Sono pochissimi gli istituti di credito che hanno messo in piedi procedure quasi complete per valutare il rischio climatico sui loro asset. La maggior parte prevede un impatto materiale già tra 3-5 anni
A 1 anno dalla pubblicazione delle linee guida della Bce sul rischio climatico
(Rinnovabili.it) – Nessuna banca europea ha strategie climatiche allineate con gli obiettivi di Parigi. Un portafoglio complessivo di 24mila miliardi di euro è ancora esposto al rischio climatico, senza che ci siano misure di mitigazione adeguate. Misure necessarie come non mai, visto che tutti gli istituti di credito che hanno fatto una valutazione si aspettano che il cambiamento climatico abbia un impatto materiale sui loro profili di rischio già da qui a 5 anni.
Lo scrive la Banca centrale europea (Bce) nel rapporto The state of climate and environmental risk management in the banking sector pubblicato oggi. L’istituzione di Francoforte fa il punto della situazione a un anno da quando ha diramato le sue linee guida con cui le banche possono integrare il rischio climatico nelle loro strategie di medio e lungo periodo.
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Una buona notizia però c’è: tutte le banche hanno iniziato un percorso di adeguamento, anche se a passo di lumaca. Il problema potrebbe proprio essere il tempo. L’impatto del climate change sul credito, sui modelli operativi e di gestione del business può farsi sentire già nel 2024. E di tutti gli istituti che ritengono che subiranno soltanto un impatto immateriale, “nessuno di loro ha una valutazione di materialità appropriata: o non sono abbastanza completi nella loro valutazione del rischio o non hanno nemmeno tentato di analizzare gli impatti del rischio climatico sul loro business”. È il commento di Frank Elderson, membro del board della Bce.
Cosa manca per rimettersi in carregiata? Il rapporto della Bce sottolinea diversi punti. Su tutti, mancano delle procedure adeguate per la valutazione del rischio climatico. In pratica, è come se in questo momento le banche europee fossero pienamente consapevoli (o quasi) di cosa le aspetta, ma ancora quasi del tutto cieche ai rischi futuri. Nella maggior parte dei casi, gli assessment sono ancora condotti senza appoggiarsi a indicatori adeguati, o addirittura non c’è neppure lo sforzo di raccolta di quei dati che sarebbero necessari per compilare una valutazione affidabile e concreta. Mancanze di cui le banche sono consapevoli, visto che il 90% dei 112 istituti monitorati afferma di essere riuscita a valutare il rischio climatico solo in modo parziale.
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