I batteri e i nutrienti necessari sono avvolti da un materiale trasparente. Con la sua tecnologia innovativa, la start-up francese Glowee mira a produrre un mese di luce costante
(Rinnovabili.it) – Per avere luce senza elettricità, nei laboratori di tutto il mondo vengono studiati i segreti di microalghe e pesci degli abissi oceanici. La bioluminescenza di molti organismi naturali è la frontiera dell’illuminazione sostenibile. Finora i risultati non sono mancati, ma con un grosso problema di fondo: è difficile aumentare l’efficienza e la qualità della fonte luminosa per immetterla sul mercato e farle prendere piede.
In altre parole, un conto è sfruttare le proprietà delle alghe per il concept di qualche oggetto di design, un altro paio di maniche è trasformare la bioluminescenza nell’alternativa sostenibile all’illuminazione di edifici e città.
L’operazione potrebbe essere riuscita alla start-up parigina Glowee. La fondatrice dell’azienda Sandra Rey ha annunciato di recente di aver sviluppato una tecnologia abbastanza efficiente e sicura da lanciarla sul mercato. Il punto di partenza è sempre lo stesso, vale a dire le reazioni chimiche che permettono la produzione di luce naturale. Quella di Glowee è basata sulle informazioni racchiuse nel codice genetico di alcuni tipi di batteri bioluminescenti che si trovano comunemente sui calamari.
Come funziona? Ovviamente la start-up non è entrata eccessivamente nel dettaglio, ma qualche informazione è stata resa di dominio pubblico. Di base assomiglia a una coltura batterica. Infatti i batteri bioluminescenti selezionati dall’azienda vengono avvolti da un guscio di materiale trasparente insieme ai nutrienti di cui hanno bisogno per vivere e produrre luce.
https://youtu.be/CaauTJqn1qY
Così non si consuma elettricità, almeno direttamente. Ma è lecito interrogarsi sulla durata di vita del “prodotto” di Glowee. Rey ha spiegato che da principio erano riusciti ad ottenere solo pochi secondi di luce. Allo stato attuale sono in grado di ottenere luce costante per 3 giorni. L’azienda prevede di riuscire a raffinare la sua tecnologia e di ottenere una durata di un mese entro la fine del 2016 con una qualità della luce migliorata. Le applicazioni possibili sono diverse: illuminazione di edifici, parcheggi, vetrine. Tra i vantaggi la riduzione del consumo di energia e quindi l’abbassamento delle emissioni di CO2. Inoltre potrebbe rappresentare un’alternativa valida per quelle località isolate per le quali l’allaccio alla rete elettrica risulta troppo costoso o complesso.