I prezzi delle quote seguitano calare, facilitando i grandi inquinatori. Intanto la Polonia fa causa a Bruxelles per la riforma del mercato del carbonio
(Rinnovabili.it) – L’accordo sul clima raggiunto alla COP 21 di Parigi non ha avuto l’impatto desiderato sul mercato del carbonio europeo. Da quando è stato firmato – era il 12 dicembre – il prezzo delle quote di emissione è sceso ancora: il sistema ETS (Emission Trading System), utilizzato da 12 mila siti industriali nell’Ue, dovrebbe funzionare come deterrente economico per le attività più inquinanti, costrette all’acquisto di quote di CO2. Tuttavia, ieri una tonnellata di carbonio costava 7,60 euro. Mai, negli ultimi sei mesi, il prezzo è stato così ridicolo. Non che prima della COP 21 le cose andassero molto meglio: il prezzo era di 1 euro più alto.
Non doveva andare così. Molti capi di Stato hanno dichiarato, durante il meeting di Parigi, che avrebbero moltiplicato gli sforzi per stabilire un prezzo del carbonio. Il problema è che le decisioni prese poi sulla carta entreranno in vigore a partire dal 2020, mentre il mercato si muove sul breve termine. Così, una volta che i riflettori si sono spenti sui negoziati per il clima, le aziende si trovano con altri 5 anni di baldoria prima che (forse) qualche limite venga loro imposto.
Dopo la COP, i prezzi dell’energia elettrica e del gas sono crollati, così come il petrolio. Ma il prezzo dei permessi di emissione è strettamente legato al differenziale di costo fra gas e carbone. Più il primo cala, più diventa appetibile come fonte di generazione elettrica. Bruciare carbone, infatti, richiede l’acquisto di maggiori quote sul mercato.
L’incertezza giuridica che circonda la riforma dell’ETS, tuttavia, sta giocando contro questo meccanismo. Il 30 dicembre, la Polonia ha annunciato una causa contro la Commissione europea, rea di aver deciso l’introduzione di una riserva di stabilità del mercato (ora drogato da un surplus di quote che abbatte il prezzo) nel 2019.
Il nuovo regolamento dovrebbe creare un sistema che preleva automaticamente una parte dei permessi di emissione dal mercato, per accantonarli in una riserva di “stabilità” e far alzare il prezzo. Ma la denuncia della Polonia, il cui nuovo governo ha deciso di diventare interamente dipendente dal carbone, sta generando – secondo la Corte di Giustizia – preoccupazioni. Se la riforma del mercato del carbonio dovesse naufragare, il prezzo delle quote cadrebbe ulteriormente.