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Edilizia scolastica, assegnato il Fondo da 309 mln per le scuole dell’Infanzia

Siglata l'intesa per il Sistema integrato 0-6 che distribuisce i Fondi ai Comuni e permetterà interventi anche sull'edilizia scolastica

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Edilizia scolastica – Foto di Wokandapix da Pixabay

Dal 2007 ad oggi il Fondo destinato anche all’edilizia scolastica è passato dai 209 mln a 309 mln di euro

(Rinnovabili.it) – E’ stata siglata l’intesa sul Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione per gli anni 2021 (seconda parte di finanziamento), 2022 e 2023 che permetterà di intervenire anche sull’edilizia scolastica.

Attraverso il Fondo, il Ministero assegna direttamente ai Comuni, in forma singola o associata, le risorse sulla base della programmazione Regionale. In questo modo le Regione hanno la possibilità di conoscere in anticipo l’ammontare assegnato per gli anni successivi e programmare la destinazione delle risorse per il triennio.

Le risorse previste dal Piano sono destinate a:
a) interventi di edilizia scolastica, nuove costruzioni, ristrutturazione, messa in sicurezza, risparmio energetico di edifici pubblici che accolgono scuole e servizi per l’infanzia;
b) finanziamento di spese di gestione delle scuole e dei servizi educativi per l’infanzia, per abbassarne i costi per le famiglie e migliorarne l’offerta;
c) interventi di formazione continua in servizio del personale educativo e docente e la promozione dei coordinamenti pedagogici territoriali.

Per questo triennio 2021, 2022 e 2023, le risorse sono pari a 309 mln di euro.

La distribuzione delle risorse per Regione

Dal 2007 ad oggi il Fondo ha visto una crescita di risorse notevole partendo dai 209 mln iniziali agli attuali 309. Per la distribuzione delle risorse si tiene conto di una quota perequativa pari al 20% delle risorse disponibili per le Regioni e Province autonome con una percentuale di copertura dei servizi educativi dell’infanzia inferiore alla media nazionale secondo i dati ISTAT, pari al 40% in proporzione agli utenti dei servizi educativi che prevedono costi a carico dei Comuni, pari al 30% in proporzione alla popolazione residente in età comprese tra 0 e 6 e pari al 10% in relazione ai bambini iscritti alle scuole comunali e private.

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Le Regioni del Sud grazie alla quota perequativa e in virtù dei criteri legati alla popolazione infantile residente, sono quelle che beneficiano dell’incremento maggiore.