Rinnovabili

Vitruvio al tempo delle certificazioni

La qualità dell’architettura si misura a partire dalla bellezza, ma solo applicata alla funzionalità, alla durevolezza ed alle prestazioni. E’ quanto emerso dalla seconda parte dell’indagine condotta da Cresme e Federcostruzioni in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli architetti dedicata alla “La qualità edilizia in Italia. Definizioni,  percezione, criticità e vantaggi”, che dopo aver approfondito il tema della qualità intervistando un campione di 800 cittadini attraverso l’indagine svolta lo scorso ottobre, si è rivolta a 260 progettisti, per affrontare la questione dal punto di vista professionale.

Al pari di quanto emerso durante la prima indagine, la principale regola per un progetto di qualità risiede nelle sue caratteristiche prestazionali, ponendo la fruibilità e funzionalità degli spazi come requisito indispensabile. Sembrano rifarsi alla triade vitruviana di solidità, durevolezza e bellezza, i contemporanei fruitori dell’architettura: per il 23,5% dei progettisti intervistati in questa seconda fase dell’indagine, è l’estetica di una costruzione a determinarne la qualità, seguito da un 19,3% che ha riposto maggiore fiducia nella durevolezza e nella conformità alle richieste, ai requisiti, alle aspettative (18,5% delle risposte).

Certificazioni galeotte

Il tema della certificazione è affrontato molto seriamente dalla maggior parte degli intervistati evidenziando però gravi carenze nell’attuale bagaglio normativo italiano. Per quasi il 45% degli intervistati la certificazione energetica per essere efficace dovrebbe essere condotta sempre da un ente terzo, in grado di valutare sia i processi produttivi che hanno portato alla realizzazione dell’opera, sia i singoli prodotti che la compongono, effettuando una vera e propria“certificazione prestazionale” che sottoponga l’edificio ad un’analisi a 360 gradi.

Le certificazioni più importanti secondo i progettisti sono legate alla sicurezza strutturale, seguita dall‘efficienza energetica degli impianti, senza comunque trascurare l’importanza del valore qualitativo di infissi e finiture.

Il grave problema rilevato nella normativa nazionale è la mancanza di trasparenza nella valutazione delle strutture, dove purtroppo non sempre permane una corrispondenza tra le prestazioni effettive e la valutazione. Per questo motivo numerosi progettisti affiancati da diverse associazioni del settore tra le quali l’Ance, Federcostruzioni e Cresme, stanno investendo tempo ed energie per potenziare gli aspetti che riguardano l’efficienza energetica, la qualità ambientale e la tutela dei lavoratori, trasformando il sistema delle certificazioni in un’opportunità professionale, se non addirittura di ripresa per il settore.

”L’indagine – dichiara Paolo Buzzetti, Presidente di Federcostruzioni – conferma come uno dei grandi problemi del nostro Paese sia quello della certezza della qualità e degli strumenti esistenti per valutarla e certificarla. Come era già emerso nella prima indagine presentata ad ottobre, sia le famiglie che i professionisti ritengono lo strumento essenziale per dare trasparenza e qualificare il mercato. Il problema sta nella professionalità e nella corrispondenza tra prestazioni e valutazione. Un nodo che Federcostruzioni ritiene vada sciolto rapidamente. A questo fine stiamo siglando un protocollo di intesa con il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici destinato proprio a garantire una certificazione “reale” evitando fenomeni come il “green washing” che penalizza le imprese serie e dequalifica il mercato”.

Per la maggior parte degli intervistati la riduzione dei consumi non sembra essere un elemento sufficiente per migliorare le qualità del costruito, bisogna invece rivolge

Secondo il presidente di Federcostruzioni, Paolo Buzzetti, il primo passo da compiere è la consolidazione dell’intesa tra progettisti e costruttori, per indirizzare le forze a favore degli interventi di recupero dell’esistente e di riqualificazione della città.

Qualità e crisi economica

Parlando di crisi economica, la visione dei progettisti intervistati assume diverse sfaccettature: se per quasi la metà degli intervistati il problema finanziarti non ha influenzato direttamente sulla qualità del costruito, la restante percentuale sembra spezzarsi a metà tra coloro che hanno riscontrato una maggiore richiesta di qualità (dovuta all’ulteriore controllo sulle risorse spese) e coloro che hanno visto prevalere l’economicità di un prodotto se non addirittura la rinuncia ad esso a causa del vincolo di bilancio.

Rimane comunque molto forte la convinzione già testimoniata dalle famiglie intervistate durante la prima indagine, che la certificazione possa essere un’importante (se non la sola) strada da percorrere, per rilanciare il mercato, aumentare i posti di lavoro e migliorare la qualità della vita modificando la qualità del costruito.

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