L'emergenza in Emilia Romagna conferma la necessità di ripensare il nostro territorio e degli immobili stessi. Secondo il Presidente CNI Perrini, gli edifici andrebbero ripensati in base alle capacità idrauliche ed alla sicurezza climatica
Dal 1980 al 2020 i disastri ambientali hanno provocato oltre 90 mld di danni
(Rinnovabili.it) – “Dobbiamo partire dalla considerazione che gli edifici non sono progettati per fronteggiare queste situazioni, per essere invasi dall’acqua sin dalle fondamenta”. Con queste parole il Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri ha espresso la propria preoccupazione in merito all’emergenza Emilia Romagna ed alla terribile alluvione che ha messo in ginocchio le popolazioni locali.
Secondo Angelo Domenico Perrini, una volta passata l’emergenza sarà dunque necessario valutare il livello di sicurezza di tutte le abitazioni colpite dal disastro naturale. Da questo punto di vista, gli ingegneri ed i professionisti tecnici, dispongono già di un organismo come la Struttura Tecnica Nazionale che agisce a supporto della Protezione Civile, ed effettua i sopralluoghi essenziali per valutare i danni.
L’Emergenza Emilia Romagna impone di pianificare in maniera differente
In Italia le “bombe d’acqua”, i nubifragi, le alluvioni e le frane provocate dal dissesto idrogeologico hanno causato oltre 51 miliardi di danni tra il 1980 e il 2020. Cifra che sale a ben 90,1 mld di euro se comprensiva di tutti i disastri naturali quali ondate di freddo e caldo, incendi, siccità, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi Confartigianato su dati European Environment Agency (EEA). Ma i danni economici non sono nulla rispetto alla perdita di vite umane che la mancanza di prevenzione e pianificazione porta con se.
“Oltre 7 mln di italiani vivono in zone ad elevato rischio”, prosegue Perrini. “Dobbiamo prendere atto del fatto che viviamo in un territorio fortemente a rischio sul piano idrogeologico”.
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“A tutto questo dobbiamo aggiungere il fatto che su questo territorio così fragile si è costruito molto, forse troppo e senza una corretta pianificazione. A queste difficoltà si aggiunge poi la scarsa manutenzione. In queste condizioni, se si verifica un evento per cui in poche ore cadono le stesse quantità di pioggia normalmente registrate in tre o quattro mesi è facile attendersi dei disastri”. E’ chiaro che l’emergenza in Emilia Romagna è l’ennesima tragedia che ci mette davanti alla necessità di “ragionare in maniera diversa” ripensando alla qualità del costruito anche dal punto di vista idrico.
“Dovremo ripensare alle capacità idrauliche dei nostri edifici e, più in generale, alla loro sicurezza tenendo presente la realtà del nostro territorio e gli oggettivi cambiamenti climatici in atto”.