Nel 2016 le imprese italiane hanno sborsato 7,2 miliardi di euro per 6,8 GW di energia pulita. Ma la maggior parte degli investimenti è fuori dai confini nazionali
(Rinnovabili.it) – Dalla fuga di cervelli alla fuga di capitali: rimanere in Italia è sempre più complicato. Secondo quanto rivela il Rapporto Annuale Irex, realizzato dagli analisti di Althesys, anche gli investimenti italiani nelle rinnovabili stanno prendendo il largo.
Nel 2016 le imprese italiane hanno investito ben 7,2 miliardi di euro per 6,8 GW di energia pulita, in aumento dell’11% rispetto al 2015. Ma un terzo delle operazioni è stato all’estero, per un totale di 4,9 GW e 4,6 miliardi di euro di investimenti. I dati, contenuti nel report presentato oggi a Roma, mostrano come all’interno dei confini le operazioni più rilevanti siano costituite ormai dalle acquisizioni, che superano per la prima volta nuovi impianti e progetti nazionali. In un mercato messo in crisi dall’incertezza normativa e da misure che colpiscono retroattivamente gli investimenti fatti nelle rinnovabili – si pensi allo spalma incentivi – non è difficile comprendere perché il settore punti oggi al consolidamento piuttosto che alla crescita.
“L’industria elettrica è in una fase di profonda trasformazione, sia nella sua struttura produttiva che nella fisionomia complessiva del sistema, nel quadro regolatorio e nel funzionamento dei mercati. Da un lato – spiega l’economista Alessandro Marangoni, capo del team di ricerca e Ceo di Althesys – il settore si sta consolidando, con la crescita delle acquisizioni e della presenza degli investitori finanziari. Nel 2016 i primi dieci operatori del fotovoltaico valgono 1,7 GW di potenza installata (era 1 GW nel 2013), con quasi 400 MW passati di mano nell’ultimo anno”.
Un terzo delle operazioni di M&A (“merger&acquisition” o “fusioni&acquisizioni”) del 2016 sono state fatte dalle prime dieci aziende per potenza installata in Italia. Aziende che pesano per il 72% della capacità istallata (4,9 GW) e per il 74% degli investimenti (5,3 miliardi di euro). Rispetto al 2015, la crescita è di 3,2 GW e di 2,9 miliardi di euro. Tra gli attori principali del mondo finanziario ci sono soprattutto i gruppi assicurativi, le società d’investimento internazionali, i piccoli e medi fondi di private equity nazionali focalizzati sul settore energetico. Ad attrarre gli investimenti è soprattutto il fotovoltaico, seguito dall’eolico.
Il consolidamento dell’esistente però – spiega il report – non basterà all’Italia per mantenere le posizioni acquisite e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE al 2030. E’ necessario ammodernare il parco impianti, che invecchia, e costruirne di nuovi. Solo la sostituzione degli impianti eolici più anziani, pari a 3,5 GW, con tecnologie di ultima generazione, il cosiddetto “repowering” o “revamping“, permetterebbe di ottenere un aumento netto di potenza di 4,5 GW, pari a 9 TWh aggiuntivi rispetto al caso no-action.