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Mollino: il primo ecorifugio italiano completamente passivo

E' stato inaugurato in Val D'Aosta il primo ecorifugio italiano, realizzato sul progetto di un prototipo presentato dall'Architetto Carlo Mollino alla X Triennale di Milano

Mollino: il primo ecorifugio italiano completamente passivo

(Rinnovabili.it) – La prima baita italiana completamente passiva non è il capriccio di un’archistar o la mera esecuzione di un render partorito da un computer e abbandonato lungo le valli innevate come se fosse un’astronave di passaggio. Il primo ecorifugio italiano completamente sostenibile, e degno di questo nome, è la visione di un architetto che diventa realtà.

Nel 1954 Carlo Mollino, personalità complessa e sfaccettata del panorama architettonico del secolo scorso, presentava alla X Triennale di Milano la sua Casa Capriata, il disegno avvenieristico di una baita ideale, basata sulle tradizionali case in legno dell’architettura Walser e concepita come il manifesto di un utilizzo innovativo di materiali e tecnologie nell’architettura.

Sessanta anni dopo, in quelle stesse valli, già teatro dei giovanili studi molliniani sulle case rurali valdostane, il sogno di un architetto prende forma e diventa realtà.

Il 5 Dicembre 2014, nel Comune di Gressoney St. Jean, nel comprensorio sciistico del Weissmatten, è stato inaugurato il Rifugio Mollino, la casa passiva dedicata agli sciatori estremisti, così come è stata definita dallo stesso architetto torinese, completamente fedele al progetto originale.

Tra il 2006 ed il 2010, un’equipe di tecnici del politecnico di Torino, capeggiata dal Prof. Guido Callegari, trasforma un prototipo degli anni ’50 in un edificio energeticamente impeccabile, perfettamente rispondente ai parametri della classe A Gold di Casa Clima con un consumo minore di 10 kWh/mq.

Il risultato è a dir poco sorprendente. Un’architettura sognante ed aerea, sollevata dal suolo e protesa verso il cielo nella tipica conformazione a triangolo, fa capolino tra le vette appuntite, strizzando l’occhio alle casette Walser di cui ricalca le forme. In una piccola baita destinata a sciatori ed alpinisti la consapevolezza del passato e la tensione verso il futuro si fondono in unico segno dove i pesanti ancoraggi alle rocce sottostanti, le capriate e le strutture lignee, retaggio dell’architettura tradizionale montana, convivono con la leggerezza della copertura metallica, i pannelli fotovoltaici ed i materiali di ultima generazione che rendono l’edificio un piccolo gioiello ecosostenibile a zero emissioni.

Il rifugio, visibile dal Walserweg, la grande via dei Walser, da sempre meta di alpinisti ed appassionati di trekking, si sviluppa su tre livelli: un piano rialzato, destinato agli spazi comuni, alla sala da pranzo, ai servizi, alla cucina ed al deposito-sci, e due piani sopraelevati dove sono realizzate quattro camere da letto con servizi e cabine armadio.

I componenti dell’ecorifugio Mollino

Tutti i componenti, architettonici e tecnologici, contribuiscono al funzionamento di una macchina perfetta, completamente autosufficiente e realizzata in materiali riciclabili: strutture lignee, involucro in legno termotrattato e copertura metallica con pannelli fotovoltaici integrati, in grado di assicurare la produzione di energia anche in condizioni climatiche avverse. Le ideali caratteristiche di comfort sono ottenute dal completo rivestimento in pannelli di lana di vetro, materiale isolante e completamente riciclabile già previsto da Carlo Mollino durante la gestazione del progetto. Gli infissi, a taglio termico con trattamento basso emissivo, sono gli stessi già utilizzati nel rifugio Schiestlhaus, in Austria, in assoluto la prima baita completamente passiva dell’arco Alpino. Il benessere termico viene raggiunto mediante l’installazione di sistemi scaldanti a basso consumo energetico in fibra di carbonio, coadiuvati da un impianto di ventilazione meccanica e da pannelli radianti inseriti negli elementi architettonici di arredo, come alcune porte lignee. Infine l’acqua, risorsa preziosissima e difficilmente trasportabile in alta montagna, una volta prodotta tramite un impianto di riutilizzo delle acque piovane e di bio trattamento delle acque reflue, viene scaldata con pannelli solari installati sul tetto.

L’ecorifugio fortemente voluto dalla Regione Valle D’Aosta, dalla Comunità Montana Walser, dal Comune di Gressoney St. Jean, dal Politecnico di Torino, dall’Ordine degli architetti di Torino e da illustri sponsor tecnici che hanno contribuito alla sua realizzazione, non è solo un omaggio all’opera di Carlo Mollino, architetto, fotografo, aviatore e maestro di sci, già “colpevole” di aver regalato all’arco alpino italiano alcuni tra i più bei rifugi mai costruiti, come la “Capanna Mollino“, fiore all’occhiello della Val Susa. Il nuovo Rifugio Mollino è un punto di partenza per un ciclo imminente di novelli esperimenti del costruire ecosostenibile, limitando i consumi e rispettando l’ambiente: presentato come un prototipo alla X triennale di Milano, continua a vivere ancora oggi come un protototipo, il manifesto alpino della possibilità (e volontà) di costruire in modo autosufficiente.

Ancora una volta la montagna, ambiente ostico e difficile, dove le tecniche costruttive sono  fortemente costrette a scendere a patti con l’ambiente naturale, si erge a scenografia ideale del vivere ecocompatibile, dimostrando a chiunque voglia utilizzare questi edifici che altre strade rispetto alle costruzioni tradizionali ed allo spreco di energia sono percorribili; ed in questo caso la via delle energie rinnovabili, dei materiali riciclabili, e delle tecnologie a risparmio energetico iscrive nel suo albo d’oro un edifico dalla bellezza disarmante.