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Parte l’ETS cinese, copre il 15% delle emissioni globali

Il sistema di scambio dei crediti di carbonio è in preparazione da 10 anni. Non prevede un tetto massimo alle emissioni ma un meccanismo annuale che garantisce flessibilità, indicizzato ai livelli produttivi. Per il momento copre solo il settore energetico

ETS cinese: via libera allo scambio di quote
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Oggi è previsto il via allo scambio di quote dell’ETS cinese

(Rinnovabili.it) – Parte ufficialmente oggi l’ETS cinese, il mercato dei crediti di carbonio più grande del mondo. Salvo ritardi o rinvii dell’ultim’ora, arriverà il via libera le contrattazioni sulle quote, dopo che Pechino ha dedicato gli ultimi mesi a rifinire i dettagli della struttura del sistema. Il percorso è iniziato 10 anni fa con dei pilot su scala ridotta e, dopo annunci contraddittori e rinvii da parte del governo, ha infine accelerato dal 2020. A febbraio di quest’anno l’avvio ufficiale del mercato su scala nazionale, ma senza scambio di quote. È quindi solo da oggi che la Cina accende il motore del suo Emission Trading Scheme a tutti gli effetti.

Nel 2021 l’ETS cinese coprirà soltanto il settore energetico. Ma anche su questa scala ridotta diventa il più grande mercato di crediti di carbonio esistente, togliendo il primato a quello europeo. Nel complesso, pur in questa versione minima, il sistema cinese copre qualcosa come il 15% delle emissioni di CO2 globali. Che corrispondono più o meno al 40% delle emissioni della Cina.

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L’ETS cinese sarà però piuttosto diverso dal suo omologo europeo. La differenza più evidente è l’assenza di un tetto massimo alle emissioni. Non è quindi un sistema cap-and-trade propriamente detto. Per come è strutturato, l’ETS cinese ha invece un limite flessibile per le emissioni, che può aumentare o diminuire di anno in anno. A decidere queste fluttuazioni saranno i livelli di produzione dei siti industriali coperti dal sistema.

Ogni impianto riceve un certo ammontare di permessi iniziali. La quantità è indicizzata sia al livello di produzione del sito, che sia generazione elettrica o calore, e al corrispondente valore di riferimento per l’intensità di carbonio. In questo modo, Pechino spera di incentivare gli impianti a produrre in modo più efficiente. E in questo modo a far calare le emissioni pur senza imporre un tetto massimo.

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Come funziona lo scambio? “Per ora, i siti regolati dall’ETS cinese riceveranno gratuitamente permessi pari alla loro quota verificata”, spiega Carbon Brief. “I siti possono quindi acquistare o vendere permessi nell’ETS, nonché acquistare certificati China Certified Emissions Reduction (CCER) in un mercato gratuito per compensare le proprie emissioni”.

Quando finisce il ciclo, i siti coperti dall’ETS sono tenuti per legge a cedere un numero di permessi pari alle loro “emissioni verificate” per dimostrare la conformità all’ETS. “Ciò significa che misurare, riportare e verificare le emissioni è fondamentale” per assicurare il funzionamento del sistema, conclude Carbon Brief.