Il monitoraggio di Enea, I-Com, Fiaip. Gli immobili appartenenti alla classe energetica G sono ancora più degli altri, e non si è ancora vista un'accelerazione della qualità energetica degli immobili in linea con le prospettive indicate dall'Ue
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – L’efficientamento energetico degli immobili in Italia non cresce nel 2020. Dall’analisi sul monitoraggio delle dinamiche del mercato immobiliare in funzione delle caratteristiche energetiche degli edifici, frutto della collaborazione tra Enea, Istituto per la competitività (I-Com) e Federazione italiana degli agenti immobiliari professionisti (Fiaip) – condotta su un campione di oltre 550 agenti immobiliari – presentata oggi emerge infatti la tenuta del quadro generale del mercato.
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“Un risultato forse determinato negli ultimi mesi del 2020 dall’introduzione del nuovo regime di incentivi fiscali per gli interventi di efficienza energetica e antisismici degli edifici e dal superbonus del 110% – viene spiegato – la percentuale di immobili appartenenti alla classe energetica G risulta ancora la maggiore nel corso del 2020, nel quale non si è ancora vista un’accelerazione della qualità energetica degli immobili in linea con le prospettive indicate dall’Ue”. L’anno scorso “si é registrato un calo delle compravendite accompagnato dallo stop parziale delle ristrutturazioni. L’arresto è arrivato dopo l’accelerazione registrata nel corso degli anni precedenti per quelle abitazioni e per gli edifici commerciali compravenduti, che invece avrebbero potuto già essere oggetto di retrofit energetico nel 2020”.
Per il comparto del nuovo e del ristrutturato si assiste a un sostanziale consolidamento dei dati rispetto all’anno 2019. Raggiunge quasi un valore di saturazione la percentuale degli immobili compravenduti nuovi nelle classi energetiche A1-4 e B, che è pari all’80%. La dimostrazione – rileva lo studio – che gli obblighi di legge sugli standard minimi hanno inciso notevolmente sui trend di mercato per questa tipologia di immobili. Leggermente in calo, invece, il dato relativo agli immobili di migliore qualità energetica sottoposti a ristrutturazione e immessi sul mercato, che passa dal 36% del 2019 al 30% del 2020. “Questa flessione, sebbene non preoccupante – viene osservato – interrompe la crescita registrata nei due anni precedenti nel settore degli edifici ristrutturati, cruciale per il tema dell’efficientamento energetico dello stock immobiliare italiano. La ristrutturazione rappresenta un’importante finestra di opportunità per incidere anche sulla qualità energetica degli edifici. Sarà quindi interessante monitorare questo dato negli anni successivi, anche alla luce del possibile impatto delle misure del superbonus 110%”.
Inoltre i dati relativi alla percentuale di edifici e alle classi energetiche maggiormente ricercate. Quattro classi in termini di performance energetiche (G-D) coprono una percentuale che va dall’85% dei monolocali al 74% delle villette a schiera. Spiccano le performance delle villette a schiera (16%) e delle ville unifamiliari (11%) in termini di edifici compravenduti nelle prime classi energetiche (A1-A4). In particolare, migliora il dato relativo alle villette a schiera, che cresce di 6 punti percentuali rispetto al 2019. Si consolida il dato degli edifici di pregio compravenduti e che ricadono nelle classi energetiche A1-4, mentre cresce in maniera significativa il dato di quelli semicentrali, passando dal 5% del 2019 all’11% del 2020.
Ma quali sono le possibili barriere a una crescente presenza sul mercato immobiliare di immobili di qualità energetica sempre migliore? A parte le questioni strutturali di questo mercato, che sono evidenziate nel rapporto, è interessante notare come il fattore finanziario sia, nella percezione degli agenti immobiliari professionali, il principale ostacolo in termini sia assoluti (disponibilità di spesa, scarsa propensione a pagare un costo superiore) che relativi, in rapporto cioè al bilanciamento tra costi e benefici. Tra gli agenti immobiliari prevale una valutazione prudente ma positiva rispetto all’impatto effettivo del superbonus 110% sul mercato immobiliare nel 2021. Il 36% del campione sostiene infatti che il superbonus 110% ha già avuto un impatto sul mercato, nonostante la recente adozione, e il restante 12% reputa tale impatto di entità significativa.
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“La tenuta del mercato immobiliare anche rispetto alla dimensione dell’efficienza energetica – mette in evidenza il vicepresidente I-com Franco D’Amore – è un dato molto positivo se si considera che il 2020 è stato un anno particolare, segnato da consistenti arretramenti di molti indicatori economici e di benessere sociale causati alla pandemia. Se però guardiamo agli obiettivi per l’efficienza energetica al 2030 e, ancor di più, alla prospettiva della decarbonizzazione del parco immobiliare al 2050, il dato è largamente insoddisfacente”.
La speranza è che il 2021 possa rappresentare l’anno di svolta – fa presente ancora D’Amore – “qualificazione della domanda immobiliare, effetti delle misure del superbonus 110% ed entrata a pieno regime delle norme sugli edifici ad emissione quasi zero potrebbero essere l’innesco di un salto radicale nelle dinamiche del mercato immobiliare rispetto al tema dell’efficienza energetica”. “Il rapporto – rileva Alessandro Federici, responsabile del laboratorio monitoraggio Politiche energetiche per l’efficienza energetica di Enea – conferma le aspettative degli operatori sul Superbonus per la ripresa del mercato immobiliare e, più in generale, del settore delle costruzioni dove la pandemia ha bloccato i segnali di ripresa da una crisi iniziata nel 2008. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va esattamente in questa direzione con circa 15 miliardi di euro previsti per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici”.