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Perché dovremmo costruire più grattacieli in legno

Secondo Eduardo Wiegand, partner del progetto Kokoon, sono il modo migliore per combattere i cambiamenti climatici e limitare le emissioni di CO2 in bioedilizia

Perché dovremmo costruire sempre più grattacieli in legno

 

(Rinnovabili.it) –Il polo nord magnetico della bioarchitettura è la lotta ai cambiamenti climatici, ma la soluzione non è certo univoca né semplice da individuare in tutti i suoi aspetti. Da cosa partire? Su quali materiali puntare? Che considerazioni devono guidare lo sviluppo urbanistico in un dato contesto? Quali ripercussioni sulla vita in comune sono desiderabili e quali vanno evitate? La serie di domande continua quasi all’infinito. Una risposta trasversale e particolarmente interessante arriva, per una via non scontata, dal collaboratore di Kokoon Eduardo Wiegand. E la risposta, in breve, suona così: il futuro è dei grattacieli in legno.

Lo spunto arriva nell’ambito di un progetto svolto sotto gli auspici dell’University School of Arts Design and Architecture di Aalto, che prende le mosse dall’attuale crisi abitativa in Finlandia. La proposta elaborata dal progetto, in sintesi, è un sistema di abitazioni prefabbricate, trasportabili e modulari, capaci di riconfigurarsi e rispondere alle più diverse esigenze. Ma il fattore comune è il materiale impiegato, il legno. Da qui parte una riflessione più ampia da parte di Wiegand.

 

Il peso dell’edilizia sulle emissioni globali

Il primo punto riguarda la sostenibilità del legno rispetto ai concorrenti principali in edilizia, cioè cemento e acciaio. È quasi pleonastico ricordare che il legno è l’unica fonte rinnovabile, richiede incomparabilmente meno energia per essere prodotto, non produce rifiuti al termine del suo ciclo di vita anzi è pronto per il riuso finché non lo si lascia decomporre o lo si impiega come combustibile. Ma, soprattutto, dei tre materiali è l’unico che assorbe e stocca in sé grandi quantità di CO2, fino a 1 t per fusto in media.

È davvero importante preferire il legno a cemento e acciaio? Quali vantaggi concreti derivano da questa scelta in bioedilizia? Un semplice dato vale mille risposte: in Europa, nell’ultimo decennio, l’industria dell’edilizia è stata responsabile del 36% delle emissioni totali; il dato sale al 39% se ci spostiamo negli Usa. In altri termini, aggredire questo segmento del ciclo di vita di un edificio significa massimizzare l’impatto – in positivo – sull’ambiente e la mitigazione dei cambiamenti climatici. Secondo Wiegand sono indispensabili degli adeguamenti normativi che incentivino l’uso del legno, almeno da parte di una minoranza “illuminata” che funga da esempio per altri Stati.

 

Perché dovremmo costruire sempre più grattacieli in legno

Uno skyline di grattacieli in legno

A questo punto, Wiegand compie un passaggio di scala e passa a considerare la città nel suo complesso. In termini di sostenibilità, più la città è densa e più risulta efficiente, mentre il fenomeno dello sprawl va in direzione di spreco e inquinamento. La densità della città, infatti, è direttamente legata alle emissioni di CO2. Perciò, conclude Wiegand unendo le due riflessioni, la soluzione migliore ha la forma di “città di legno compatte”, verticali.

In altre parole, grattacieli in legno. Una posizione che trova forti critiche: sono in molti a ritenere che non sia altro che una moda, quasi un vezzo, e che il materiale vada impiegato altrimenti. Wiegand dal canto suo passa in rassegna le diverse tipologie di legno (Gluelam, CLT, LVL, LSL, PSL), concludendo che la tecnologia esistente  – e necessaria per realizzare grattacieli in legno – è più che valida.

Infine, un ultimo vantaggio evidenziato da Wiegand. Le città odierne sono generalmente in forte espansione, o i loro edifici hanno una durata media di vita piuttosto bassa. Ad esempio, la metà degli edifici residenziali in Uk, che non è certo la Cina, viene demolita quando ha tra gli 11 e i 32 anni di vita. Con un sottoprodotto di rifiuti di cemento e acciaio abnorme. Visti questi ritmi, il legno – riutilizzabile o riciclabile, a quello stadio – appare senz’altro come l’alternativa migliore per limitare le emissioni e lottare contro i cambiamenti climatici.