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Fallisce l’inventario del Fisco sui crediti fiscali inutilizzati

Si parla di crediti fiscali inutilizzati ed incagliati nell'interrogazione alla Camera del deputato Fenu. Purtoppo la risposta del Mef non chiarisce il problema

crediti fiscali inutilizzati
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A fronte di miliardi di crediti incagliati, sono stati comunicati al Fisco solo 134 milioni di euro

(Rinnovabili.it) – Potrebbe essere stato un fallimento l’operazione di monitoraggio dei crediti fiscali inutilizzati avviata dall’Agenzia delle Entrate con comunicazione in scadenza lo scorso 2 gennaio 2024. Purtroppo però, a fronte di miliardi di crediti potenzialmente incagliati nel sistema, le comunicazioni pervenute al Fisco si riferiscono a solo 134 milioni di euro.

Il monitoraggio dei crediti edilizi incagliati

A stabilire le tempistiche dell’inventario è stato il Decreto Asset n.104/2023 nel tentativo di conteggiare i crediti rimasti inutilizzati per cause diverse dal decorso dei termini. Il testo prevede l’obbligo per l’ultimo cessionario del credito, di notificare all’Agenzia delle Entrate tramite apposita piattaforma web, il motivo del mancato utilizzo. La procedura fissava il termine della comunicazione entro il 2 gennaio 2024 per gli eventi conosciuti entro il 30 novembre 2023. In tutti gli altri casi, la notifica, andrà fatta entro 30 giorni dalla conoscenza del motivo dell’inutilizzo.

Il 30 novembre 2023 inoltre, scadeva il termine per sfruttare il meccanismo di remissione in bonis per i contribuenti che non sono riusciti a rispettare la scadenza del 30 marzo 2023 per comunicare le opzioni di sconto e cessione legate alle spese del 2022.

A quanto ammontano dunque i crediti fiscali inutilizzati? La domanda è stata rivolta dal deputato Emiliano Fenu (M5S) direttamente al sottosegretario al Ministro dell’Economia, Federico Freni, aggiungendo l’ulteriore interrogativo sulle iniziative che il Ministero intende intraprendere per risolvere il problema. La risposta non scioglie dubbi, ma al contrario ne crea di ulteriori.

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Solo 156.000 remissioni in bonis

I numeri snocciolati dal sottosegretario sono troppo bassi per la portata reale del problema. ”I bonus edilizi comunicati come «non utilizzabili», ai sensi dell’articolo 25 del decreto-legge n. 104 del 2023, ammontano, alla data odierna, a 134 milioni di euro”.

Secondo i dati forniti dall’AdE, allo scorso novembre le cessioni e gli sconti legati ai bonus edilizi avevano raggiunto quota 160 miliardi di euro; di questi circa 25 miliardi sono già stati compensati. La cifra restante viaggia perciò nell’ordine dei miliardi.

Freni ha poi aggiunto che“Dal 1° aprile al 30 novembre 2023 (termine per avvalersi della c.d. remissione in bonis) sono state inviate all’Agenzia delle entrate n. 156 mila comunicazioni di prima cessione o sconto in fattura relative ai bonus edilizi di cui all’articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, per le spese sostenute nell’anno 2022”. Anche in questo caso si vola bassi, dato che dal 2020 al novembre 2023 si sono registrate circa 19,5 milioni di comunicazione di opzioni alternative, ciò significa che la maggior parte dei contribuenti non ha avuto bisogno della remissione in bonis chiudendo la pratica a fine marzo.

Il sottosegretario aggiunge poi un dettaglio fondamentale, “in entrambi i casi giova evidenziare che i dati non sono rappresentativi del fenomeno dei c.d. crediti incagliati, ossia dei crediti che i titolari delle detrazioni o gli attuali detentori non riescono a cedere a terzi. Infatti, i crediti non utilizzabili comunicati ai sensi dell’articolo 25 rappresentano i crediti acquistati che l’attuale detentore ritiene di non aver diritto a utilizzare (per cause diverse dal decorso dei termini di utilizzo dei medesimi crediti) e, quindi, intende «cancellare» (ad esempio, per mancanza dei presupposti costitutivi) e non dei crediti che lo stesso soggetto non riesce a cedere a terzi”.

Insomma, un monitoraggio che avrebbe dovuto fare chiarezza, ma che di fatto ha solo aggiunto caos ad una situazione già molto complessa.