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Restauro e ricostruzione del patrimonio, 100 storie italiane

“100 Italian Architectural and Conservation Stories” racconta la filiera del Made in Italy che lavora nel cantiere più grande del mondo: i crateri dei terremoti che hanno colpito il Centro Italia

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Foto di Andrew Martin da Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – 100 Italian Architectural and Conservation Stories. Ancora una volta Ermete Realacci racconta, attraverso la Fondazione Symbola che presiede, le storie di straordinaria bellezza di un’Italia che molti non si aspettano.

L’Italia ha una secolare cultura della conservazione del patrimonio storico che «è alla base dell’identità nazionale e incrocia l’economia, i saperi, l’innovazione, il futuro». Il patrimonio storico e artistico italiano è assai eterogeneo, oltre che ricchissimo. Questo ha richiesto nel tempo grande perizia nel campo del recupero e del restauro, costante innovazione delle tecniche di intervento e capacità di lettura storico-critica del costruito, capacità di progettazione e maestranze di alta qualità: un insieme di capacità che rendono i nostri restauratori richiesti e apprezzati in tutto il mondo. 

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Un riscontro tangibile di tale apprezzamento si è avuto nel 2020, quando l’intervento di restauro sulla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, distrutta durante il terremoto de L’Aquila nel 2009, è stato insignito dell’European Heritage Awards, il più prestigioso riconoscimento europeo che premia le migliori pratiche nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. Il cantiere è durato da gennaio 2016 a dicembre 2017. Grazie all’impiego di tecnologie innovative, la Basilica è rimasta aperta ai fedeli e alle funzioni anche con i lavori in corso. 

Un Paese ad alto rischio sismico

100 Italian Architectural and Conservation Stories è dedicato da Fondazione Symbola, Fassa Bortolo (azienda nata nel 1710 che produce adesivi, sigillanti e altri prodotti per l’edilizia) e Assorestauro a questa filiera del Made in Italy che opera nel cantiere più grande del mondo: i crateri dei terremoti che hanno colpito il Centro Italia. Cantieri dove impresa, università e ricerca hanno lavorato insieme a riprova che anche nel caso del restauro la contaminazione di competenze porta a raggiungere i risultati migliori.

L’Italia è purtroppo un Paese ad alto rischio sismico. Negli anni sono state messe a punto nuove tecniche per la messa in sicurezza degli edifici storici e nuovi materiali da impiegare nei lavori di consolidamento. È ancora una volta italiano il primo protocollo al mondo che certifica la sostenibilità nel recupero dell’edilizia storica e il primo edificio al mondo ad essere certificato, le ex-scuderie del Monastero benedettino della Rocca di Sant’Apollinare nei pressi di Spina, in provincia di Perugia.

100 Italian Architectural and Conservation Stories menziona gli istituti di ricerca e formazione nel settore del restauro e del recupero, come l’Opificio delle pietre duredi Firenze, l’Istituto Centrale del Restauro di Roma, la facoltà di Architettura della Sapienza Università di Roma che nel 1919 – prima nel mondo – istituì un insegnamento legato al restauro dei monumenti, l’ICCROM-Centro internazionale per la conservazione e il restauro dei beni culturali

L’interesse dell’Italia per il green si conferma anche nel settore edilizio: siamo il secondo paese in Europa per numero di edifici certificati da protocolli energetico-ambientali (16 milioni di metri quadri di edilizia sostenibile). L’analisi del Cresme stima in oltre 638 milioni di euro il valore del mercato del restauro.