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La Direttiva case Green va in vacanza: l’Europa si da appuntamento a settembre

Tutto fermo sulla temuta Direttiva Case Green che prevede per tutti gli edifici residenziali una ristrutturazione energetica che li porti almeno in classe E entro il 2030

Direttiva Case Green
© rufous, 123RF Free Images

In Italia circa il 74% degli immobili è stato costruito prima della

(Rinnovabili.it) – Le trattative del Trilogo sulla Energy performance of buildings directive (EPBD), meglio conosciuta come Direttiva Case Green, vanno in vacanza ridandosi appuntamento al 31 agosto. Slittano ancora dunque i passaggi chiave per l’approvazione di un nuovo testo europeo che definisca gli step di decarbonizzazione del patrimonio immobiliare del nostro continente.

La revisione della Direttiva Europea sulle prestazioni degli edifici è stata presentata in un primo momento nel dicembre 2021. Da allora si sono susseguiti diversi appuntamenti europei tra i quali il più importante è sicuramente l’approvazione del nuovo testo da parte del Parlamento Europeo (14 marzo). L’Epbd è quindi passata nelle mani del Trilogo (Commissione, Consiglio e Parlamento) il 6 giugno, che ha avviato la discussione che dovrà consentire di arrivare ad un testo definitivo che metta tutti d’accordo.

Ma le criticità sono molte, spesso legate alle realtà nazionali degli Stati Membri che si troveranno a dover adottare la Direttiva Case Green. L’Italia è senza dubbio in prima linea tra le fila degli “scontenti”, preoccupata di non riuscire a garantire i livelli di decarbonizzazione richiesti dalla Direttiva, a causa delle particolari fragilità e storicità del nostro patrimonio immobiliare.

Cosa prevede la direttiva Case Green

Proviamo a riassumere i punti salienti della proposta di revisione della direttiva sulle prestazioni degli edifici. L’obiettivo dell’EPBD è la decarbonizzazione totale del patrimonio costruito entro il 2050, con vari step temporalei.

Per gli edifici residenziali gli obblighi di ristrutturazione saranno:

  • entro il 2030 il raggiungimento almeno della Classe Energetica “E”
  • entro il 2033 il raggiungimento della Classe Energetica “D”.

Per gli edifici non residenziali e pubblici:

  • entro il 2027 il raggiungimento della classe energetica “E
  • entro il 2030 il raggiungimento della classe energetica “D”.

Le nuove costruzioni invece dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, due anni prima 2026 per le nuove costruzioni pubbliche.

La direttiva prevede che gli Stati membri agiscano prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori della nazione, collocati così in classe G. Per l’Italia, solo nel residenziale, questo significherà mettere mano almeno a circa 1,8 milioni di edifici sui 12 mln totali. E questa è solo la punta dell’iceberg considerando che circa il 74% del nostro patrimonio immobiliare è stato costruito prima dell’entrata in vigore delle norme sull’efficienza energetica. Se da una parte troviamo i critici convinti della Direttiva europea EPBD, dall’altra ci sono coloro che vedono in questa norma un volano per migliorare la qualità della vita di chi abita questi edifici. Ovviamente l’onere della ristrutturazione edilizia non potrà essere lasciato unicamente sulle spalle dei proprietari di casa, ma incentivato attraverso agevolazioni e bonus fiscali premianti. Lo stesso Ministro Pichetto Fratin circa un mese fa, aveva lasciato spazio ai ragionamenti prendendo tempo sulla Direttiva e ipotizzandonuovi bonus fiscali duraturi nel tempo per ridurre i consumi energetici degli immobili”.