Il report fotografico di Timon Koch mostra il proliferare della natura attorno al ristorante sottomarino Under
(Rinnovabili.it) – Quando tre anni fa il team di Snøhetta ha ultimato la costruzione del primo ristornate sottomarino d’Europa, Under, il desiderio era proprio quello di fondersi con la natura.
Obiettivo raggiunto, come dimostrano una serie di foto di Timon Koch rese pubbliche dagli stessi progettisti.
Il ristorante sottomarino della Norvegia è ora completamente “abbracciato dalla natura”. Il tetto in cemento poroso è diventato una scogliera artificiale che accoglie patelle, alghe ed altri molluschi marini. La ricca biodiversità marina del luogo ha tratto beneficio da un’opera umana.
Il progetto di Under è stato condotto un collaborazione con un team di biologi marini, e dopo il processo costruttivo iniziale, il sito è stato arricchito da una serie di pietre per il fondale marino. Questa aggiunta progressiva ha facilitato la proliferazione di ulteriori organismi, come le cozze, diventate parte integrante del fondale.
Uno scorcio dell’oceano, sott’acqua
Non ci si può certo lamentare della freschezza del cibo servito nel ristorante, dato che lo chef preleva i suoi ingredienti direttamente dal tetto. In ogni caso la cucina segue un rigido schema di approvvigionamento, scegliendo anche ingredienti normalmente non utilizzati nei ristoranti, ma ugualmente di qualità.
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Lo scopo di Under è anche quello di offrire ai visitatori uno scorcio insolito del mare. Costruito a Lindesnes, dove l’acqua meno salata del Mar Baltico incontra l’Oceano Atlantico molto salato, la posizione è ideale per un contesto biologico marino unico nel suo genere. Qui si crea un accumulo di specie sia abituate a vivere in acque parzialmente salmastre sia abituate all’acqua salata del mare. Creando un picco di biodiversità incredibile.
“Negli ultimi anni, i biologi marini sono stati in grado di studiare da vicino la vita sottomarina e il comportamento dei pesci senza disturbare, portando a intuizioni uniche e persino alla riscoperta di specie ritenute obsolete”, conclude Snøhetta.
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