Ristrutturare almeno il 15% degli edifici in classe G, stop ai combustibili fossili per il riscaldamento dal 2040, nuovi standard di prestazioni energetiche degli edifici.
Presentata a Bruxelles la revisione della Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli edifici
(Rinnovabili.it) – E’ stata presentata oggi alla Commissione Europea la nuova direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici EPBD.
La revisione si allinea con il Green Deal europeo e traduce in un’azione legislativa concreta la strategia di “Renovation Wave” proposta dalla Commissione.
L’obiettivo è di decarbonizzare il parco immobiliare dell’UE entro il 2050, intervenendo sulla ristrutturazione di edifici pubblici e privati per ridurre le emissioni di gas serra e le bollette energetiche.
“Gli edifici sono il singolo più grande consumatore di energia in Europa, utilizzando il 40% della nostra energia e creando il 36% delle nostre emissioni di gas serra. Questo perché la maggior parte degli edifici nell’UE non sono efficienti dal punto di vista energetico e sono ancora per lo più alimentati da combustibili fossili. Dobbiamo fare qualcosa con urgenza, poiché oltre l’85% degli edifici di oggi sarà ancora in piedi nel 2050, quando l’Europa dovrà essere climaticamente neutra”, ha dichiarato il commissario per l’Energia, Kadri Simson. “Migliorare le nostre case è anche una risposta efficace agli alti prezzi dell’energia: gli edifici con le prestazioni peggiori nell’UE consumano molte volte più energia di quelli nuovi o adeguatamente ristrutturati. E spesso sono i più vulnerabili che vivono nelle case meno efficienti e quindi faticano a pagare le bollette. La ristrutturazione riduce sia l’impronta energetica degli edifici che i costi energetici per le famiglie, stimolando anche l’attività economica e la creazione di posti di lavoro”.
Emissioni zero per i nuovi edifici a partire dal 2027
La nuova Direttiva sulle Prestazioni energetiche degli edifici fissa il 2030 quale data d’inizio a partire dalla quale tutti i nuovi edifici dovranno essere ad emissioni zero. Tempi che si riducono ulteriormente per le nuove costruzioni pubbliche, che dovranno eliminare le emissioni a partire dal 2027.
Un target di questo tipo potrà essere raggiunto unicamente costruendo edifici che consumino poca energia, che siano alimentati da fonti rinnovabili, che non emettano carbonio da combustibili fossili. Le caratteristiche dovranno essere contenute nel certificato di prestazione Energetica relativo al consumo energetico globale per il riscaldamento sulla base dell’intero ciclo di vita.
Dalla Classe G alla F per le ristrutturazioni
In quanto agli interventi di ristrutturazione la nuova Direttiva EPBD propone nuovi standard minimi di prestazione energetica a livello Europeo per tutti gli Stati Membri.
Entro il 2027, tutti gli Stati Membri, dovranno convertire almeno il 15% del proprio patrimonio edilizio NON residenziale con le prestazioni peggiori, ovvero in Classe G, passando almeno alla Classe F.
Lo stesso varrà per gli edifici residenziali, ma entro il 2030.
Focalizzare l’attenzione iniziale sugli immobili più energivori ha chiaramente il duplice obiettivo di massimizzare il potenziale di decarbonizzazione e alleviare la povertà energetica.
Riassumendo:
Edifici non residenziali ed edifici pubblici,
- dal 1 gennaio 2027 dovranno passare almeno alla Classe F,
- dal 1 gennaio 2030 dovranno passare in Classe E;
Edifici residenziali,
- dal 1 gennaio 2030 dovranno passare alla Classe F
- dal 1 gennaio 2033 dovranno passare in Classe E.
Un’azione non da poco se si pensa che, secondo le stime della Commissione, ci sono oltre 30 milioni di unità immobiliari dell’UE che consumano almeno 2,5 volte in più rispetto alla media.
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Su questo tema il Vice-President per il Green Deal Europeo, Frans Timmermans ci ha tenuto a specificare che non ci sarà alcun divieto di vendita per gli edifici in Classe G, per le seconde case o per gli edifici storici. Sarà compito delle autorità nazionali stabilire i criteri secondo i quali far rispettare gli standard. Il commento è avvenuto nello specifico in italiano, andando a placare le polemiche sollevate dal nostro Paese negli ultimi giorni e legate alla disuglianza presente tra gli Stati Membri in quanto alla classificazione energetica degli edifici. In Italia gli edifici costruiti prima del 1970, e quindi senza Attestato energetico, sarebbero oltre 7 mln.
APE, Attestati di Prestazione Energetica o EPC Energy Performance Certificates
L’elemento base per determinare il consumo energetico degli edifici resta l’Attestato di Prestazione Energetica (APE), l’Energy Performance Certificates (EPC), guida utile per operazioni di investimento, acquisto o affitto.
La nuova Direttiva permetterà di migliorare le informazioni contenute negli APE e renderle più chiare.
Tutti gli edifici oggetto di grandi ristrutturazioni, gli edifici oggetto di rinnovo del contratto di locazione e tutti gli edifici pubblici, dovranno essere obbligatoriamente dotati di APE.
Anche gli immobili in vendita o in affitto dovranno essere muniti di certificato di prestazione energetica e la classe energetica dovrà comparire su tutti gli annunci.
Il compito degli Stati Membri
I piani Nazionali di ristrutturazione degli edifici dovranno essere integrati nei piani nazionali per l’Energia e il Clima.
In questo modo sarà possibile monitorare i progressi e mobilitare coerentemente i finanziamenti.
Entro il 2040 tutti gli Stati Membri sono chiamati ad eliminare i combustibili fossili quale fonte energetica per il riscaldamento ed il raffrescamento.
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La Commissione inoltre suggerisce a tutti i Paesi UE di rivedere la normativa nazionale sui finanziamenti pubblici e privati. Entro il 2027 gli Stati avranno la possibilità di vietare l’uso di combustibili fossili negli edifici.
Il Passaporto per la ristrutturazione, “Building Renovation Passport”
La nuova Direttiva Europea sulle Prestazioni energetiche degli edifici (EPBD) introduce inoltre il Building Renovation Passport, il “Passaporto per la ristrutturazione”. Si tratta di uno strumento ideato per facilitare la pianificazione dei lavori necessari alla ristrutturazione graduale verso le zero emissioni.
Veicoli elettrici e colonnine di ricarica
Oltre ad incoraggiare l’uso delle tecnologie intelligenti per monitorare i flussi energetici e creare banche dati digitali, la nuova Direttiva EPBD permette l’installazione di infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici annoverando tra gli interventi di ristrutturazione il precablaggio per i caricabatterie privati.