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ETS UK: Londra non decide e attende la carbon border tax europea

Anche dopo la Brexit nessuna chiarezza sul possibile collegamento tra il mercato del carbonio inglese e quello europeo. Ma l’accordo di divorzio lega le politiche climatiche delle due sponde della Manica

ETS UK: Londra non decide e attende la carbon border tax europea
Credits: Pexels da Pixabay

Il lancio dell’ETS UK dovrebbe avvenire entro giugno

(Rinnovabili.it) – Il divorzio tra Londra e Bruxelles si è consumato la notte di san Silvestro, ma la Brexit non ha portato molta chiarezza sul futuro dell’ETS UK. La Gran Bretagna sta preparando un suo mercato dei crediti di carbonio, che dovrebbe vedere ufficialmente la luce entro giugno. Ma come sarà fatto è ancora tutto da decidere. E visto che non c’è stata una hard Brexit, alcuni vincoli sono contenuti nel voluminoso trattato commerciale bilaterale con cui, la vigilia di Natale, UE e UK hanno scritto la parola fine.

Il principale è “un forte principio di non regressione, anche sul prezzo del carbonio”. Così recita il testo dell’accordo. Ciò significa che nessuna delle 2 parti può ridurre i propri impegni rispetto al livello attuale. Principio rafforzato da altri elementi: “qualsiasi violazione di questo elemento essenziale da parte di una parte conferisce all’altra parte il diritto di rescindere o sospendere tutto o parte dell’accordo”.

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Se questa è la base, l’opzione che promette di creare meno problemi in futuro è il pieno coordinamento tra l’ETS UK e quello europeo. D’altronde, l’intenzione a Bruxelles è di collegare i due schemi. Aumenterebbe l’efficacia delle misure, aiuterebbe a far aumentare i prezzi dei permessi emissivi. E manterrebbe appaiate le due sponde della Manica, anche su uno strumento che può influenzare in modo profondo le dinamiche di competizione e le politiche industriali.

Tuttavia, il governo inglese resta ambiguo a proposito di collegare i due schemi. “Il Regno Unito in linea di principio è aperto a collegare l’ETS UK a livello internazionale e stiamo valutando una serie di opzioni, ma non è stata ancora presa alcuna decisione sui nostri partner di collegamento preferiti”, si legge nel Libro bianco sull’energia di Londra, pubblicato lo scorso dicembre.

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Al momento, la versione preliminare dell’ETS UK sembra la fotocopia di quello europeo. Copre, in particolare, gli stessi settori: energia, riscaldamento, industria pesante e aviazione. Ma resta aperta la possibilità che Londra – al pari di Bruxelles – introduca anche una carbon border tax. Questo cambierebbe le carte in tavola e costringerebbe le 2 parti a trovare una quadra.

Operazione non così agevole visto che gli obiettivi climatici sono differenti, con Londra che ha di recente alzato l’asticella dell’ambizione portando il taglio delle emissioni entro il 2030 al 68% contro il 55% europeo. E potrebbe imporre dazi maggiori alle merci europee in entrata.