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Ecco le banche che calpestano la finanza sostenibile

Dall’accordo di Parigi a oggi i 60 maggiori istituti bancari del mondo hanno continuato a scommettere sulle fossili a suon di miliardi. Il calo nel 2020 e il timore di un rimbalzo. Promossa (più o meno) Unicredit

Finanza sostenibile: le 60 banche più grandi investono 4.000 mld nelle fossili
Foto di Kanenori da Pixabay

La finanza sostenibile sepolta sotto 3.800 mld di dollari di investimenti in soli 5 anni

(Rinnovabili.it) – Le 60 banche più grandi al mondo hanno investito almeno 3.800 miliardi di dollari in carbone, petrolio e gas dal 2015, l’anno in cui è stato firmato l’accordo sul clima di Parigi. Gli istituti bancari non fanno la loro parte nel plasmare una finanza sostenibile. E la pandemia, con il crollo verticale dei consumi energetici globali, non ha fatto loro cambiare idea. Tanto che nel 2020 il trend di investimenti nelle fossili, anche se segna un -9%, supera ancora i volumi registrati nel 2016 e nel 2017.

Una fotografia “scioccante”, la definiscono gli autori del rapporto ‘Banking on Climate Chaos’, pubblicato oggi da una coalizione di gruppi ecologisti tra cui Rainforest Action Network, Banktrack, Indigenous Environmental Network, Sierra Club e Reclaim France.

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Nella lista nera finiscono JPMorgan Chase, che rimane il peggior istituto bancario al mondo per gli investimenti nei combustibili fossili negli ultimi 5 anni, anche se i suoi finanziamenti sono diminuiti in modo significativo nel 2020. Segue poi Citi, quindi Wells Fargo, Bank of America, RBC e MUFG. In Europa maglia nera a Barclays mentre Bank of China è la banca peggiore in Cina.

Un applauso, anzi mezzo, va invece a Unicredit. L’istituto infatti è il migliore al mondo per la policy di disinvestimento dalle fossili. Ma gli autori del rapporto sottolineano che questo non significa che sia un’eccellenza assoluta nel campo della finanza sostenibile. Infatti ha raccolto soltanto la metà dei punti disponibili nel sistema di valutazione usato dalle ong per questo rapporto. Segno che ci sono ancora margini di miglioramento molto ampi.

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Nonostante il significativo calo tra 2019 e 2020, si legge nel dossier, “il trend complessivo degli ultimi cinque anni va decisamente nella direzione sbagliata”. Per gli autori “dobbiamo andare avanti in un mondo in cui, anche senza una pandemia, la produzione di combustibili fossili diminuisce quasi rapidamente ogni anno per il prossimo decennio come nel 2020, ma questa volta in modo gestito”. La priorità è evitare il rimbalzo nel 2021, perciò “le banche devono stabilire politiche che bloccano il calo dei finanziamenti ai combustibili fossili del 2020, affinché non tornino alla normalità” quest’anno.