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Ri-Genera, così gli edifici abbandonati diventano fattorie verticali

Capannoni industriali abbandonati ed ex fabbriche si trasformano in serre idroponiche. A renderlo possibile è il sistema “Arkeofarm”, creato da ENEA e Idromeccanica Lucchini

fattorie verticali
Foto di 41330 da Pixabay

 

Le fattorie verticali potrebbero riqualificare intere aree periferiche degradate

(Rinnovabili.it) – La parola d’ordine dell‘edilizia degli anni 2020? Riqualificare in chiave smart, ossia mettere mano al patrimonio esistente per conferirgli un nuovo valore e, magari, anche un nuovo scopo. In questo solco nasce Ri-Genera, progetto per la trasformazione di vecchi edifici abbandonati in nuove fattorie verticali. L’iniziativa è promossa e guidata da ENEA a cui appartiene anche la tecnologia chiave del processo di riqualificazione. Parliamo di Arkeofarm, un sistema intelligente e automatizzato per la coltivazione indoor che si sviluppa in altezza, su più piani.

 

Creato in collaborazione con Idromeccanica Lucchini, l’impianto sfrutta la tecnologia idroponica per la produzione di ortaggi. In altre parole le piante sono coltivate senza suolo, su scaffalature sovrapposte: le radici sono immerse in soluzioni liquide contenenti macronutrienti e mezzi inerti per fornire supporto strutturale. E sono illuminate artificialmente tramite LED che riproducono lo spettro solare, accelerando la fotosintesi. Questa disposizione permette di ottenere alcuni vantaggi rispetto alle colture tradizionali, a partire dalla possibilità di aumentare la resa per area, ridurre il consumo di acqua e abolire completamente l’uso dei pesticidi. “Nella serra – spiega la ricercatrice ENEA Gabriella Funaro – sono impiegate tecniche idroponiche avanzate in ambiente chiuso e climatizzato, con illuminazione artificiale integrale a led che può essere ad altissima automazione grazie a sistemi robotizzati per tutte le operazioni, dalla semina alla raccolta fino al confezionamento”.

 

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In realtà il concetto delle vertical farm o fattorie verticali non è nuovo. L’idea è nata nel 1999 grazie a Dickson Despommier, professore della Columbia University e in questi anni ha dato vita ad una serie di iniziative importanti in giro per il mondo: da The Plant di Chicago all’impianto Nuvege a Kyoto.

Il progetto Ri-Genera si inerisce su questo stesso filone ma cercando di realizzare un modello replicabile nel contesto della riqualificazione urbana. Il sistema Arkeofarm è stato progettato per costituire un “elemento” facilmente adattabile al contesto pre-esistente grazie alla possibilità di essere localizzato in qualsiasi tipo di edificio: da quelli privi di particolari qualità come capannoni, ex-caserme e magazzini dismessi, anche completamente ciechi, alle architetture storiche o con vincoli architettonici.

Attualmente i fabbricati dismessi costituiscono una rilevante parte del patrimonio edilizio sia in Italia. Si tratta di immobili molto variegati per caratteri formali, tipologici, strutturali, tecnologici che, nella maggior parte dei casi, versa in uno stato di degrado più o meno avanzato. Il riuso e la riconversione funzionale in serre e fattorie verticali potrebbe rappresentare la soluzione adatta sia per il recupero di un’eredità preziosa (perché permette di lasciare inalterato l’involucro entro cui viene inserito il sistema di coltivazione) sia come catalizzatore di sviluppo e rigenerazione urbana

 

Il progetto Enea si sta attualmente sviluppando in Veneto con il supporto e la collaborazione di diversi partner tra cui Coldiretti Padova e il Parco Scientifico e Tecnologico Galileo. “L’interesse riscosso da Ri-Genera da parte di aziende private e di istituzioni del nord Italia, ci fa ben sperare che il progetto possa essere esportato dal Veneto al resto del territorio nazionale e anche all’estero – ha aggiunto Funaro in una nota stampa – Per questo abbiamo previsto attività volte ad aumentare la consapevolezza di produttori e consumatori, oltre che delle istituzioni, sui benefici delle tecniche di coltivazione idroponica e di vertical farming a livello di sostenibilità ambientale, economica e sociale”.

 

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