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Basta investimenti in energia dalla Russia, anche la finanza boicotterà Mosca?

Una coalizione di 75 ong ambientaliste chiede ai 100 maggiori operatori finanziari al mondo di dismettere gli asset legati all’oil&gas russo per chiudere i rubinetti che alimentano la guerra di Putin

Energia dalla Russia: la finanza internazionale “non può restare neutrale”
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L’export di prodotti energetici vale il 36% del budget russo

(Rinnovabili.it) – L’export russo di carbone, petrolio e gas nutre la guerra di Putin in Ucraina. E la finanza internazionale non può più far finta di nulla. Basta energia dalla Russia, basta investire nelle compagnie energetiche del paese: è arrivato il momento di dismettere questi asset, come hanno iniziato a fare alla spicciolata alcuni grandi player energetici occidentali, inclusa Eni. È la richiesta avanzata oggi da una coalizione di 75 ong ambientaliste alle 100 istituzioni finanziarie più importanti al mondo.

Desmond Tutu ha giustamente detto che scegliere la neutralità di fronte all’ingiustizia equivale a scegliere la parte dell’oppressore”, scrivono le ong. “Voi sareste colpevoli di aver oltrepassato quella linea mantenendo il sostegno alle aziende che stanno aiutando ad alimentare direttamente la guerra della Russia in Ucraina”.

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Le vendite di petrolio e gas hanno rappresentato il 36% del bilancio della Russia l’anno scorso. Un flusso di denaro che ha permesso a Mosca di accumulare 470 miliardi di dollari in riserve estere. Riserve che, tolta la quota che è bloccata dai paesi occidentali tramite le sanzioni, è cruciale per tenere a galla il paese mentre l’isolamento internazionale della Russia cresce.

Le ong chiedono di seguire l’esempio di alcuni grandi player finanziari che hanno già detto basta all’energia dalla Russia, come il fondo sovrano norvegese (il più grande al mondo). E allegano alla lettera una lista di 42 compagnie russe, presenti nella Global Coal Exit List della ong Urgewald e nella Global Oil and Gas Exit List, e delle prime 20 aziende estere che operano nel paese. Una vera blacklist, da cui i soggetti finanziari dovrebbero svincolarsi al più presto.

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“Vi chiediamo di impegnarvi a non fornire più nuovi finanziamenti, investimenti, copertura assicurativa e altri servizi finanziari a queste aziende, e cedere le attività esistenti”, scrivono i firmatari, tra cui Sierra Club, Greenpeace, 350.org, Re:Common. “Vi invitiamo inoltre a sospendere immediatamente tutti i servizi finanziari per TotalEnergies, Fortum/Uniper, Wintershall DEA e altre compagnie non russe di combustibili fossili attive in Russia fino a quando questi gruppi non si saranno ritirati dalla loro operazioni come BP, Shell, Equinor e ExxonMobil si sono impegnate a fare”.