L’agenzia italiana ha realizzato un’innovativa serra solare dotata di orto idroponico e monitoraggio del microclima. L’impianto può essere integrato in edilizia per dare una mano al riscaldamento invernale e alla coltivazione domestica
Serra bioclimatica ENEA: scalda la casa d’inverno e aiuta a raffrescarla in estate
(Rinnovabili.it) – La Scuola delle Energie di ENEA sta sperimentando un nuovo strumento dedicato al risparmio energetico in edilizia. Dopo il tetto giardino e lo speciale cappotto verde, l’Agenzia nazionale ha progetto un nuovo elemento di bioedilizia da integrare nell’immobile: la serra bioclimatica.
Di cosa si tratta? Di un sistema ad alta efficienza energetica in grado di captare l’energia solare e veicolarla all’interno dell’edificio, contribuendo in questo modo alla climatizzazione passiva degli ambienti. Conosciuta anche con il nome di serra solare o serra captante, la struttura in sé non è una novità. Lo sono, al contrario, le caratteristiche aggiunte al progetto dall’ENEA che ha sposato la sua serra bioclimatica con un orto domestico idroponico (ossia che non necessita di terreno). Un sistema di monitoraggio microclimatico permette inoltre agli esperti Enea di misurare temperatura, umidità e radiazione solare. Ma per capire il progetto e le sue innovazioni, è necessario fare qualche passo indietro.
Serra bioclimatica: cosa è e come funziona?
Le serre bioclimatiche sono a livello architettonico dei “semplici” spazi realizzati con infissi e vetri (o materiali plastici trasparenti con U ≤ 1,5 W/m2K), che possono essere integrati o confinanti con un edificio. Il loro scopo è quello di raccogliere e conservare l’energia solare per contribuire al riscaldamento domestico, offrendo nel contempo spazio abitale.
Il sistema non deve essere confuso con le tradizionali verande. Per essere considerata una serra bioclimatica a tutti gli effetti, infatti, la struttura necessita di un orientamento definito (nell’arco tra sud-est e sud-ovest), precisi requisiti tecnici e materiali ad hoc che permettano l’irraggiamento solare limitando la dispersione termica. Nel dettaglio, la serra deve avere un rapporto tra superficie vetrata e superficie totale di almeno 7:1 e dimostrare la sua funzione di riduzione della domanda di energia primaria per il riscaldamento in una misura del 10 per cento o più. Inoltre, è essenziale che abbia sistemi di ombreggiatura mobili (e non fissi) e che sia dotata di un’ampia apertura: in questo modo infatti è possibile evitare il surriscaldamento estivo. Altro requisito imprescindibile, la serra solare non deve essere riscaldata dal sistema di climatizzazione dell’abitazione e i locali ad essa collegati devono rispettare i criteri di aerazione e illuminazione naturale diretta previsti per legge.
Il vantaggio di queste strutture è prima di tutto quello di dare una mano al contenimento dei consumi (si calcola un guadagno energetico durante la stagione invernale di almeno il 20 per cento). La serra bioclimatica permette anche di ottenere uno spazio aggiuntivo senza influire sulla cubatura, dal momento che viene considerate come “volume tecnico”. Un altro dei punti a suo favore è che viene considerata tra gli interventi di risparmio energetico in edilizia in grado di accedere agli ecobonus. In altre parole, la sua realizzazione si può usufruire della detrazione Irpef con aliquote fino al 65% sui costi dell’intervento.
La serra solare di ENEA: la bioedilizia incontra la coltivazione idoor
La serra bioclimatica Enea è solo l’ultimo gioiello della corona di soluzione edilizie verdi messe a punto in questi anni dall’Agenzia. Il sistema installato, come spiega Carlo Alberto Campiotti, responsabile del Laboratorio Regioni Area Settentrionale – Dipartimento Unità Efficienza Energetica, “è di tipo convettivo: lo scambio d’aria con lo spazio abitabile avviene attraverso la finestratura che divide la serra posta sulla terrazza dall’ambiente interno e che d’inverno viene aperta per convogliare l’aria calda raccolta di giorno all’interno dell’abitazione”.
Ad arricchirne estetica e funzionalità è l’orto idroponico che si trova al suo interno e in cui i ricercatori stanno attualmente facendo crescere delle piante di pomodoro. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto la ricercatrice Patrizia De Rossi – è di coltivare un vero e proprio orto casalingo, che grazie ai fenomeni fotosintetici e traspirativi delle piante, riduca le emissioni di CO2 della casa e favorisca il raffrescamento dello spazio abitato nei periodi estivi”.
Il progetto prevede, in una prima fase, di individuare le piante con una maggiore traspirazione e quindi di monitorarle nel periodo estivo del test per verificare la riduzione della temperatura interna e calcolare l’effetto sulla spesa energetica per la climatizzazione.
Tra gli obiettivi della sperimentazione, i ricercatori puntano anche a verificare l’opportunità di una collocazione sul lato nord della casa – dove l’impianto potrebbe rappresentare uno ‘spazio cuscinetto’ per aumentare l’isolamento termico dell’appartamento nei periodi invernali – valutando il suo contributo al miglioramento della classe energetica, e quindi all’innalzamento del valore di mercato dell’abitazione.