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FLEXLab: il primo “edificio vivente” che prevede il futuro

Grazie a FLEXLab sarà possibile scoprire in anticipo le prestazioni energetiche di un edificio o di un nuovo prodotto, testandole direttamente sul campo

1 FLEXLab il primo “edificio vivente” che prevede il futuro

 

(Rinnovabili.it) – Provare l’efficienza di un nuovo serramento, scoprire in anticipo le capacità delle schermature solari, o prevedere il consumo di un intero edificio, nell'”edificio prova” di FLEXLab tutto è possibile.

 

Nonostante le moltitudini di test che possiamo svolgere in laboratorio e su carta, le effettive prestazioni energetiche di un nuovo prodotto per l’edilizia, siamo in grado di conoscerle solo dopo averlo inserito in un progetto reale concretamente costruito.
Grazie all’incredibile progetto messo a punto dal Lawrence Berkeley National Laboratory (Berkeley Lab), possiamo dire che questo problema ormai è storia.

3-FLEXLab-il-primo-“edificio-vivente”-che-prevede-il-futuroLa chiave del successo è FLEXLab – The Facility for Low Energy Experiments – a tutti gli effetti un edificio appositamente creato per trasformarsi nel banco di prova delle infinite sperimentazioni di tecnologie e materiali del mondo delle costruzioni, per riuscire a calcolarne in anticipo l’effettiva impronta di carbonio energetica.

I circa 120 mq del laboratorio FLEXLab sono costruiti sopra una particolarissima piattaforma rotante che permette di modificare in ogni singolo istante l’orientamento dell’edificio, un dettaglio non indifferente che consente agli utenti di verificare le prestazioni dei prodotti in base ai vari angoli d’inclinazione dei raggi solari, all’altezza del sole ed all’orientamento dell’edificio.
Le applicazioni di un laboratorio “vivente” come quello realizzato dalla Berkeley sono potenzialmente infinite: oltre a testare in pratica tecnologie come le schermature solari, i sistemi fotovoltaici integrati o i materiali isolanti, FLEXLab permette di anticipare il comportamento di un intero edificio individuando ad esempio la collocazione ottimale delle finestre per captare la massima illuminazione naturale senza però generare uno scomodo riverbero.

Con un approccio di questo tipo ad esempio si sarebbe potuto evitare l’incredibile e sconvolgente episodio generato dal “Walkie Talkie”, l’edificio progettato da Rafael Viñoly che, a causa della particolare inclinazione della facciata vetrata, è addirittura stato capace di fondere alcune auto in sosta con un micidiale raggio solare.