione entro il 2050. Come si realizzerà tutto ciò? Attraverso un approccio integrato per il miglioramento delle performance e seguendo le coordinate della nuova Task Force interna dedicata. Un’unità tecnica a cui spetta il compito di disegnare il percorso verso le zero emissioni nette con target progressivi e azioni verticali. 

L’azione climatica investe oggi tutte le attività del gruppo, includendo anche logistica, e trasporti. Nulla è lasciato al caso. È persino in fase di studio un cantiere modello in grado di minimizzare il suo impatto ecologico ampliando i benefici sul piano sociale. Attualmente la realtà progetta e sviluppa impianti in tutto il mondo, spesso e volentieri anche in condizioni climatiche difficili, dal caldo della penisola arabica al gelo siberiano. Ecco perché il progetto “Green Village Maire Tecnimont” mira a realizzare un sito pilota a basso impatto che ottimizzi la qualità della vita di chi vi dovrà lavorare a prescindere dal termometro. L’attenzione sarà riversata in parte sulla progettazione delle unita’ abitative per dipendenti e degli annessi sistemi di climatizzazione, con l’integrazione dove possibile di moduli fotovoltaici. Ma il progetto valuterà anche apparecchiature e mezzi impiegati nel cantiere, i consumi d’acqua e il ciclo dei rifiuti generati e l’eventuale valorizzazione degli stessi tramite la produzione energetica. Prendendo in considerazione la possibilità di riconvertire il sito, a lavori terminati, in strutture a servizio della comunità locale.

SOSTENIBILITÀ PER LE TECNOLOGIE TRADIZIONALI Una ulteriore linea d’azione è quella che vede il gruppo impegnato a ridurre le emissioni delle tecnologie petrolchimiche tradizionali, iniziando da un improvement energetico degli impianti di produzione di polimero vergine, nella cui progettazione risiede lo storico core business dell’azienda. Perché, come ci ha ricordato l’esplosione della domanda di mascherine e guanti in pandemia, la plastica ha e avrà ancora a lungo un ruolo cruciale nell’economia moderna. 

Per diminuire i consumi energetici e le emissioni nella produzione di polimeri vergini, è stato invece lanciato il progetto EEE, acronimo di Energy Efficiency Engineering. Vero e proprio modello d’avanguardia per il settore della progettazione e costruzione, EEE sarà applicato a breve ad un sistema pilota per poterlo declinare in futuro anche ad altre tipologie impiantistiche. Nel concreto, l’iniziativa valuterà possibili implementazioni, in termini di risparmio energetico e taglio della CO2, su diverse unità di processo misurando le ricadute ambientali.

In parallelo Maire Tecnimont sta sviluppando soluzioni per un uso sostenibile del gas naturale, accompagnandole con tecniche di cattura e riutilizzo della CO2 (CCU). E con soluzioni per il recupero e trattamento del gas idrocarburo rilasciato dai pozzi di petrolio durante l’estrazione.

Ma è necessario anche per questo settore alleggerire il peso climatico, con produzioni più efficienti, ma anche – dove possibile – con l’impiego di alternative bio o provenienti dal riciclo. In questo campo NextChem ha da sempre dato prova di una grande capacità di innovare, anticipando le esigenze della transizione ecologica. Solo nell’ultimo anno si è aggiudicata un contratto da Total Corbion PLA, per la progettazione ingegneristica Front End del primo impianto europeo per l’acido polilattico (PLA). La struttura sorgerà in Francia e genererà 100.000 tonnellate annue di polilattato a partire da risorse rinnovabili. Questo polimero grazie alla sua biodegradabilità e compostabilità rappresenta un materiale perfetto per applicazioni monouso come il packaging della frutta fresca, ma anche per articoli di consumo durevoli come i giocattoli. Un expertise, quello maturato nei biopolimeri, che ad aprile di quest’anno aveva convinto anche TAIF, la più grande società di investimenti nel settore industriale in Tatarstan (Federazione Russa).

Non solo. Quando NextChem è nata, ha pensato subito in grande brevettando una tecnologia di riciclo della plastica (MyReplast) e realizzando con essa lo stabilimento di Upcycling tra i più avanzati d’Europa. Da allora ad oggi, l’innovazione e i progressi in questo campo non si sono mai fermati sviluppando tecnologie capaci di restituire alla plastica recuperata le caratteristiche originali di un materiale vergine. E aumentando in tal mondo sia il valore ambientale che quello economico. 

TECNOLOGIE INNOVATIVE: Il portafoglio di NextChem offre un ricco pacchetto di tecnologie proprietarie e tecnologie licenziate in esclusiva, oltre a piattaforme di integrazione tecnologica e servizi di EPC. Soluzioni abilitanti sul fronte dell’economia circolare, della produzione di combustibili a basso contenuto carbonico, della chimica verde, dell’idrogeno. Innovazioni concrete a supporto della sostenibilità ambientale ma anche di quella economica, capaci di creare valore a partire da rifiuti, risorse rinnovabili e fonti biogeniche. L’obiettivo è rivoluzionare l’impiantistica industriale tradizionale offrendo nuove opportunità di business che facciano bene al Pianeta.

