L'analisi delle migliori 100 utility italiane di Althesys. “Possono giocare un ruolo cruciale nel rilancio dell’Italia”. Sono le aziende che si occupano dei servizi pubblici, e si ritrovano per il 51,6% dell'elettricità prodotta, il 57,4% del gas venduto, il 61,8% dell'acqua distribuita, il 36,7% dei rifiuti urbani raccolti e gestiti
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Le migliori 100 utility italiane fanno registrare un fatturato complessivo di 102 miliardi, con una lieve tra il 2019 e il 2018 dello 0,6%, pari al 6% del Pil italiano; e impiegano più di 153mila addetti. E’ quello che emerge dal rapporto ‘Top Utility – Le performance delle utility italiane. Analisi delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti’, presentato dal ceo di Althesys, il bocconiano, Alessandro Marangoni, secondo cui “le utility possono giocare un ruolo cruciale nel rilancio dell’Italia”. Nelle prime 100 utility del Paese, parliamo delle aziende che si occupano dei servizi pubblici, si ritrovano il 51,6% dell’elettricità prodotta, il 57,4% del gas venduto, il 61,8% dell’acqua distribuita, il 36,7% dei rifiuti urbani raccolti e gestiti.
Il vincitore assoluto è stato il Gruppo Iren, tra i candidati c’erano anche A2a, Acque spa, Gruppo Cap, MM. Prima per la sostenibilità è la pesarese Marche multiservizi; per la comunicazione la modenese Aimag; per la ricerca e l’innovazione il Gruppo Cap; nella categoria consumatori e territorio il riconoscimento è andato alla toscana Acque spa; per le performance operative la trevigiana Contarina; per la categoria diversity ha vinto il Gruppo Hera; e per la categoria Sud la campana Gori del Gruppo Acea.
“Investimenti, sostenibilità e resilienza – commenta la presidente di Utilitalia (la Federazione che riunisce le imprese di acqua, ambiente e energia) Michaela Castelli – sono i tre assi portanti sui quali si sta muovendo il mondo delle utilities. Lo studio evidenzia come quanto più le imprese sono qualificate e orientate a un approccio industriale, tanto più crescono gli standard di qualità dei servizi offerti ai cittadini. Grazie a un importante piano di investimenti su cui le nostre aziende si sono già impegnate e con l’auspicabile sostegno del Recovery fund, il contributo delle utility alla ripresa del Paese in chiave sostenibile può diventare decisivo”.
Dal rapporto emerge che le utility italiane negli anni scorsi hanno investito nella giusta direzione: buona parte dei 7,2 miliardi impegnati nel 2019 (più 10% rispetto all’anno precedente) hanno già predisposto gli strumenti per resistere meglio a fenomeni di dimensione plananetaria, come i cambiamenti climatici, la crisi sanitaria, i rischi digitali di sistema; hanno investito sulla resilienza, un elemento che oggi è centrale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Le performance economico-finanziarie dal punto di vista dei ricavi sono state “contraddistinte dal calo dei prezzi sui mercati energetici, e nascondono realtà diverse tra i settori”: meno 3,6% nel settore elettrico, più 6,3% nel settore idrico, più 10% per le multiutility, più 12,3% nel settore del gas, più 3,3% nel settore dei rifiuti. Crescono gli investimenti nel 2019, del 10% rispetto al 2018, per un totale di 7,23 miliardi, pari allo 0,4% del Pil e al 2,2% degli investimenti complessivi fatti nel Paese. Mentre su ricerca e innovazione è presente il 95% delle utility, con 170 progetti innovativi in corso o conclusi nel 2019, e 55 brevetti.
Sul fronte della sostenibilità, il 53% delle utility pubblica il rapporto di sostenibilità. In queso settore le utility sono sempre più attente ai rischi posti dal clima. Il 73% delle società analizzate dichiara che il budget dedicato alla resilienza aumenterà nei prossimi anni, mentre per il 23% rimarrà stabile. I principali fattori di rischio riconducibili ai cambiamenti climatici sono soprattutto le precipitazioni intense (15,19%), le alluvioni (13,92%) e i temporali (12,02%), seguiti da siccità (11,39%), ondate di calore (7,59%) e frane (6,69%). La resilienza è stata inserita nei piani di sviluppo dalla totalità delle società elettriche (il 57% delle quali ha segnalato un aumento della frequenza dei fenomeni ad alto rischio) e dal 71% delle altre. Progetti finalizzati ad incrementare la resilienza sono operativi per il 21,4% delle migliori 100 aziende, in corso di realizzazione per il 33,3% e programmati per il 28,6%.
Quanto alla presenza femminile il rapporto stima il 24% di addette e il 36% di donne nei cda. Diversità e inclusione stanno poi diventando sempre più rilevanti anche per le imprese di servizi. Il 17% delle aziende ha promosso politiche su questi temi e il 23% ha preso un impegno pubblico anche per rispettare gli obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.