Annunciato con la legge di Bilancio 2022, raddoppierà il contributo italiano alla finanza per il clima. L’inviato per il clima Alessandro Modiano: “I decreti attuativi sono alla Corte dei Conti, contiamo di cominciare a utilizzarlo nelle prossime settimane”
Ma l’Italia resta lontana dalla sua “giusta quota” di 4,8 mld euro l’anno
(Rinnovabili.it) – Il 7 novembre, la delegazione italiana alla COP27 di Sharm el-Sheikh presenterà ufficialmente i nuovi impegni sulla finanza climatica. Vedrà così la luce il Fondo italiano per il clima, già previsto nella legge di Bilancio 2022 per onorare la promessa fatta durante il summit di Glasgow di raddoppiare i contributo tricolore. Finora, Roma ha sborsato 460 milioni di euro l’anno. Diventeranno 840 milioni l’anno, per 5 anni (2022-2026). Lo ha confermato l’inviato speciale per il clima Alessandro Modiano parlando a un webinar organizzato dal think tank ECCØ.
Cosa prevede il Fondo italiano per il clima?
“L’anno scorso alla Cop26 di Glasgow l’Italia ha deciso questo Fondo per il clima”, ha spiegato Modiano. “E’ il nostro contributo al fondo da 100 miliardi all’anno per aiutare i paesi in via di sviluppo a decarbonizzare previsto nell’Accordo di Parigi. I decreti attuativi sono alla Corte dei Conti, contiamo di cominciare a utilizzarlo nelle prossime settimane”. Di questi, la quota maggiore (800 milioni) sono prestiti agevolati a condizioni concessionali, mentre solo 40 milioni l’anno sono contributi a fondo perduto.
Saranno utilizzati per sostenere le politiche climatiche dei paesi in via di sviluppo finanziando “interventi a favore di soggetti privati e pubblici, volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell’ambito degli accordi internazionali sul clima e tutela ambientale ai quali l’Italia ha aderito”, specifica la legge di Bilancio 2022. A gestire il Fondo italiano per il clima sarà CDP, che potrà erogare finanziamenti diretti e indiretti, co-finanziare interventi insieme ad organizzazioni internazionali, e assumere capitale di rischio senza l’acquisizione diretta di quote azionarie. Nulla viene detto, per il momento, sulla suddivisione dei fondi tra misure di adattamento e misure di mitigazione del cambiamento climatico.
Fair share?
Nonostante il raddoppio della finanza per il clima garantita per i prossimi anni, l’Italia resta ancora lontana dalla giusta quota con cui dovrebbe contribuire considerando le sue emissioni storiche, vale a dire quelle cumulate dall’inizio dell’epoca industriale ad oggi. Secondo i calcoli del think tank ODI, che si basano su più fattori tra cui, appunto, le emissioni storiche, ma anche PIL e popolazione, la giusta quota di finanza climatica per Roma è di 4,7 miliardi di dollari l’anno (circa 4,8 mld di euro), ma finora il contributo è stato 10 volte più basso.
E in ogni caso, anche impegnando 840 milioni l’anno, l’Italia è lontana anche dalla performance di altri grandi paesi europei. “A livello teorico, per l’Italia eguagliare gli impegni di Regno Unito e Germania (aggiustati per il PIL) significherebbe impegnare 1,8 miliardi di euro e 2,1 miliardi di euro l’anno rispettivamente”, calcolava l’anno scorso ECCØ.