I ricercatori della Purdue University hanno individuato un nuovo biomateriale più resistente dell'acciaio, partendo dai nanocristalli di cellulosa alla base della vita delle piante
Dopo il grafene ed i nanocritalli del legno saranno dunque le piante ad indicarci la strada per arrivare a costruire edifici sempre più sicuri, resistenti ed ecosostenibili. Secondo il team di ricercatori della Purdue University i che costituiscono la struttura interna di alberi e piante, arriverebbero ad una rigidità pari a 206 gigapascals, al pari delll’acciaio.
L’indagine su questo nuovo biomateriale è per il momento ancora all’inizio avendo individuato tali livelli di rigidezza in nanocritalli microscopici dalle dimensioni di soli 3 nanometri (un miliardesimo di metro) per 500 nanometri di lunghezza, pari ad un millesimo delle dimensioni di un granello di sabbia.
“Questo tipo di materiale ha mostrato delle potenzialità sorprendenti”, ha affermato Pablo D. Zavattieri della Purdue University. “Oltre ad essere abbondante, è rinnovabile e prodotto quale rifiuto dell’industria della carta”.
I nanocristalli di cellulosa necessari a realizzare i biomateriali potrebbero provenire dagli alberi, dalle piante, dalle alghe o da alcuni tipologie di batteri, trasformandosi perciò in elementi sostenibili, rinnovabili, biodegradabili e carbon-neutral