  • WASTE-TO-CHEMICAL In questa categoria rientrano tutti quei progetti di conversione chimica dei rifiuti in materia prima per la sintesi di intermedi chimici e carburanti. NextChem, attraverso la sua controllata MyRechemical, consente la produzione di diversi vettori energetici come l’etanolo, il metanolo e l’idrogeno. Cuore del processo è la trasformazione mediante ossidazione parziale e successiva purificazione del carbonio e dell’idrogeno presenti negli scarti, siano essi rifiuti solidi urbani, plastiche non riciclabili o il cosiddetto “combustibile solido secondario” (CCS). Il risultato? Prodotti “circolari”, caratterizzati un tenore di carbonio più basso rispetto a quello da fonti fossili (leggi anche Dai rifiuti all’idrogeno (e non solo), la ricetta di NextChem per la transizione energetica). Ma soprattutto strumenti accattivanti per l’indipendenza energetica. Si stima che, solo in Italia, la conversione chimica di rifiuti non riciclabili meccanicamente potrebbe portare nel giro di pochi anni ad una produzione di ben 160-200.000 tonnellate annuali di idrogeno circolare. 

In realtà le soluzioni lato rifiuti plastici sono molteplici. La società ha stretto un accordo con la norvegese Agylix per inserire nel suo portafoglio tecnologico un’avanzata tecnologia di pirolisi. Di cosa si tratta? Di una delle più promettenti alternative al riciclo meccanico: un processo di conversione termochimica in assenza di ossigeno grazie a cui le catene polimeriche sono scomposte in molecole più piccole e quindi trasformate in nuovi prodotti con le stesse caratteristiche qualitative delle plastiche originali. Spazio anche alle nuove tecnologie di depolimerizzazione. Ne è un esempio lampante DEMETO, progetto europeo coordinato dalla società e finalizzato al trattamento chimico del PET e delle fibre di Poliestere. L’iniziativa, finanziata dal programma Horizon 2020, ha messo a punto un processo modulare e scalabile, che utilizza le microonde per scomporre il polimeri plastici nei loro elementi costituenti: glicole etilenico e acido tereftalico. NextChem ha coordinato il progetto, occupandosi della progettazione e della costruzione dell’impianto pilota che sarà inaugurato a breve.

  • CHIMICA VERDE – Grazie alla cosiddetta Green Chemistry è possibile ricreare quelle molecole essenziali all’economia moderna di origine fossile a partire da fonti biogeniche. In questo contesto NextChem si è specializzata nelle tecnologie di produzione di intermedi e biocarburanti. Si va dal diesel rinnovabile (HVO), un carburante drop-in chimicamente indistinguibile dal diesel petrolifero, ma ottenuto da oli vegetali esausti, all’etanolo di seconda generazione prodotto da residui agricoli e scarti dell’industria forestale. In questo comparto, rientrano anche tutti gli intermedi destinati alla sintesi dei biolubrificanti, un ambito in cui l’azienda è impegnata su più livelli. Accanto a tecnologie e capacità progettuale, ha aggiunto, infatti, l’istituzione del primo Osservatorio nazionale sui biolubrificanti. E al forum CompraVerde 2021 (dal 6 all’8 ottobre) presenterà i primi risultati del suo studio.
  • FONTI RINNOVABILI Non potevano ovviamente mancare le fonti rinnovabili, altro emblema della transizione energetica. Parte dell’expertise si concentra sui nuovi colori dell’idrogeno: verde e blu. NextChem ha già firmato un protocollo d’intesa con EGP per la realizzazione di un impianto di elettrolisi alimento da energia fotovoltaica, negli Stati Uniti. E assieme alla KT – Kinetics Technology sta sviluppando una innovativa tecnologia proprietaria per la produzione del vettore tramite accoppiamento del gas naturale e dell’elettricità “rinnovabile”. Il Gruppo Maire Tecnimont possiede inoltre una controllata ad hoc nel settore delle green energy: Neosia Renewables, realtà che fornisce competenze specifiche nella realizzazione di impianti fotovoltaici, eolici e a biomasse su larga scala.

A fare da raccordo tra le diverse innovazioni della transizione energetica, ci pensa un ulteriore progetto firmato NextChem: il Distretto Circolare Verde. Si tratta di un innovativo modello per la riqualificazione e riconversione verde dei siti industriali tradizionali e in particolare quelli “hard to abate” come petrolchimico e il siderurgico. L’obiettivo è integrare diverse tecnologie di decarbonizzazione ed economia circolare in un solo sito, con l’obiettivo di apportare benefici ambientali, sociali ed economici. Nel contempo il Distretto consente una serie di sinergie e ottimizzazioni fra strutture e competenze lavorative già esistenti con nuove figure di riferimento, progetti innovativi e tecnologie digitali. La società ha elaborato una serie di progetti di studio per diverse località italiane che potrebbero portare alla produzione integrata di polimeri riciclati, prodotti chimici verdi, idrogeno e carburanti circolari.

In collaborazione con NextChem