Si compra meno ma meglio, appartamenti più piccoli ma certificati. Questo quanto emerso dall'ultima indagine del Cresme per Federcostruzioni.
La funzionalità della casa batte l’estetica. Questo quanto emerso da una recente indagine commissionata da Federcostruzioni al centro di ricerca del Cresme, dal titolo “La qualità dell’edilizia in Italia. Definizioni, percezioni, criticità e vantaggi” svolta su un campione di 800 famiglie. I dati emersi non lasciano spazio alle interpretazioni: non sono più le grandi rifiniture interne, gli stucchi o i caminetti in marmo a fare la differenza nell’acquisto di un immobile, ma una buona caldaia e infissi extraisolanti. Secondo il rapporto del Cresme sembra dunque che gli italiani abbiano scelto la qualità, ponendo al primo posto nella scelta di un immobile, il suo fabbisogno energetico totale, quasi sempre relativo alle spese gestionali. Risparmio sul portafogli significa comunque risparmio sull’ambiente.
“E’ cambiata la mentalità – afferma Paolo Buzzetti, presidente di Federcostruzioni – fino a poco tempo fa quasi nessuno conosceva la differenza tra edificio in classse A e B. Oggi, invece, si apprezza la qualità del costruito; ci troviamo di fronte ad una tendenza irreversibile”. In sintesi perciò, meglio spendere un po’ di più nella fase iniziale, ma investire nel tempo di vita degli appartamenti; l’80% degli intervistati dal Creme dichiara di aver cambiato appoccio: meglio una casa più piccola ma di maggiore qualità, rispetto ad una grande ma senza garanzie.
Dallo stesso rapporto però emerge anche una certa riluttanza nella scelta a favore del patrimonio edilizio esistente del nostro Paese, troppo spesso definito “trascurato”, dagli stessi italiani intervistati. E mentre il Piano-città tenta l’ingresso nel Decreto Sviluppo, gli esperti avvertono: “Serve maggiore informazione”. Nella giungla degli incentivi, delle detrazioni e dei certificati energetici, non si può far altro che perdersi.