A livello mondiale gli investimenti nelle tecnologie energetiche intelligenti e low carbon sono scesi dell'11% nel 2013. Si salva il Giappone, unico mercato in crescita
Anche i due più grandi investitori, Cina e Stati Uniti, hanno visto i rispettivi impegni monetari in calo, rispettivamente del 3,8% e dell’8,4%. Le variazioni più suggestive si sono tuttavia registrate in Giappone e in Europa. Nel primo Paese, gli investimenti sono cresciuti del 55% a 35,4 miliardi di dollari nel 2013 sotto il boom degli impianti solari su piccola scala. In Europa invece gli investimenti sono crollati del 41%, passando dai 97 miliardi del 2012 ai 57.8 dello scorso anno ora che le grandi economie come la Germania, l’Italia e la Spagna hanno rivisto gli incentivi ai nuovi progetti rinnovabili; nel dettaglio, le vecchie glorie delle rinnovabili hanno subito rispettivamente un meno 46,1% (il livello più basso raggiunto dalla Germania dal 2006), un preoccupante meno 73% per il Belpaese e meno 64,5% per i cugini spagnoli.
“Un secondo anno consecutivo di declino per gli investimenti sarà una notizia sgradita al settore dell’energia pulita, ma i dati non raccontano tutta la storia. Gli investimenti in Europa sono crollati, in gran parte a causa della diminuzione del costo degli impianti solari, il cui volume in tutto il mondo in realtà è cresciuto di circa il 20%”, ha spiegato Michael Liebreich, fondatore e presidente del comitato consultivo per Bloomberg New Energy Finance. Analizzando i singoli settori tecnologici si scopre che l’eolico è il comparto ad aver resistito meglio alla crisi passando dagli 80,9 miliardi di dollari del 2012 agli 80,3 del 2013; meno rosea la sorte del solare crollato da 142, 9 a 114,7 miliardi. In crescita, invece, gli investimenti in tecnologie intelligenti, come smart grid, sistemi di stoccaggio, veicoli elettrici, per dove sono stati investiti 34,6 miliardi rispetto ai 32,7 del 2012.