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Superbonus in Manovra: la tassa “nascosta” che colpisce le ristrutturazioni

Secondo un articolo contenuto nella prossima Legge di Bilancio 2024, i costi di ristrutturazione sostenuti con il Superbonus non potranno essere dedotti e la tassa del 26% in caso di vendita si calcolerà sul valore totale del bene ristrutturato

Superbonus in Manovra
© rotorania, 123RF Free Images

L’obiettivo dell’articolo 18 potrebbe essere quello di colpire gli “speculatori”

(Rinnovabili.it)- Circola da pochi giorni la bozza di ddl per la prossima Legge di Bilancio 2024 e i temi da discutere sono già moltissimi. Dopo aver dichiarato senza mezzi termini che non ci sarebbe stato spazio per il Superbonus in Manovra, ecco che spunta un articolo che colpisce proprio coloro che hanno utilizzato tale detrazione per riqualificare la propria casa.

Colpire gli “speculatori” con il 26% di tasse

L’incriminato è l’articolo 18 che interviene a gamba tesa sulle compravendite di case ristrutturate da meno di 5 anni. A partire dal prossimo gennaio 2024, recita l’articolo, e plusvalenze sulla vendita di immobili su cui siano stati effettuati interventi di Superbonus conclusi da meno di 5 anni, non saranno considerati “redditi diversi”. Questo significa che il 26% delle tasse sarà calcolato sull’intera plusvalenza senza scontare il costo della ristrutturazione nel caso in cui si sia deciso di optare per sconto in fattura o cessione del credito. Sono esclusi gli immobili ereditati o adibiti a prima casa per la maggior parte dei 5 anni precedenti alla vendita, e gli immobili per i quali il Superbonus sia stati fruito come detrazione Irpef diretta.

Senza dubbio si tratta di una misura prevista dal Governo per colpire gli “speculatori”, ovvero coloro che hanno acquistato un immobile da ristrutturare ad una cifra inferiore, per poterlo rivendere al termine della riqualificazione, con una maggiorazione significativa del prezzo e dopo aver recuperato il costo dell’intervento dallo Stato grazie all’incentivo.

In linea di principio l’art.18 permette di non beneficiare sia del Superbonus che dell’incremento del prezzo di vendita. Coloro che non hanno optato per lo sconto in fattura o cessione del credito, portando invece il Superbonus in detrazione diretta, non saranno colpiti dall’extra tassa anche se la vendita avviene entro 5 anni dai lavori. Per questi ultimi, i lavori di ristrutturazione potranno essere dedotti come “costi inerenti al bene” e non tassati al 26%.

Per coprire il “buco nei conti pubblici” del Superbonus arrivano altri 15 mld

Sul non trovare proroghe al Superbonus nella Manovra 2024 non c’era alcun dubbio, soprattutto a valle delle dichiarazioni del Governo che lo ha definito un “buco nei conti pubblici”. Proprio per ovviare a questo problema di bilancio, il recente Decreto Anticipi ha aggiunto ulteriori 15 miliardi al fondo per finanziare la misura del 110 per cento. La situazione però non è delle più rosee: restano ancora incagliati oltre 30 miliardi di crediti, che aziende e cittadini non riescono a cedere trasformandola in liquidità necessaria per completare i lavori. Inoltre resta ancora un pesante dubbio sulla classificazione che Eurostat deciderà di dare per il 2024 ai crediti legati al Superbonus. E nel caso in cui non venga finalmente sbloccata questa notevole mole di crediti incagliati, il peso della misura graverà tutto sui conti pubblici del prossimo anno.