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Come sarà la riforma ETS UE: ecco la bozza

Mancano le indicazioni sulla sforbiciata al numero complessivo di quote. Manca anche la percentuale del fattore di riduzione lineare. Insieme, sono i due pilastri portanti della riforma e ne determinano la qualità

Riforma ETS UE: ecco l’ultima versione del testo
Foto di TF3000 da Pixabay

Sulla riforma ETS UE, Bruxelles non ha ancora deciso i punti chiave

(Rinnovabili.it) – Ambiziosa sulle emissioni navali. Forte della sinergia con la tassa sul carbonio alla frontiera. Ma ancora incerta sui passaggi chiave, quelli che ne definiscono la qualità complessiva. La riforma ETS UE è quasi pronta, sarà presentata tra due settimane esatte. “L’ETS è uno strumento fondamentale per aiutare l’UE a raggiungere l’obiettivo per il 2030 che è stato incrementato”, recita il testo. La bozza è trapelata alla stampa ed è pubblicata da Euractiv (qui il testo).

L’ultima versione della bozza non contiene ancora i numeri più importanti. Quelli sul numero complessivo di quote, soprattutto. Il nuovo ETS UE parte con una sforbiciata una tantum, in pratica un salto in avanti per centrare gli obiettivi sul clima al 2030. Da quanto sarà ampia la sforbiciata dipenderà gran parte della qualità della riforma. I gruppi ambientalisti chiedono una riduzione di 450 milioni di permessi. Altra grande incognita è il fattore di riduzione lineare. Si tratta di una percentuale che stabilisce quanti permessi vengono ritirati ogni anno. Negli ultimi 7 anni è stato dell’1,7%. La bozza di riforma ETS UE non stabilisce ancora il nuovo valore, che per gli osservatori dovrebbe attestarsi almeno sul 3,1%.

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Capitolo emissioni delle navi. L’integrazione del comparto marittimo sarà graduale. A partire dal 2023, gli armatori dovranno cedere abbastanza permessi di CO2 per coprire il 20% delle loro emissioni. Quota che salirebbe al 45% nel 2024 e al 70% nel 2025, mentre dal 2026 si arriva infine al 100%. Ma l’aspetto più rilevante è che si applica a tutte le rotte: sia quelle intra-UE, sia quelle internazionali che transitano dall’UE.

Viene poi confermata una indiscrezione che circolava nei giorni scorsi. L’introduzione della tassa sul carbonio alla frontiera (il Carbon Border Adjustment Mechanism, CBAM) è legata al ritiro dei permessi gratuiti. I settori industriali che diventano protetti dal CBAM, quindi, non potranno più usufruire di quote gratuite. Un nervo scoperto della riforma ETS UE, e infatti non sorprende che anche in questo caso mancano ancora le indicazioni precise su come e quando avverrebbe il ritiro dei permessi ottenuti gratis.

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E in ogni caso, “l’assegnazione gratuita è subordinata agli sforzi di decarbonizzazione al fine di incentivare l’adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio”, si legge nella proposta. Agli impianti ammissibili è richiesto di fornire una valutazione della propria efficienza energetica, “o di dimostrare l’attuazione di altre misure che portano alla riduzione delle emissioni di gas serra”.