La corretta gestione del verde urbano aiuta a contrastare i cambiamenti climatici, tutelare la salute dei cittadini e migliorare la qualità della vita. Il progetto “Bosco vivo e foreste urbane” di Coldiretti e Federforeste propone di piantare in Italia 50 milioni di alberi nei prossimi cinque anni
(Rinnovabili.it) -Nel corso dell’incontro “Il vivaismo italiano post Covid-19” Coldiretti ha presentato un’analisi della situazione in base ai dati diffusi dall’Istat, che per l’Italia non sono troppo confortanti: ogni abitante dispone in città di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano. Proprio gli spazi verdi hanno una parte rilevante nella mitigazione del clima e nel combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi: nelle città, infatti, lo smog è amplificato dall’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi.
Il verde nei centri urbani
La situazione peggiora sensibilmente nei grandi centri urbani, dove è minore lo spazio verde disponibile e quindi minore il suo effetto di controbilanciare gli effetti negativi del cambiamento climatico. L’analisi di Coldiretti ha preso ad esempio alcune città: a Messina sono disponibili appena 15,2 metri quadrati di verde per abitante, a Roma 17,1, a Milano 17,8, a Firenze 2,2. Venezia stacca le altre città con 42,4 metri quadrati per abitante, ma in compenso Bari indossa la maglia nera con appena 9,2 metri quadrati. La presenza degli alberi influisce sulle temperature urbane? La risposta è affermativa: le piante sono una barriera anti afa, un parco di grandi dimensioni può abbassare il livello di calore da 1 a 3 gradi rispetto a zone del centro o dove non ci sono piante o ombreggiature verdi. Il caldo urbano ha un impatto sulla salute umana? Risposta affermativa anche in questo caso: il caldo è considerato la calamità meteorologica più letale al mondo, al punto che le ondate di calore sono responsabili di circa 12.000 decessi ogni anno.
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Per il 47% degli italiani che hanno risposto all’indagine Coldiretti/Ixè, l’inquinamento è la prima emergenza ambientale. Poiché le piante hanno un ruolo fondamentale nel combattere l’inquinamento, lo sviluppo delle città andrebbe ripensato per favorire la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori creando delle vere e proprie oasi mangia smog. Una pianta adulta può catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno. Tra le piante più indicate, precisa Coldiretti, ci sono acero riccio, betulla, cerro, ginkgo biloba, tiglio, bagolaro, olmo campestre, frassino comune e ontano nero: 12 piante di acero riccio, ad esempio, assorbono l’equivalente della CO2 emessa da un’auto di media cilindrata che percorre 10.000 km/anno.
I criteri per scegliere gli alberi
Oltre alla capacità di assorbire lo smog, molti sono i criteri che devono guidare nella scelta delle piante per il verde urbano: dalla dimensione che raggiungerà l’albero adulto al tipo di apparato radicale, dal polline più o meno fastidioso per la popolazione alla facilità di gestione e alla resistenza agli inquinanti. Come spiega Coldiretti, una pianta nuova in fase di crescita è molto più efficiente nel contrastare lo smog e nell’assorbire gli inquinanti e ha una maggiore resistenza rispetto a un albero vecchio e deteriorato dall’incuria e dalla mancata gestione, che ne mette a rischio la stabilità e quindi la sicurezza delle persone.
Coldiretti e Federforeste hanno presentato per il Recovery Plan il progetto “Bosco vivo e foreste urbane” che propone di piantare in Italia 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali.
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L’obiettivo del progetto è gestire il patrimonio forestale in maniera sostenibile per contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 favorendo lo stoccaggio del carbonio da parte delle superfici forestali e delle foreste urbane. Un prezioso contributo per contrastare i cambiamenti climatici, tutelare la salute dei cittadini e migliorare la qualità della vita.