Una foresta di grattacieli Urban Sequoia, che producono biomassa, costruiti con biomateriali, alimentati da micro-alghe per trasformare il carbonio in aria pulita
Dopo 60 anni il prototipo di Urban Sequoia assorbirebbe il 400% in più di carbonio rispetto a quello emesso
(Rinnovabili.it) – La COP26 si è conclusa e ha lasciato dietro di sé più o meno soddisfazione, dal punto di vista architettonico uno dei lasciti più interessanti è Urban Sequoia.
Si tratta di un grattacielo pensato da SOM, Skidmore Owings & Merrill, capace di catturare la CO2 purificando l’aria e rigenerando l’ambiente.
E se il settore delle costruzioni fosse una soluzione alla crisi climatica piuttosto che una parte del problema? Si legge nel comunicato che accompagna la presentazione del progetto di Urban Sequoia in occasione della Conferenza sul Clima.
Effettivamente il ruolo degli edifici nel cambiamento climatico è tutt’altro che marginale, perchè dunque non invertire il peso e trasformarlo in un elemento positivo.
Una foresta di grattacieli cattura carbonio
Urban Sequoia immagina di trasformare le città in “foreste” di grattacieli che sequestrano carbonio e producono biomateriali. Un cambio di passo significativo che cerca di rispondere sia al problema dell’inquinamento che a quello della popolazione dato che si stima che entro il 2060 saranno necessari altri 230 mld di metri quadri di nuovo parco edilizio.
La strategia dei grattacieli cattura CO2 la spiega direttamente Chris Cooper, SOM Partner: “Stiamo evolvendo rapidamente oltre l’idea di essere carbon neutral. È passato il tempo di parlare di neutralità. La nostra proposta per Urban Sequoia – e in definitiva intere “foreste” di Sequoie – rende gli edifici, e quindi le nostre città, parte della soluzione progettandoli per sequestrare il carbonio, cambiando efficacemente il corso del cambiamento climatico”.
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“Abbiamo sviluppato la nostra idea in modo che potesse essere applicata e adattata per soddisfare le esigenze di qualsiasi città del mondo, con il potenziale di impatto positivo a qualsiasi scala di costruzione”.
Natura e tecnologie unite per un solo scopo
Secondo le stime Urban Sequoia è un grattacielo medio in grado di catturare fino a 1.000 tonnellate di carbonio l’anno, equivalenti a 48.500 alberi. Il design incorpora soluzioni e materiali naturali a basse emissioni, come il bio-mattone, il cemento di canapa, il legno e il biocrete. Si tratta di strategie che riducono almeno del 50% l’impatto delle costruzioni rispetto al tradizionale cemento o acciaio. Un approccio progressivo potrebbe potare ad una riduzione delle emissioni fino al 95%.
Dopo 60 anni il prototipo assorbirebbe fino al 400% in più di carbonio rispetto a quanto avrebbe potuto emettere durante la sua costruzione.
Alle soluzioni innovative ingegneristiche si potrebbero aggiungere le strategie bio tecnologiche, come l’impiego di micro alghe nella facciata, piuttosto che la produzione di biomassa per alimentare il sistema di riscaldamento e le automobili.
Da Infrastrutture grige a verdi parchi urbani
Su scala più ampia, una serie di Urban Sequoia creerebbero già un ambiente urbano più vivibile. Se poi le vecchie infrastrutture grigie fossero convertite in parchi orizzontali con collegamenti dotati di verde pensile e sistemi per il drenaggio dell’acqua piovana, si arriverebbe a sequestrare fino a 120 tonnellate di CO2 per kmq.
“Se Urban Sequoia diventasse la base per i nuovi edifici, potremmo riallineare il nostro settore per diventare la forza trainante nella lotta contro il cambiamento climatico“, ha affermato Mina Hasman, Senior Associate Principal. “Immaginiamo un futuro in cui la prima Urban Sequoia ispirerà l’architettura di un intero quartiere, alimentando l’ecosistema cittadino per catturare e riutilizzare il carbonio da utilizzare localmente con il surplus distribuito più ampiamente”.
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Se ogni città del mondo costruisse Urban Sequoia, l’ambiente costruito potrebbe rimuovere fino a 1,6 miliardi di tonnellate di carbonio dall’atmosfera ogni anno.