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Monash Woodside, il più grande Passivehaus dell’emisfero sud

Il Woodside Building è un laboratorio vivente per toccare con mano i vantaggi della progettazione PassiveHaus senza rinunciare a comfort e qualità

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Monash Woodside credits: Grimshaw Architects

Oltre alla certificazione PasiveHaus, il Monash Woodside è il primo edificio d’Australia ad emissioni zero

(Rinnovabili.it) – Studiare all’intero di un edificio pioneristico per comprendere al meglio i molteplici vantaggi della progettazione PassiveHaus ad alta efficienza. Ecco l’obiettivo, raggiunto, dell’ultimo edificio della Monash Univerisity, il Woodside Building for Technology and Design.

Completato alla fine del 2020 su progetto di Grimshaw Architects, l’edificio è ancora oggi il più grande PassiveHaus certificato dell’emisfero australe.

I 23.000 mq per cinque piani del Monash Woodside sono strutturati come un laboratorio vivente per studenti e ricercatori impegnati nell’ingegneria, nell’informatica e nello sviluppo di tecnologie smart all’avanguardia.

Comfort, qualità degli spazi, ma a bassi consumi

credits: Monash University

La sfida iniziale del Monash Woodside Building era quella di massimizzare la luce naturale, abbattendo drasticamente i consumi energetici. Spesso il concetto di PassiveHaus è associato ad un edificio estremamente compatto, con superfici vetrate il minimo indispensabile a consentire l’illuminazione, ma senza troppa dispersione termina. Nel caso dell’Università di Melbourne invece il concetto è completamente ribaltato.

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Per arrivare agli eccellenti risultati ottenuti tuttavia è stato indispensabile pianificare, sin dal primo istante, ogni singolo passaggio tra progettisti e tecnici, per individuare le soluzioni ideali, i sistemi adeguati e la corretta manutenzione successiva.

Progettazione circadiana

L’orientamento est-ovest cattura tutto il sole del mattino e del pomeriggio, evitando i fenomeni di abbagliamento grazie alle facciate ad alte prestazioni ombreggiate. Il lato sud è fortemente ombreggiato mentre a nord la facciata si apre con viste sull’esterno.

I progettisti hanno seguito un approccio circadiano alla collocazione delle stanze. Le aule più grandi con il maggior carico operativo e dispendio di energia, sono collocate nel cuore dell’edificio, illuminate naturalmente con lucernari dal tetto. Gli spazi di lavoro più piccoli invece occupano il perimetro dell’edificio dove il sole è più intenso ed i carichi energetici più impegnativi.

Monash Woodside credits: Grimshaw Architects

Il fabbisogno di riscaldamento dell’edificio è pari a 9 kWh/(m²a) con una domanda di energia primaria attestata 74 kWh/(m²a), coperta dalla produzione di energia rinnovabile in loco di 64 kWh/(m²a) grazie anche ai 250 Kw di pannelli solari.

Il team di Grimshaw inoltre ha calcolato ogni singolo consumo di carburante o energia extra, acquistando crediti per compensare anche questo genere di emissioni.

Oltre alla certificazione PassiveHaus, l’edificio si è anche aggiudicato il riconoscimento Climate Active, diventando il primo edificio d’Australia ad emissioni zero.

Apprendimento trasparente

Il locale impianti è volutamente inserito in un involucro vetrato, per consentire a tutti di vedere in prima persona il ruolo dei diversi componenti tecnologici.

Alcune aree del pavimento rialzato sono in vetro stratificato retroilluminato al LED per mostrare come funzionano i vari servizi meccanici, idraulici ed elettrici.

La struttura in acciaio ed i pilastri a vista includono una serie di sensori che mostrano al visitatore le come le sollecitazioni e le vibrazioni sugli elementi strutturali cambiano in base alle diverse condizioni di carico e temperatura.

La combinazione di strategie ambientali attive e passive definisce l’espressione e le operazioni dell’edificio, mostrando allo stesso tempo la Monash University in modo intelligente e guidando la sua iniziativa Net-Zero 2030 con un’architettura specifica per lo scopo“, ha sottolineato Andrew Cortese partners di Grimshaw.

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About Author / Alessia Bardi

Si è laureata al Politecnico di Milano inaugurando il primo corso di Architettura Ambientale della Facoltà. L’interesse verso la sostenibilità in tutte le sue forme è poi proseguito portandola per la tesi fino in India, Uganda e Galizia. Parallelamente alla carriera di Architetto ha avuto l’opportunità di collaborare con il quotidiano Rinnovabili.it scrivendo proprio di ciò che più l’appassiona. Una collaborazione che dura tutt’oggi come coordinatrice delle sezioni Greenbuilding e Smart City. Portando avanti la sua passione per l’arte, l’innovazione ed il disegno ha inoltre collaborato con un team creativo realizzando una linea di gioielli stampati in 3D.