Per aiutare gli sfollati ucraini, la no profit di Shigeru Ban ha installato dei rifugi temporanei in carta e tessuto, per concedere un po' di tregua e privacy a chi scappa dalla guerra
Il sistema PPS allestito per gli sfollati ucraini è stato utilizzato quale rifugio temporaneo in molte situazioni d’emergenza
(Rinnovabili.it) – Non è la prima volta che il Premio Pritzker per l’architettura Shigeru Ban si da da fare in situazioni di emergenza. In questo caso l’aiuto è andato agli sfollati ucraini ospitati in Polonia. Con la sua organizzazione senza scopo di lucro Voluntary Architects’ Network (VAN) ha installato una serie di rifugi temporanei con divisori in carta per concedere un minimo di privacy alle famiglie, prevalentemente mamme con bambini, scappate dalla guerra.
L’installazione della struttura è avvenuta grazie alla collaborazione dell’architetto polacco Hubert Trammer, membro del New European Bauhaus.
Un materiale umile per uno scopo grande
Il sistema si chiama Paper Partition System (PPS) ed è tanto semplice quanto efficace. Si tratta di tubi in carta riciclata, assemblati ad incastro, sopra i quali vengono poi stesi dei teli in tessuto per garantire la privacy.
Così come fatto per gli sfollati ucraini, il sistema ideato da Ban si è reso utile anche in passato per altre emergenze. Tra i primi ad essere stati aiutati da questi rifugi temporanei ci sono le numerose vittime dei terremoti che hanno avuto luogo in Giappone.
“Si chiamano sfollati, ma sono persone normali come noi”, ha dichiarato Shigeru Ban in un’intervista con il quotidiano Asahi Shimbun. “Sono con i loro familiari, proprio come i sopravvissuti ai disastri naturali dopo le emergenze. Ma la grande differenza è che gli sfollati ucraini non sono con i loro mariti o padri”.
I due siti dove sono stati installati i rifugi temporanei, in un ex supermercato di Chelm e nella stazione ferroviaria di Wrocław Główny permettono di accogliere oltre 600 persone. Ogni modulo può ospitare da 2 a sei persone. L’assemblaggio non è semplicissimo essendo ad incastro. Ma il team si è servito di un prototipo sviluppato nella vicina Università, per velocizzare le operazioni di accoglienza.