Rinnovabili • Prezzo del carbonio, il FMI: il G20 deve tassare le sue industrie

Serve un prezzo del carbonio targato G20 per centrare Parigi

Il FMI suggerisce di adottare un prezzo di 75 dollari a tonnellata di CO2 entro il 2030 per accelerare la transizione dei paesi più industrializzati, responsabili del 75% delle emissioni globali

Prezzo del carbonio, il FMI: il G20 deve tassare le sue industrie
Foto di Emphyrio da Pixabay

Si scalda il dibattito sul prezzo del carbonio in vista delle riunioni del G20 delle prossime settimane

(Rinnovabili.it) – Per mantenere l’accordo di Parigi a portata di mano, bisogna trovare un’intesa sul prezzo del carbonio. Non a livello globale: sarebbe sufficiente che fosse adottato dalle prime 20 economie mondiali. E che si stabilizzasse attorno a una soglia di circa 75 $ a tonnellata di CO2. Lo sostiene il Fondo Monetario Internazionale (FMI) in un rapporto pubblicato venerdì.

Secondo gli analisti dell’organizzazione di Bretton Woods, se i paesi del G20 adottassero un prezzo del carbonio di base (carbon floor price) di 75 dollari entro il 2030, questa decisione sosterrebbe una transizione energetica al passo con le esigenze che derivano dall’accordo di Parigi. Infatti, secondo l’FMI, una soglia posta a questo livello e condivisa da tutti questi paesi sarebbe il modo più rapido per tendere verso l’orizzonte delle emissioni zero.

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“Per aiutare a salvare il pianeta dobbiamo lavorare insieme per evitare che una crisi climatica si trasformi in una catastrofe”, ha dichiarato Kristalina Georgieva, numero 1 del FMI. Un robusto prezzo del carbonio può svolgere un ruolo estremamente importante, e ancora di più quando è il prodotto di un accordo internazionale. Consideriamo un prezzo minimo internazionale del carbonio come un’opzione praticabile per raggiungere un tale accordo e continueremo il nostro lavoro su di esso”.

Con questo documento, il Fondo Monetario Internazionale prova a scuotere i paesi più industrializzati in vista delle riunioni del G20 che si terranno nelle prossime settimane e della Cop26 di novembre. In questi mesi infatti entrerà nel vivo la discussione su un mercato del carbonio globale, obiettivo già accarezzato nei precedenti vertici sul clima.

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Quest’anno, il tema sarà particolarmente sentito per due ragioni: da un lato, la Cina ha da poco inaugurato il suo sistema ETS, che sopravanza era presto per dimensioni quello europeo; dall’altro lato, Bruxelles sta per presentare una proposta di tassa sul carbonio alla frontiera giustificata proprio dalla disparità fra le ambizioni climatiche dei Ventisette e di altri paesi partner commerciali.

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