Sarà la riqualificazione energetica il volano per la ripartenza del settore delle costruzioni italiano, obbligato dalla direttiva UE a trasformarsi in un patrimonio di "Edifici ad Energia Quasi Zero"
(Rinnovabili.it) – Riuscirà l’Italia a trasformare l’intero patrimonio immobiliare in un patrimonio di “Edifici ad Energia quasi Zero” come richiesto dalla direttiva europea?
Di sicuro l’impresa non sarà facile e per assicurare successo all’impresa è estremamente importante agire con tempestività. Di questo cruciale argomento si è discusso oggi al convegno “Comfort Technology Progettare l’efficienza”, organizzato da a MCE – Mostra Convegno Expocomfort, all’Unversità La Sapienza di Roma.
I dati mostrati quest’oggi sono tutt’altro che confortanti: un patrimonio edilizio pubblico vetusto con il 63% del totale degli edifici pubblici con più di 35 anni di vita, energivori con consumi annui attorno ai 250 kWh/mqa, decisamente superiori alla media europea, per una spesa complessiva tra le più alte del vecchio continenti pari ad oltre 4,5 mld di euro.
Entro il 31 dicembre 2020 tutti gli edifici europei dovranno essere ad “Energia Quasi Zero”, ciò significa che i 2,3 mln di euro che ogni anno la Pubblica Amministrazione spende per il solo riscaldamento, dovranno essere dimenticate. Nonostante la crisi e l’arresto di molti settori legati al comparto edile, l’industria italiana sembrerebbe pronta ad accogliere la sfida europea.
“Il settore delle riqualificazioni rappresenterà nei prossimi anni l’elemento fondamentale per frenare l’attuale contrazione del comparto edilizio europeo che rappresenta il 28% dell’intero settore a livello mondiale (dal 2006 al 2011 le riqualificazioni sono già passate dal 40% al 45%)”, ha commentato Massimiliano Pierini di MCE.
Un nuovo modo di vivere e consumare sembrerebbe affacciarsi sul mercato, dove sarà l’innovazione tecnologica rivolta agli “edifici ad energia quasi zero” a determinare i maggiori successi in termini di risparmio energetico e di prestazioni, abbattendo di conseguenza anche i consumi ed il costo dell’inefficienza che oggi grava sulle tasche dei cittadini.