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GreenItaly 2022, verde è meglio

Il Rapporto GreenItaly 2022 rappresenta un quadro dell’Italia di imprese concrete, produttive, green. Negli ultimi cinque anni più di 531mila aziende italiane hanno fatto investimenti che hanno a che fare con l’ambiente. Hanno capito che le imprese green hanno performance migliori: sono più resilienti, innovano di più, esportano di più, aumentano il fatturato e producono più posti di lavoro

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – I dati del XIII Rapporto GreenItaly 2022 confermano la propensione italiana per l’ambiente. La sostenibilità è l’elemento chiave per affrontare la crisi climatica, ma è anche uno stimolo a innovare, a fare impresa e rende più competitive le filiere produttive.

Non possiamo qui approfondire tutti i settori in cui il green è vincente, ma l’elenco è lungo: agricoltura, legno arredo, tecnologie digitali, energia, economia circolare, meccanica, chimica verde, biotecnologie.

Il Rapporto GeenItaly 2022, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne, Conai, Novamont ed Ecopneusù.

Le aziende green hanno performance migliori

«Negli ultimi 5 anni un quinto delle aziende italiane ha fatto investimenti che hanno a che fare con l’ambiente: risparmio energetico, fonti rinnovabili, recupero di materiali, innovazione di processo e di prodotto», ha dichiarato Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola.

Parliamo di oltre 531mila aziende, una cifra considerevole. Non sono scelte dettate solo da una maggiore sensibilità ambientale, ma dalla consapevolezza che le imprese green hanno performance migliori: sono più resilienti, innovano di più, esportano di più (prevedono +35% nel 2022, contro il 26% delle altre), aumentano il fatturato (49% contro 39%) e producono più posti di lavoro (23% contro 16%).

Un terzo dei contratti di lavoro del 2021 hanno a che fare con il green.

La transizione verde fa bene all’ambiente e rafforza l’economia

«Coesione, transizione verde e digitale sono i tre pilastri su cui si fonda il Next Generation EU e che determinano l’assegnazione dei fondi del PNRR. L’Europa ha capito che la transizione verde fa bene all’ambiente ma nello stesso tempo rafforza l’economia. Non è un caso se i settori in cui l’Italia va meglio sono quelli dove le prestazioni ambientali sono migliori», sottolinea Realacci.

Oggi – con i prezzi dell’energia alle stelle – è più che mai evidente che se avessimo accelerato sulle rinnovabili saremmo meno in crisi.

Quindi è il momento di recuperare il tempo perduto e cercare soluzioni ecologiche ed economiche se vogliamo abbassare le bollette e costruire una sicurezza per il futuro.

Una scelta che conviene a tutte le aziende

La scelta green non è riservata solo alle piccole o medie imprese, è praticabile anche per una grande azienda. Facciamo l’esempio della più grande acciaieria italiana, Arvedi: è la prima che azzera le emissioni nette di CO2 grazie al recupero dei materiali, con innovazione tecnologica e con compensazioni. Dovremmo farlo sapere al mondo, invece pochi lo sanno.

Impianti fotovoltaici, biogas e tetti inclinati che garantiscono la ventilazione rendono sostenibile perfino un allevamento di suini, tradizionalmente considerato super inquinante. L’allevamento Piggy nel 2020 ha vinto il premio Innovazione e il premio Allevatore dell’anno nel 2021. Non c’è consumo di energia perché non serve ventilazione, non si fanno trattamenti con antibiotici e il benessere animale è garantito.

Tanti i primati dell’Italia. Poveri di materie prime, la nostra scommessa sul futuro è partita dall’economia circolare di cui siamo leader europei: 83,4%, 30 punti in più della media europea.

In Italia il 36% dei consumi elettrici viene da fonti rinnovabili.

A tale proposito, Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha evidenziato la «crescita di imprese eco-investitrici: da 21,4% nel 2020 a 24,3% nel 2021». Questo dimostra l’attenzione alla sostenibilità da parte del mondo produttivo che, anche in ragione dell’attuale crisi energetica, guarda con crescente interesse alle energie rinnovabili.

Burocrazia, un male italiano

Il vero problema – ed è un male tutto italiano che sembra incurabile – è la perversione della burocrazia che appesantisce le nostre imprese con una zavorra insopportabile e le costringe a una corsa a ostacoli in un labirinto inestricabile di regole.

Conferma infatti Prete che «i tempi autorizzativi stanno rallentando l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Nel 2021 è stata installata una potenza pari a 1.351 MW, quando il target definito dal governo è l’installazione di 70mila MW entro il 2030».

Ma il bello dell’Italia è riuscire a organizzarsi indipendentemente dalla politica: si guarda avanti e si progetta green, e il Rapporto GreenItaly ha documentato negli anni l’agilità del mondo imprenditoriale e l’attenzione all’ambiente.

Economia a misura d’uomo e più capace di futuro

«Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro», recita l’apertura del Manifesto di Assisi firmato da imprenditori, giornalisti, docenti universitari, gente comune, associazioni, economisti.

Un messaggio sempre forte e attuale, che chiama tutti ad agire per il bene comune e dimostra come i temi ambientali siano trasversali a tutte le categorie sociali e professionali.

Il Rapporto GreenItaly 2022, che si apre con questo riferimento etico, è un’indagine accurata di come “si comportano” le imprese italiane ed elenca i nostri punti di forza.

Ma è soprattutto uno stimolo a fare di più, a fare meglio, a non lasciar perdere e a non farsi scoraggiare dalle difficoltà. Che ci sono, è innegabile, ma sono superabili se si investe nella giusta direzione.