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Case Green, la Direttiva oggi al voto del Parlamento UE: tutto quello che ci aspetta

Altro step decisivo per la revisione della Direttiva sulle Performance energetiche degli edifici che arriva oggi al voto in Plenaria. Agli Stati Membri sarà chiesto di mettere mano almeno al 15% del patrimonio immobiliare che per l'Italia corrispondono a quasi 2 mln di edifici

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Secondo Ance per raggiungere i target imposti dal testo Case Green l’Italia dovrà intervenire almeno su 200.000 edifici l’anno

(Rinnovabili.it) – È atteso per oggi il voto in Plenaria del Parlamento europeo sulla Direttiva riservata alle prestazioni energetiche degli edifici EPBD, conosciuta anche come Direttiva Case Green. Molte le polemiche riservate dal nostro Paese alla norma che impone un efficientamento progressivo del patrimonio immobiliare di tutti i Paesi Membri. Il via libera di oggi permetterà al testo licenziato poche settimane fa dalla Commissione Industria, ricerca ed energia (Itre), di passare al Trilogo per negoziare il testo definitivo. A quel punto toccherà agli stati Membri recepire la Direttiva e definire le tempistiche nazionali.

L’Italia dovrà efficientare almeno 1,8 mln di edifici

Le critiche più accese sollevate dalla maggioranza politica italiana nei confronti della Direttiva Case Green sono destinate prima di tutto agli obblighi di riqualificazione residenziale. Entro il 2030 questi ultimi dovranno essere almeno in classe E, per salire alla D entro il 2033. Il target minimo proposto per le Case green sarà un adeguamento prioritario del 15 % degli edifici più energivori, ovvero collocati nelle classi energetiche più basse. Nel caso dell’Italia, secondo le ultime stime Istat, si tratterebbe di ben 1,8 milioni di edifici.

Ma secondo l’Ance per arrivare all’obiettivo il Bel Paese dovrà agire ad un ritmo di riqualificazione superiore a quello messo in atto dal Superbonus, con oltre 200.000 interventi ogni anno da qui al 2030. E con un costo stimato compreso tra i 40 e i 60 mld.

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Gli Stati membri avranno però a disposizione deroghe per particolari tipologie di immobili, con una percentuale stimata fino al 22%. Tra i possibili esclusi dagli obblighi ci sono gli edifici storici o di particolare pregio architettonico, gli edifici tecnici e i luoghi di culto. Ogni Stato Membro potrà inoltre decidere di esentare determinati alloggi pubblici sociali “laddove i lavori di ristrutturazione porterebbero ad aumenti degli affitti che non possono essere compensati risparmiando sulle bollette energetiche” si legge nel testo della Direttiva votata dall’Itre.

Gli edifici non residenziali e quelli pubblici dovrebbero raggiungere lo stesso obiettivo (livello E e poi D) rispettivamente entro il 2027 e il 2030.

Nuove costruzioni Net Zero dal 2026 ed energia solare

Le indicazioni del testo attualmente al vaglio della Plenaria del Parlamento UE, fissano al 2028 l’obbligo di costruire nuovi edifici a emissioni zero. Per le strutture pubbliche però il termine è anticipato di 2 anni, al 2026. Nel momento in cui la direttiva Case Green verrà recepita, partirà l’obbligo di installare impianti ad energia solare per tutti i nuovi edifici pubblici non residenziali. Dal dicembre 2026 anche gli edifici esistenti pubblici dovranno adeguarsi, per arrivare poi a fine 2028 quando l’obbligo scatterà per tutte le ristrutturazioni importanti.

Addio alle caldaie a gas

Altro punto fermo della revisione della Direttiva Case Green approvato dalla Itre, è l’addio ai sistemi di riscaldamento alimentati da combustibili fossili. A partire dal 2024 gli Stati Membri saranno chiamati ad eliminare ogni forma di agevolazioni destinata alle caldaie a gas, ma già dal recepimento della Direttiva le nuove costruzioni e le ristrutturazioni importanti non dovranno prevedere l’uso di impianti alimentati da fonti fossili, eccezion fatta per i sistemi ibridi (condensazione e pompa di calore), bioetanolo e idrogeno.

Il problema dei finanziamenti

Il testo revisionato contiene un lungo paragrafo dedicato al tema dei finanziamenti, sollecitando i Paesi membri a prevedere un sostegno economico adeguato incentivando in particolare gli interventi effettuati con ristrutturazioni profonde. L’Italia, dove gli incentivi fiscali riservati alle riqualificazioni energetiche sono motivo di costante litigio tra le fazioni politiche, ha chiesto più volte la creazione di un fondo europeo dedicato, per aiutare le famiglie più vulnerabili.